Lacrime di alligatore
Ride verde chi ride ultimo – Milton, le frecciatine del nuovo ministro Giuli e i problemi dell'AI
Sono un apocalittico difensivo. Anche se a inizio carriera giocavo come distopista di centrocampo.
Nell’onanistico discorso del nuovo Ministro della Cultura Alessandro “Infosfera-globale” Giuli, tutti ci hanno visto una supercazzola. Io, paranoico, ci ho visto una chiara frecciatina. È palese che con “l’apocalittismo difensivo che rimpiange un'immagine del mondo trascorsa impugnando un'ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro inteso come una minaccia” si riferiva a noi, a quelli che denunciano il problema ambientale e vogliono una trasformazione della società in armonia con la natura. La linea ideologica del governo Meloni, dei governi delle destre europee in generale, è del resto una copia del copione dei Repubblicani americani, e quelli se tu indichi la necessità di ripensare l’energia, le case, le città, la mobilità, prima ti danno dell’anti-progresso, del pazzo che vuole riportare il mondo all’età della pietra, del decrescione felicione, poi ti mordono pure il dito. Quando chiedi perché ti abbiano morso, negano di averlo fatto e danno la colpa agli immigrati.
Allora eccoci anche questo sabato nelle nostre passioni tristi. Notizie non bellissime dalla Florida, ma qualcosa di interessante si muove altrove. E poi una riflessione sull’AI. Let’s go!
📰 BREAKING le NEWS 🌍
1. L’uragano Milton colpisce la Florida due settimane dopo Helene
Era partito come una tempesta tropicale, poi in solo mezza giornata è passato da Categoria 1 a Categoria 5 della scala Saffir-Simpson. Un’intensificazione estremamente rapida, talmente eccezionale da portare alle lacrime il meteorologo veterano John Morales mentre lo annunciava sulla NBC - un uomo che in vita sua aveva pianto solo al funerale della moglie e quando hanno tolto Walker Texas Ranger dalla programmazione TV. Tra mercoledì notte e giovedì mattina (italiane), Milton è sbarcato a Sarasota, la contea poco sotto la Baia di Tampa, che nonostante il nome non ha assorbito molto. È atterrato come Categoria 3, meno degli oltre 250km/h che prometteva nel suo viaggio verso la Florida, ma comunque distruttivo come un cucciolo di golden retriever in un negozio di cristalli a forma d’osso. Ad oggi, oltre le quasi 3 milioni di abitazioni rimaste al buio e i miliardi di danni che si aggiungono al conto già aperto da Helene, si contano 16 vittime. Sarebbero state molte di più se le autorità non avessero ripetuto più e più volte che l’alternativa all’evacuazione sarebbe stata la morte, cosa che chi soffre di stitichezza sa fin troppo bene. Eppure, tra autostrade intasate, carburante esaurito alle pompe di benzina, prezzi dei biglietti aerei triplicati di botto (“se vuoi salvarti da un uragano ti conviene fare carriera, baby!”), un manipolo di influencer ha deciso di andare controcorrente e sfruttare l’occasione di fare contenuti live dall’uragano, nonostante i venti, le ondate di marea, i tornado e i fulmini. Evidentemente, l’unico tipo di tempesta che li spaventa è la shitstorm.
Perché Milton è arrivato così forte e così veloce, appena due settimane dopo Helene? È il contenuto di calore delle acque del Golfo (l’energia termica sulla superficie e all’interno dell’Oceano che, resa estremamente più elevata dal riscaldamento globale, super-alimenta gli uragani) o è pura mascolinità tossica da uragano alfa?
2. La Penisola Antartica sta diventando verde, ed è un problema
I dati satellitari mostrano un’accelerazione della diffusione di piante e muschi dove prima c’era il ghiaccio. Il verde è passato da coprire meno di 1 km quadrato nel 1986 a circa 12km2 nel 2021. Anche il verde con l’età si rilassa, soprattutto se non si tiene in allenamento. L’inverdimento (verdizzazione?) sta succedendo anche nella regione artica e nel mio freezer. Non è per niente una buona notizia: il rischio è che cambiamenti così repentini favoriscano l’arrivo di specie aliene invasive capaci di distruggere per sempre l’equilibrio di questi ecosistemi finora intatti e così fondamentali per la vita sul pianeta. Per quanto riguarda il mio freezer, mi scoccerebbe si prendessero i ceci surgelati che mi ha dato nonna.
