Aricicciano
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale
Più andiamo avanti in questa crisi ambientale, in questa crisi energetica, in questa crisi geopolitica, più nodi vengo al pettine. O pesci a galla. Come navi da guerra naziste che riemergono dal Danubio in secca.
Sapete come si riconosce una nave nazista? È quella che, accerchiata, si affonda da sola sparandosi un colpo a prua.
Scusate, umorismo del 1945. È che dai fiumi sempre più asciutti risbucano fuori ordigni e cingolati della Seconda Guerra Mondiale. E poi antichi villaggi romani. I resti di un ponte voluto da Nerone, che era solito ripetere: “Se funziona sul Tevere, poi ve lo faccio a Messina.” Antiche città in Iraq e antichissime Stonehenge spagnole, svegliate dalla siesta più lunga degli ultimi 60 anni. Statue incastonate nella pietra simili alle leggendarie sculture Manzo-Porco-Pollo-Mmmh che potete vedere raffigurate in questo ottimo documentario sull’impero cinese, nel segmento sul tradizionale canto di guerra “Per lei mi batterò”.
Insomma, questa siccità ha più sorprese del Super Pasqualone. L’elenco delle cose rispuntate fuori ha dell’incredibile. Eppure com’è possibile che mentre ritroviamo impronte di dinosauri e prove di vecchi crimini di mafia, non vi sia ancora nessuna traccia di quella t-shirt che ho messo in lavatrice il mese scorso?
La notizia delle impronte di dinosauro scoperte sul letto del fiume Paluxy, in Texas, mi ha colpito. Perché una cosa che si dice spesso riferendosi alla crisi climatica è che “a differenza dei dinosauri, noi conosciamo l’asteroide che ci sta spazzando via”. Le impronte ritrovate ci parlano invece di quello che abbiamo in comune: come quando entro in acqua io, anche l’Acrocanthosaurus vuole prima capire fin dove si tocca.
I crimini della mafia di Las Vegas che riemergono dal lago Mead hanno invece colpito mia madre, ma per motivi insospettabili: “Come fanno i mafiosi a mettere cadaveri nei tappeti e buttarli a mare, quando anche solo i tappeti da soli pesano un casino?”
A volte fa bene vedere il mondo con occhi diversi. Come quelli di un candidato che sputacchia le parole “clima” e “transizione ecologica” in queste settimane di campagna elettorale. Mi immagino sempre queste menzioni come una farfalla appena nata, che non fa in tempo a battere le ali per scatenare il proverbiale uragano dall’altra parte del mondo che subito è abbattuta dalla zampa di un gatto annoiato e probabilmente negazionista. Ho la netta sensazione che clima e ambiente siano argomenti politici trattati come gli alberi della “foresta che cammina”, l’installazione che sta entusiasmando l’Olanda: grossi vasoni con alberi di tante specie, messi e spostati qui e là per mostrare la bellezza di un ambiente urbano più verde. Installazioni che stanno ferme per poco tempo, effimere illusioni scenografiche di uno spettacolo teatrale in tour, perché va bene il verde in città ma domani è lunedì e devo parcheggiare l’auto, andare a lavoro, fare la spesa, oh mi scusi, eh mi scusi un par de ball.
La transizione ecologica d’altronde si chiama così perché transita, per questo ai vasi hanno messo le ruote. Ne sanno qualcosa le auto, che in California dovranno diventare sempre più elettriche nei prossimi 13 anni. Un piano di phase-out, ossia di abbandono dei veicoli a benzina e diesel, che ha come obiettivo finale il 2035 ma è fatto di step intermedi, di coinvolgimento delle comunità e delle case automobilistiche, con meccanismi per permettere a tutti di adattarsi. La California è davvero la terra di sogni e non per altro qui ci vivono star assolute, mondiali, totali, che comunque si beccano multe dal comune se in questo periodo di siccità usano troppa acqua. Vi immaginate Sylvester Stallone che sul set di Samaritan interrompe le riprese perché deve scappare a contestare una multa? “Scusate signori, ma ho l’ufficio reclami che è aperto solo tra le 10:00 e le 10:30”. Con il portiere del comune che gli fa: “Per le multe dell’acqua? Non so, giovane… prova a vedere al terzo piano se ti sanno dire” e al terzo piano Stallone si trova davanti ad un vetro oltre al quale tre impiegati sono intenti a chiacchierare e lui resta a fissarli in attesa perché non sa se sono in pausa o che, si schiarisce la gola per attirare l’attenzione ma quelli niente, l’hanno chiaramente visto ma continuano a parlare, e solo dopo cinque minuti di cenni con la mano una di loro, apertamente scocciata, si avvicina allo sportello e fa:
“Dica?”
“Sono qui per la multa che mi è arrivata, per il consumo d’acqua”
“E da me cosa vuole, scusi?”
“B-be’, volevo solo capire se--”
“L’ha pagata?”
