Chi ti ha insegnato questa brutta propaganda?
Ride verde chi ride ultimo – L’UE al voto cascherà nella trappola del “pragmatismo” ambientalista?
Quando ero piccolo non escludevo l’eventualità che avrei conquistato il mondo. Avevo un piano che partiva dall’Africa, passava dall’Asia, poi rientro in Europa in tempo per la merenda e infine Americhe. Sapevo sarei stato un sovrano assoluto illuminato, un messia illuminista, un dittatore elettricista, toh! Poi però invece del tecnico ho scelto lo scientifico tradizionale, e c’ho rinunciato. Con quel poco di latino che ricordo, posso puntare a farmi monaco.
Oggi che vado in terapia, riconosco che la democrazia ha un enorme vantaggio: anche quando si perde, non si perde per sempre. In democrazia abbiamo sempre la possibilità di rincuorarci se vincono gli altri, col fatto che i nostri possono fare opposizione e che tra qualche anno potrebbe toccare a loro. Stringi i denti e porti pazienza, in democrazia, col giusto tempo tutto è aggiustabile. Lo dice anche il mio meccanico, che però è tre mesi che aspetto mi ripari l’auto.
Il problema è che oggi il tempo scarseggia. In UE ci sono in gioco i prossimi 5 anni di transizione ecologica, quelli del decennio più cruciale, che ormai ha tempi strettissimi. Ma la parte politica che rischia di vincere è intenzionata a sprecarli. Quale parte politica? Quella che sta lì in fondo a destra.
“Ma qui c’è solo il bagno”
“Appunto!”
Se ascolti bene, lo sciacquone fa lo stesso rumore da mesi. Suona tipo “affrontare la crisi ecologica costa troppo tempo, soldi e sbatta, perciò non lo facciamo”. Lo chiamano neutralità tecnologica, ambientalismo senza ideologie, pragmatismo. Anche se è solo il nome d’arte, perché sulla carta di identità c’è scritto Nazionalismo Becero (ha preso il nome del nonno paterno, fervente ecofascista). Per avvalorarlo si inventano capri espiatori, tipo che:
le case green faranno sborsare decine di migliaia di euro a famiglia, anche a quelle che volevano le pareti bianche;
le proposte di rigenerazione della natura mettono in ginocchio gli agricoltori, e finisce che si sporcano i pantaloni di fango;
senza nucleare, l’abbandono dei combustibili fossili è utopia, soprattutto in autostrada;
da Bruxelles ci vogliono far mangiare la farina di grillo e io manco sapevo avessero messo il menù fisso;
il Green Deal ha finito tutta la carta igienica e non ha cambiato il rotolo.
In Italia, ma non solo, alcune forze ripetono le battaglie culturali su auto elettriche, pannelli solari, turbine eoliche e pompe di calore che hanno sentito dai compagni di classe inglesi e statunitensi, quelli bocciati due volte e che fumano nei bagni. Lo fanno però in modo grottesco, trashissimo, ridicolizzando l’ambientalismo a costo di ridicolizzarsi, come nella quarta stagione di LOL - Chi ride è fuori, e tentando di relegare l’ambiente a tema periferico. Come è successo alla comicità nella quarta stagione di LOL - Chi ride è fuori.
Il tempo è poco, è sempre meno. Come quello dato ai temi ambientali in questa campagna elettorale. Eppure l’8 e il 9 giugno sarà importante avere in mente le posizioni dei partiti su clima, energia, mobilità e ambiente. Di analisi in giro ce ne sono tante, a momenti le danno anche in Esselunga ogni 15 euro di spesa, e io mi sento di consigliarvi quelle dell’Italian Climate Network in collaborazione con Climalteranti e quella del think tank ECCO. Più che altro perché ho la loro tessera punti e sto puntando alla friggitrice ad aria.
Ricordiamoci però una cosa. Che tu sia di destra, di sinistra, di centro, di quanto è bella la periferia ma è collegata male, la realtà è una sola: senza un ambiente che funziona, la nostra società non funziona. Non funzionano le città, l’agricoltura, l’economia. Perciò quando staremo per votare, guardiamo quei candidati che sbraitano di euro-follie, di anti-rinnovabili, di neutralità tecnologica esattamente per quello che sono, ossia niente di diverso da un idraulico che tu chiami quando ti esplode un tubo in casa e lui risponde:
“Guardi signo’, bisogna essere pragmatici. Se esco ora che è sabato, le costerebbe troppo. Io francamente sono per le riparazioni non ideologiche. E poi è sicura che il tubo non sia sempre stato rotto? Comunque, lei non blocchi l’acqua finché non lo fa prima la famiglia cinese al piano di sopra. E magari, intanto, inizi ad investire nei pappagalli di quarta generazione.
…
Ah, per il pagamento, ovviamente, facciamo in nero.”
Lo vorreste mai, uno così?
Vi lascio con due riflessioni parecchio interessanti: una di Fabio Deotto sul ruolo che potrebbe avere la destra sulla questione ambientale e l’altra di Tommaso Perrone su come il Messico, oltre ai mariachi e a Speedy Gonzales, ci abbia regalato un’incredibile prova che la scienza climatica può prevalere in politica anche tra machismo e petrolio. Che siano di buon auspicio per questo weekend! Buon voto!
Questo era Ride verde chi ride ultimo!
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Alla prossima settimana!
Mattia