3. La carne coltivata potrebbe arrivare sul mercato del Regno Unito entro pochi anni
A dare l’okay per la commercializzazione sarà la Food Standards Agency, che si occupa del controllo sulla sicurezza degli alimenti. Il governo ha stanziato 1,6 milioni di sterline per sviluppare un protocollo di verifica sicuro e basato sulla scienza. Non l'ha presa bene il nostro Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che vista la sua crociata contro la terribile carne sintetica ora dovrà assolutamente darsi una mossa per conquistare il nemico anglosassone (“la perfida Albione” direbbero i suoi amici) e salvarlo da se stesso.
4. Le popolazioni della fauna selvatica si sono ridotte in media del 73% negli ultimi 50 anni
È il gramo risultato dell’indagine biennale del WWF Living Planet Report, che però, come le barzellette, va saputo raccontare. Lo studio ha monitorato 34,836 popolazioni di animali tra mammiferi, uccelli, rettili e anfibi, pesci e concorrenti del Grande Fratello, dal 1970 a oggi. Poco meno di metà delle popolazioni ha vissuto in realtà una crescita, ma molto contenuta; tra queste i gorilla di montagna, i bisonti europei e i fan di Tony Effe. Poco più di metà delle popolazioni ha, invece, subito un declino enorme, talmente grande che facendo una mega media con i primi porta a quel -73%. Quindi? Quindi seppure un Noè moderno non potrebbe (ancora) accontentarsi di costruire una semplice gondola per salvare le specie rimaste, il report ci fa capire che siamo comunque lontanissimi dall’equilibrio con l'ecosistema da cui dipendiamo. Proteggere la biodiversità è importante tanto quanto ridurre le emissioni, perciò crescono le aspettative sulla COP16 sulla biodiversità, al via lunedì 21 a Cali, Colombia. Anche se gli organizzatori temono che di questo passo non si presenterà nessuno: defezione causa estinzione.
Eh sì, e poi?
Nei Paesi Bassi nasce la competizione Tegelwippen, la gara a chi toglie il cemento per far posto al verde (LifeGate). Ecco perché consumiamo così tanto suolo in Italia! Ci stiamo solo preparando ad ospitare i campionati del mondo.
Le piccole vespe parassita che aiutano a salvare dall’estinzione alcuni degli uccelli più rari al mondo (Kodami). Mangiando le cocciniglie, impediscono la diffusione della muffa che attacca la pianta da cui gli uccelli di Wilkins dipendono. I ricercatori adesso si chiedono: oltre a rimuovere la muffa, sapranno pure imbiancare?
SUDATA FREDDA
Crisi climatica, il mondo dello sci chiede aiuto ai meteorologi delle Nazioni Unite (LifeGate). Peccato preferiscano lo snowboard.
¡AI, que dolòr!
Il Nobel per la fisica di quest’anno è stato consegnato a Hopfield e Hinton, per il lavoro fatto sulle reti neurali sfruttate dall’intelligenza artificiale. Coerentemente, il discorso di ringraziamento è stato scritto con ChatGPT.
L'AI è la tecnologia che sta cambiando il mondo, un video fake alla volta. Su TikTok ce ne sono alcuni in cui enormi tsunami devastano le città costiere della Florida, come se le immagini reali degli uragani non fossero abbastanza forti. Tipo che la crisi climatica avesse bisogno di un disaster stylist: “Mmmmh, vedo l’acqua che invade le strade, Milton, ma non la sento, capisci? Non mi arrivi! Riproviamo dai. Questa volta con un tornado di fulmini e squali?”
L’AI promette di fare tantissimo. Elaborare moli enormi di dati. Aumatizzare task che prima richiedevano tantissimo tempo. Sbloccare la nostra creatività. Farci sentire meno soli, addirittura? Ultimamente quando interagisco con Siri o Alexa, mi sembra di essere a tanto così da uno scenario tipo Ex Machina o Her in cui gli umani arriveranno ad innamorarsi di partner virtuali.
“Siri, mi ami?”
“Non ho capito la domanda”
“Ho detto: Siri, tu mi ami?”
“Scusa devo andare un secondo al cloud. Ti rispondo quando torno online, ok?”
“Ecco, pure stasera niente sex machina...”