“No, appunto, volevo prima capire se--”
“Se deve pagarla vada in posta”
“Sì, chiaro, ma io--”
“Ma perché insiste, scusi? Non vede che c’è altra gente?”
Però dietro Stallone non c’è nessuno.
Per forza poi le star usano il jet e non l’autobus: dopo una mattina persa tra impiegati tanto ostili, non vuoi davvero più avere niente a che fare con il servizio pubblico.
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
Breaking le news
Se tutti usassimo la bici come gli olandesi risparmieremmo 686 milioni di tonnellate di CO2 all'anno (Repubblica). Entusiaste le associazioni ambientaliste italiane, che hanno già iniziato a distribuire zoccoli di legno.
Metà del Pakistan sott’acqua, oltre 1.000 i morti (Lifegate). Questa volta anche i più ottimisti faticano a vedere il paese mezzo vuoto.
In California è stato approvato un piano per limitare e poi vietare l’acquisto di nuovi veicoli a benzina o a diesel (Il Post). Dal 2035 solo skateboard e tavole da surf.
Una marea rossa, provocata dalla fioritura di alghe tossiche, sta facendo strage di pesci nella Baia di San Francisco (The New York Times). Il Presidente prende tempo e non interviene: “Non vogliamo un altro Vietnam.”
Fare case in legno anziché in muratura farebbe risparmiare 100 miliardi di tonnellate di CO2 da qui al 2100 (The Guardian). “La storia si ripete ma noi non impariamo mai” è l’allarme disperato del secondo dei Tre Porcellini.
Quattro tartarughe giganti delle Galápagos cacciate e uccise per la carne da bracconieri (Euronews). “A nostra discolpa,” si sarebbero giustificati i criminali, “è l’animale in natura più simile ad un Big Mac.”
Negli USA, 1 specie arborea su 6 a rischio estinzione (The Washington Post). Quali? Verranno scelta a sorte, estraendo il ramoscello più corto. Protestano gli arbusti.
Mancano 100 giorni alla COP15 di Montreal dedicata alla biodiversità (The Guardian). Il che significa altri 99 giorni in cui parlare d’altro.
Harrods, Londra, un gruppo di attivisti vegani ha versato per terra latte per protesta contro l’industria lattiero-casearia (VD news). Rassegnato il direttore del centro commerciale di lusso: “Inutile piangerci sopra, a questo punto.”
Rifugi montani senz’acqua, in quota intervengono le autobotti (Repubblica). Ma portano grappa: assicurata la sopravvivenza degli alpini per tutto l’inverno.
Alcune nazioni del G20 stanno facendo passi indietro sui propri target climatici (Reuters). La denuncia è di Alok Sharma, presidente della COP26. Alcuni tecnici però fanno notare: “Noi l’avevamo detto che basare l’Accordo di Parigi sulle regole di 1,2,3…stella! non fosse una grande idea.”
Sudata fredda
Elezioni, Fridays for Future Italia lancia Agenda Climatica (Ansa2030). Ma i partiti si scansano e colpisce la mensola: rotte ceramiche e altri prodotti di piccolo artigianato.
Ci si scopre ogni giorno.
Popolo dei ribelli morali!
Mia gente, miei fratelli e sorelle! Com’è andata quest’estate? Avete scardinato le norme sociali abitudine dopo abitudine?
Da quando ho scoperto questa etichetta, ribelle morale, vivo meglio la mia intolleranza ai comportamenti delle persone. La gente intorno a me continua a fare robe disastrose, tipo abboffarsi di “sushi” all’all-you-can-eat, lasciare le spie delle ciabatte accese, prendere la macchina anche per andare al supermercato in fondo alla via. Io, invece che scivolare in un’incazzatura senza ritorno ora che conosco questa etichetta, respiro profondamente e mi dico: “Calma bello, sei un ribelle morale” e mi do il cinque da solo. Sì, come un vero cool kid.
“Ribelli morali” è un modo figo per indicare quelli che per etica (nel nostro caso ambientale) fanno cose anormali, nel senso di “diverse dalla norma sociale”. Tipo chiedere al cameriere di togliere la cannuccia dal drink o imbarcarsi su un treno Catania-Milano di ventuno ore per evitare di prendere un altro aereo (un’avventura di cui vi racconterò più avanti). Visto che la nostra società ha normalizzato le cause del proprio collasso - il consumismo, lo sfruttamento intensivo delle risorse del pianeta, la distruzione degli habitat e le canzoni estive dei Boomdabash – ogni azione per non consumare forsennatamente, non abusare delle risorse, non ledere all’ambiente e alle altre specie finisce per essere considerata non normale, dunque strana, stramba, svitata e perfino arrogante.
“Ancora Tropicana? Ma se cambiassimo canzone?”
“Scendi dal piedistallo.”
