Amore tossico
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale
Ciao! 👋Questa settimana una breve riflessione su quel che resta dell’argomento che, tra denunce di inazione delle istituzioni e critiche alle classifiche sulla qualità dell’aria, ci ha regalato flashback di guerra - con Sanremo al posto del Vietnam 😷
La pioggia di fine settimana ha lavato via lo smog, le immagini satellitari della Pianura Padana dalle home dei social e le misure emergenziali per migliorare la qualità dell’aria. Un tempo si diceva che bastano quattro gocce e la città va in tilt. Oggi, ne bastano due per far ripartire tutto come se niente fosse.
Inizio a temere che la transizione della nostra società verso un mondo migliore segua il ritmo delle conversazioni su Instagram: ci infuriamo perché si faccia qualcosa per ciò di cui tutti parlano, finché ne parlano. Non mi stupirei perciò se Beppe Sala dichiarasse per i prossimi giorni lo stop d’emergenza tanto ai manganelli della polizia quanto alle pratiche di divorzio. Eppure, vi giuro che ci ero cascato. Ero convinto che questa volta l’isteria diffusa sullo schifo che ci respiriamo avrebbe portato a qualcosa, perché il rumore aveva veramente riempito ogni spazio: l’inquinamento dell’aria meneghina era diventata materia di conversazione di tutte e tutti, la Lombardy faceva capolino perfino sulle grandi testate straniere, vintage di mascherine dal sapore lockdown primavera-estate 2020 affastellavano i volti per le strade della fashion week, panico e accuse, botte e risposte, qui non si respira, qui non respirare, fate qualcosa, presto! Poi la pioggia, Pisa, i Ferragn-ex.
E ora? Ora boh. L’Unione Europea martedì scorso ha trovato un accordo per settare nuovi standard di qualità dell’aria, più stringenti. Il che renderà infrangerli, come noi facciamo praticamente un giorno sì e l’altro quasi, ancora più eccitante. “Portami oltre il limite, amore, puniscimi con le procedure di infrazione delle direttive europee, io e te, baby, le narici che bruciano, le polveri nel cuore!” sembra cantare il Nord Italia ai suoi allevamenti, ai suoi motori endotermici, alle stufe a legna. Parrebbe un’esagerazione, non lo è. Ammettiamolo. Siamo fottutamente innamorati del nostro smog, anche se ci fa stare male, anche se ci uccide. Ora capisco perché si dice amore tossico. Ora capisco perché Tananai.
Ma dicevo: e ora? Ora dove sono i post social? Dove le mascherine? Chi ne parla più? Perché io non l’ho ancora citata, la crisi climatica, ma qui al Nord non è più come un tempo, che appena le polveri sottili non ci stavano più tutte sotto il tappeto, poi veniva il cielo grigio, la pioggia, la nebbia. Al Nord adesso c’è il sole e si sta tiepidi pure a gennaio, siamo ormai a un mare di distanza dall’essere il Meridione, la gente inizia pure a salutarsi per strada, a riconoscersi per nome, a chiedere:
“Ue, ma c’hai ancora quella brutta tosse!?”
“Sì, ma è molto meglio di dieci anni fa.”
“D’accordo, ma stai sputando sangue...”
Quindi se la Pianura Padana è orograficamente un astuccio perfetto per il particolato, per l’NO2, per tutti gli inquinanti di cui ci siamo lamentati in questa settimana di febbraio 2024, e se l’acqua dal cielo cade meno spesso, bisognerà pur fare qualcosa per smettere di riempirlo, quest’astuccio. Qualcosa è, secondo le parole di Antonio Piersanti dell’ENEA a SkyTG24, “intervenire massicciamente, con risorse ingenti, potenziando il trasporto pubblico, investendo sull'efficientamento energetico degli edifici e in agricoltura con tecniche di interramento dei liquami.” Oppure iscriverci tutti ad un corso di danza della pioggia, perché qui siamo per un ambientalismo non ideologico.
Quanti di voi hanno pensato di trasferirsi altrove, in questi giorni? A fuggire dalla città, a rintanarsi sulle montagne – ma magari non in un bosco di larici, che se no una mattina ti svegli e non fai in tempo a versarti il caffè latte che un leghista ti scivola in salotto con il suo bob e te lo soffia. Quanti di voi, di noi, hanno sognato di mollare tutto e scappare via sapendo che non lo faranno mai? Perché questo è il punto delle relazioni tossiche. Sappiamo cosa dovremmo fare per stare bene, ma farlo è una sfida che pare insormontabile. Meglio ingoiare le crisi e andare avanti, alla prossima questione di cui tutti parleranno. Sembra demenziale, forse lo è letteralmente: secondo una ricerca pubblicata sulla rivista dell’American Academy of Neurology, esiste una correlazione importante tra l’inquinamento da PM2.5 dovuto al traffico e forme più gravi di demenza. Ottima notizia per i nostri decisori politici: perché accollarsi quegli interventi così massici, così sistemici, necessari a salvare vite, se con un po’ di pazienza respireremo talmente tanto particolato da dimenticarci di tutto?
Hey, tu!
Sì, proprio tu. Ho una domanda: cosa vorresti scoprire, leggere, trovare qui su Ride verde chi ride ultimo? Se mi leggi da un po’, sai che questo è uno spazio di sperimentazione in cui riverso pensieri, notizie, dati e battute con lo stesso amore con cui mia nonna fa il minestrone.
“Nonna, ma qui c’è un pezzo di plastica?”
“È la confezione dei piselli surgelati, volevo sperimentare anche io.”
Ah, ok. L’idea è che questo spazio possa essere un laboratorio in cui anche tu, che mi leggi, possa trovare quello che vorresti leggerci, un laboratorio condiviso insomma. Quindi scatenati: scrivimi, richiedi, consiglia, suggerisci. Ti ascolto! Ma parla forte, a nonna, perché ormai non sento più troppo bene.
Questo era Ride verde chi ride ultimo!
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Insomma, ci vediamo presto!
Mattia
Con l'inquinamento c'è davvero amore tossico. Ci importa solo in situazioni sadomaso, poi ce ne dimentichiamo
puntata particola(ta)mente riuscita