Freddo pulito, caldo inquinato
Ride verde chi ride ultimo - Come possiamo riscaldare casa senza avvelenarci, poi una nuova era energetica e l'inizio della lotta per salvare la biodiversità
Buona domenica!
Ci ritroviamo con un po’ di ritardo questa settimana perché parecchio tempo extra mi è stato rubato, nei giorni scorsi, da eventi di lavoro, piattaforme streaming da disdire, momenti di fatica cosmica, Giove in Saturno e quelle cose lì.
Recuperiamo subito: ci sono le news, poi una riflessione su uno scaldabagno nuovo nuovo e due rubrichine carine carine!
📰 BREAKING le NEWS 🌍
1. Secondo la IEA stiamo entrando nella “Age of Electricity”
Che non è un’espansione di Age of Empires, il videogioco strategico in cui si fa evolvere la società partendo dall’età della pietra, ma il nome con cui il direttore dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Fatih Birol ha indicato il mondo in cui l’energia pulita sarà la nostra principale fonte di elettricità. È che lui giocava a The Sims.
La conferma che stia iniziando l’età dell’elettricità arriva dal più recente World energy outlook e dai suoi numeri: 2 triliardi di dollari (l’equivalente di 2.000.000 Gerry Scotti) sono investiti annualmente in progetti di energia pulita, il doppio di quanti ne stiamo mettendo su nuove forniture di fossili; 560 gigawatt (record!) di nuova capacità rinnovabile è stata messa in rete, purtroppo senza consenso esplicito; il 60% di questa capacità si deve alla Cina, quindi dai, onesti, l’avranno comprata su Temu.
2. Suolo, foreste, praterie e zone umide del pianeta non hanno assorbito CO2 nel 2023
Lo studio di un gruppo internazionale di ricercatori sembrerebbe darci questa terribile evidenza: nell’anno più caldo mai registrato (finora), questi serbatoi naturali di carbonio si sono presi una sorta di anno sabbatico. Al momento stanno facendo i volontari in un ostello alle Canarie. Speriamo solo non decidano di rimanerci, perché di loro abbiamo assoluto bisogno. Del loro progetto di podcast true crime amatoriale, assolutamente no.
3. Al via COP16 sulla biodiversità, ma l’80% dei Paesi non ha consegnato un piano d’azione
La Conferenza delle Parti che avrà luogo a Cali, in Colombia, da domani lunedì 21 ottobre, potrebbe essere l’appuntamento più importante dell’anno, per il pianeta. Soprattutto vista la progressiva perdita di fiducia (e di interesse) nei confronti delle COP sul clima, che negli ultimi anni hanno deluso più di Joker: Folie à Deux. Lo scopo delle COP sulla biodiversità è provare a “fermare la perdita di biodiversità e invertire la rotta entro il 2030, per poi vivere in armonia con la natura nel 2050”. Magari farsi anche le vacanze al mare insieme, o il Capodanno 2051, poi vediamo, dipende da chi c’è dei nostri. Il mondo si è dato 23 target specifici per ristabilire un equilibrio con la biodiversità, tipo aumentare la natura nelle città, ripristinare il 30% degli ecosistemi degradati, annaffiare le piante di nonna. I tre traguardi fondamentali di questa COP16 sarebbero definire un piano per monitorare i progressi da fare, trovare i soldi per farli, farli. Tuttavia, le delegazioni partono male, dato che solo il 20% delle Nazioni si è presentata con i compiti fatti.
“Giuro che li avevamo finiti” hanno sostenuto le altre, “poi però è entrato un Melomys rubicola e se li è mangiati.”
“Ma se è estinto da anni, ormai!” hanno risposto gli organizzatori.
“Ah, sì? E perché non facciamo qualcosa a riguardo?”
Fun fact COP16 vedrà una proposta co-sponsorizzata da UK e Cile perché venga dato un nuovo status legale al regno dei funghi, fondamentali per la salute dei suoli, la cattura del carbonio, la chiusura del cerchio della vita, le medicine, l’economia circolare, i risotti e la pizza. Il “Funga” (così lo chiamano gli anglofoni, che hanno fatto lo scientifico tecnologico senza il latino) si aggiungerebbe a Flora e Fauna diventando la terza F più importante nei programmi ecologici e nelle scuole. La quarta, in quelle a prevalenza maschile.
4. Le spiagge di Sydney invase da palline di combustibili fossili
Centinaia di sfere nere sono state portate a riva dal mare negli scorsi giorni e il sospetto è che fossero “tarballs”, agglomerati di catrame e altre sostanze inquinanti generatesi da fuoriuscite di petrolio al largo. Sono altamente tossiche, tanto per gli umani che per la vita marina. Ma ideali per fare giocare i cani a 6 zampe.
5. I nidi artificiali potrebbero salvare i pinguini africani
Sono alcuni degli uccelli marini più minacciati al mondo, in parte per gli impatti dell’attività umana sul loro habitat e in parte perché tra i pinguini europei va forte l’estrema destra. Ora i ricercatori stanno sperimentando la costruzione di nidi artificiali che presentano design specifici per adattarsi alle diverse colonie. Secondo un recente studio, questi nidi sarebbero capaci di aumentare del 16,5% la riproduzione nelle colonie. L’intuizione geniale è stata metterci luci soffuse rosse, candele profumate e un piccolo speaker Bluetooth con su una playlist di Marvin Gaye.
Eh sì, e poi?
Lo stato di New York ha raggiunto l’obiettivo di 6 gigawatt di produzione di energia solare con un anno di anticipo rispetto alla sua tabella di marcia (New York State). Ora la paura è che si annoi.