Tuttavia, l’AI è anche un serio problema ambientale. I data center in cui vive tutto ciò che è digitale (tranne il Tamagotchi di quando eri piccolo che... come dire... è stato uploadato nel data-paradiso) sono grossi capannoni in cui file e file di server ronzanti consumano enormi quantità di energia e ciucciano fiumi d’acqua per raffreddarsi. Tipo i 13enni d’estate su Twitch. Ogni richiesta fatta a un chatbot che usa l’intelligenza artificiale consuma dieci volte più che una normale ricerca sul browser, perfino quelle che fai nelle schede in incognito quando sei solo a casa. Con l’avvento di sempre più AI gratuite, l’extra consumo non fa altro che accumularsi. Ma determinare quante emissioni derivino da tutta questa nuova fame di energia è difficile, perché Google, OpenAI, Meta e le altre grandi compagnie dell’intelligenza artificiale non sono trasparenti. Sappiamo per certo che i loro consumi stanno aumentando e che stanno chiedendo alle amministrazioni pubbliche di ritardare la chiusura di centrali a carbone e gas vicino ai loro data center, o addirittura di riaprire vecchie centrali nucleari chiuse dopo incidenti che le hanno interessate per farne grosse tette energetiche cui attaccarsi. È che Copilot rifiuta ancora l’omogeneizzato.
In più l’AI sta offrendo armi nuove a chi diffonde disinformazione sul clima, soprattutto sui social, soprattutto su X di Elon Musk. Io ormai mi rifiuto di credere a qualsiasi cosa veda scritto sull’ex Twitter. A meno che a twittare non sia Stephen Hawking.
L’AI ci potrebbe salvare dalla crisi ecologica, se usata bene? Sicuramente ci può aiutare ad affrontarla. Dai monitoraggi immediati degli eventi estremi allo sviluppo di modelli climatici sempre più raffinati e complessi, dalla gestione smart delle reti elettriche e dell’irrigazione nei campi fino ai sistemi di riciclaggio moderni. Però l’impressione è che mentre l’AI ci dà modo di capire meglio il problema, contribuisce a renderlo insormontabile. E chi le guida non sembra porsi troppi scrupoli: recentemente Eric Schmidt, ex-CEO di Google e finanziariamente coinvolto nel mondo AI, ha detto che secondo lui “le ambizioni climatiche sono ormai irrealizzabili”, e allora “tanto vale dirottare tutti gli investimenti sullo sviluppo delle AI”. Effettivamente a cosa serve spendere soldi per creare un pianeta vivibile per noi esseri umani, quando le macchine ci avranno spodestato?
🍿 Un pop di clima qua?
Ken il guerriero. La storia è quella di Kenshiro, un muscolosissimo sopracciglione che va in giro per un pianeta Terra post-nucleare a far saltare teste a predoni energumeni che si comportano male. Fin qui ci siamo. Nel primo episodio, un vecchio redarguisce una bambina dicendole che “l’acqua non va sprecata” (gli umani ancora vivi faticano a trovarne di potabile). Nel secondo, Ken tenta di salvare un uomo la cui missione è portare un sacchetto di semi di riso alla sua comunità con la speranza di potere tornare a coltivarlo. L’uomo ricorda con disperazione quando era giovane e i torrenti pieni di pesci.
Kenshiro vive un mondo inabitabile non troppo distante da quello che i combustibili fossili ci stanno apparecchiando. Cosa impariamo? Che forse l’azione climatica avrebbe bisogno di un suo Kenshiro, qualcuno capace di fare esplodere, con semplici calci e cazzotti, oleodotti, petrolieri e le cattivissime Big dell’Oil&Gas. E se mandassimo Greta Thunberg a studiare arti marziali nella Divina Scuola di Hokuto? “Carbone, gas e petrolio: omae wa mou shindeiru!”
🙏 Ringrazio, in ritardo, Kevin che ha segnalato Lost per la puntata della scorsa puntata.
👉 E tu hai film, serie TV, romanzi, canzoni che fanno riferimenti gustosi a clima e ambiente? Segnalameli e li inserisco settimana prossima!
🐻 Miss Orso Ciccione
Non c’è più Miss Italia in TV, ma poco male. La competizione più hot del mondo ormai è la Fat Bear Week, una gara di cicciosità degli orsi del Katmai National Park, in Alaska. Nasce per celebrare gli sforzi degli orsi che si preparano al letargo. Nonostante vivano negli Stati Uniti d’America, infatti, mettere su grasso con cui superare l’inverno può essere difficile. Quindi l’orso ciccione è l’orso che ha successo, spiegano i naturalisti. E le nonne italiane sottoscrivono. A vincere la Fat Bear Week 2024 è stata l’orsa 128 “Grazer”, che ha battuto in finale 32 “Chunk”. Chunk quest’estate le aveva attaccato un cucciolo, poi morto per le ferite — una trama che più che Miss Italia, sembra Rocky III.
Ciao, io sono Mattia Iannantuoni e questa è la fine di Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale.
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Alla prossima settimana!
Mattia