I contadini colombiani hanno trovato nell’eco-turismo una fonte di reddito diversa dalle piantagioni di coca (Reuters). Non saranno più assoggettati ai narcotrafficanti: a comprare la droga, ci penseranno direttamente i giovani turisti europei.
L’Università della California a San Diego richiederà a tutti i suoi studenti di frequentare almeno un corso sul cambiamento climatico (The Guardian | in ita su greenMe). Sarà tipo Teologia alla Cattolica, con la differenza che la bibliografia conterrà più di un titolo e ciò che studi resta vero anche se non ci credi.
Gli scienziati hanno trovato plastica nel respiro dei delfini (Icona Clima). Un pensiero alla sua compagna, che ogni mattina è pure costretta a dargli un bacio prima che si sia lavato i denti.
SUDATA FREDDA
In Cina si studia una plastica che si autodistrugge in un mese (Green&Blue). Interessati ambientalisti e Mossad.
Con il suo “decreto legge ambiente”, Salvini sta facendo di tutto per costruire il Ponte sullo Stretto di Messina (Greenkiesta). Cosa non farebbe un uomo, pur di non prendere delle semplici lezioni di nuoto?
Pompeii, ma non voglio
Lunedì 14 ottobre, dopo tre settimane di docce gelide causa scaldabagno rotto, mi è tornata l'acqua calda in casa. Mentre mi facevo piovere gocce ustionanti in testa, ho pianto e pregato le divinità. È stata la mia personalissima Pompei.
Vero, l’acqua fredda ti costringe a docce brevissime, gesti precisi e pensieri lucidi. Ma lavarsi i capelli è una tragedia greca. Per un mese intero ho tenuto a scaldare una pentola d’acqua sul fuoco, da portare in doccia, mentre preparavo la cena, correndo il rischio di confonderla con quella del brodo per la stanchezza. Che poi l’indomani in ufficio tutti si chiedevano se per caso fossi andato a trovare i parenti a Bologna. Parenti che non ho.
“E allora perché sai di tortellini?”
Dal giorno dopo l’arrivo del nuovo scaldabagno, in quasi tutta Italia si è tornati a potere accendere i riscaldamenti. Questo significa anche che siamo tornati a inquinare l’aria delle nostre città con le varie sostanze nocive che caldaie a gas e stufe a legna rilasciano. In particolare PM10, PM2.5 e NO2, che non sono stazioni radio né modi per scrivere certe parole sui social senza farsi censurare dagli algoritmi. Non che siamo costretti a scegliere tra calduccio e aria pulita, sia chiaro: il problema è la combustione, cioè la tecnologia con cui siamo soliti riscaldare gli edifici. Con pompe di calore elettriche, collettori solari, geotermia e isolamento termico, la dicotomia si risolverebbe facilmente. Ma come per qualsiasi altra soluzione pulita, c’è sempre qualcuno che le considera un’imposizione scellerata dai burocrati di Bruxelles. O peggio ancora, una tentazione frutto del demonio in persona, che fa l’idraulico a nero. E allora cerca di bloccarle, boicottarle, ricoprirle di fake news. Tu prova a parlare di pompe di calore sui social e vedi se gli animi non si scaldano. Soprattutto di chi, non avendole mai viste, sperava in qualcosa di diverso.
Da freddo polare a freddo polarizzato, ecco fin dove le guerre culturali sulla questione ecologica ci hanno portato. Mi viene in mente questa scuola del Nord dell’Inghilterra, i cui giovani alunni avevano organizzato per l'altro ieri, venerdì 18, un Blue Nose Day, una giornata a caloriferi spenti. Maestri e studenti si sarebbero presentati con più vestiti, guanti e cappelli, per sensibilizzare sulla necessità di ridurre i consumi energetici, e le relative emissioni. L’idea era forte ma la giornata, alla fine, è stata annullata. Sono bastate le proteste di un genitore, uno solo, che ha detto: “Provate a togliere i riscaldamenti in prigione, e otterrete una rivolta.” Poi ha dato un bacio a suo figlio e gli ha passato una lima nascosta nella sacca del pranzo.
🎲 Sosteniquiz!
Nelle ultime sere ho partecipato a ben due serate quiz a tema clima e ambiente, sono state divertenti e ho deciso di proporre un gioco anche qui. Il nome è migliorabile? Probabilmente (accetto idee). Intanto, rispondete alla seguente domanda immaginandovi un timer o una musichetta avvincente.
💭 Scopri la soluzione nell’episodio di settimana prossima!
🍿 Un pop di clima qua?
Daniele Tinti è famoso al grande pubblico per il suo podcast Tintoria (chi è fan come me?). Ma chi ama la stand up comedy lo conosce come uno degli esponenti della generazione che ci ha dato Edoardo Ferrario, Valerio Lundini, Luca Ravenna, Michela Giraud, Emanuela Fanelli, Stefano Rapone. Qui propone una riflessione assolutamente centrata sull’ambientalismo, che per una volta non riguarda i vegani (e quanto, secondo espedienti comici un po’ pigri, dovremmo odiarli). Molto divertente anche il suo pezzo su quanto sia difficile fare la differenziata da fumati!
👉 E tu hai film, serie TV, romanzi, canzoni che fanno riferimenti gustosi a clima e ambiente? Segnalameli e li inserisco settimana prossima!
Ciao, io sono Mattia Iannantuoni e questa è la fine di Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale.
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Alla prossima settimana!
Mattia