E andrebbe anche bene così. Il problema però non è quanto strani sembriamo noi, ma quanto immorali facciamo sentire gli altri. Non tutti accettano le #devianze allo stesso modo, ormai è chiaro, e quando per esempio ci laviamo i denti chiudendo il rubinetto possono succedere due cose nelle persone che ci osservano: riflettono sull’azione di chiudere l’acqua che scorre e si rendono conto che è un modo facile e banale per non sprecarla, quindi iniziano ad emularlo; si rendono conto che, nonostante sia una cosa così facile e banale, loro non la fanno mai.
In realtà può anche succedere una terza cosa, ossia che ci sbausciamo di dentifricio nell’imbarazzo generale. Ribelli molari.
“Ma come,” si interrogano delusi quelli che non chiudono l’acqua, “io che amo la natura, io che mi reputo conscienzioso, io che metto i like ai post di Lifegate… perché lascio l’acqua scorrere?” E poi proseguono: “E perché non prendo mai la bici o il bus ma sono sempre in auto? Perché mangio sempre carne e pesce nonostante abbia visto Cowspiracy e Seaspiracy ben due volte ciascuno?” Rendendosi conto della distanza che c’è tra i propri valori e il proprio comportamento, si sentono inadeguati, lesi nella propria autostima e tremendamente, definitivamente in colpa. Una colpa morale che rende doloroso ogni ulteriore esame di coscienza. E di chi è la colpa di questa colpa? Il capro espiatorio siamo noi, con questa maglietta sbausciata di dentifricio. Noi dannati ribelli morali che li mettiamo a nudo davanti allo specchio per costringerli ad auto-esaminarsi, come dermatologici pigri e un filo inopportuni.
In vacanza, il rapporto tra noi ribelli morali e gli altri si complica. Perché ci troviamo a trascorrere intere giornate con persone che non sono abituate a condividere tutta quella quotidianità con noi. All’improvviso siamo imprigionati in una casa a Nardò e dobbiamo condividere colazione, spesa, mare, pranzo, mare, turni con il bagno, aperitivo, cena, serata, gelato, nottata e la legge ci dice che non possiamo accoltellarci a vicenda, nemmeno una volta, neanche una piccola piccolissima coltellatina, una forchettata nella coscia, un colpo di mattarello dritto sulla cavità poplitea, nulla. Ma nemmeno una schicchera sul naso con un cucchiaino posso più dare? Questo politically correct è ormai asfissiante.
Gli amici guardano le nostre azioni da ribelli e si rendono conto che anche loro potrebbero fare di più su ambiente, consumi, dieta, energia, ma alla prova dei fatti si trovano impreparati. Ancorati a vecchie abitudini, come ricci di mare agli scogli. Ricci che loro ordinano al ristorante e tu li guardi male da dietro il menù, loro lo vedono che fingi di cercare un’alternativa vegetariana ma vorresti dire qualcosa, poi il cameriere ti propone un’ombrina al forno squisita e gli urli di estinguersi. E il mood della serata un po’ si incrina.
Parliamoci chiaro, uno non è che si sveglia ribelle morale. Già quando andavate a scuola insieme, i tuoi amici erano quelli che ti chiedevano le versioni di latino da copiare e tu le passavi pure, ma borbottando: “Sì però magari prima prova a farla da solo e la confronti con la mia, se no cosa impari?”. “Sì sì” ti dicevano. “Sì sì” fanno ora quando dici: “Magari potremmo provare a fare una pasta con le verdure?” e intanto stanno riempiendo il carrello di costine. “Oh, sono solo tre chilometri da qui alla spiaggia, ci facciamo la passeggiata?” “Sì sì” e caricano l’ombrellone nel baule dell’auto a noleggio. “Caspita, questa crema solare non va bene perché è piena di –” “Sì sì” e si calano in testa una medusa piuttosto che ascoltarti un minuto oltre.
Il solo esplicitare abitudini e gesti pro-ambientali rischia di creare una dissonanza in chi ci osserva. È un meccanismo chiaro agli psicologi ma meno a noi ribelli morali, eppure è importante che lo capiamo. Dunque se non esprimiamo il nostro essere consapevoli nel modo giusto, rischiamo solo di inibire il cambiamento che vorremmo invece vedere nella società. La scienza consiglia di mostrarsi meno intransigenti, di sottolineare che stiamo tutti facendo un percorso dove ogni piccolo passo conta. Che ci possono essere sbagli, che nessuno è perfetto, e comunque ci vuole tempo. Si dice che anche Leonardo DiCaprio dopo The Revenant abbia iniziato ad essere più flessibile col suo essere vegano: ora accetta di mangiare la carne cruda, ma solo se prima viene attaccato da un orso.
Io stesso ho una personalissima lista dei DO’s e dei DON’Ts, cose che funzionano e cose da evitare, che ho potuto sperimentare in queste settimane e che vi aiuteranno ad essere per le persone intorno a voi ribelli morali positivi, come la Principessa Leia o Che Guevara, invece che alienanti e negativi, come Barabba o il biondo di Pocahontas.
DON’Ts (cose da non fare)
Fare eh eh eh! con l’indice alzato e scuotendo la testa, delusi, quando avviano l’asciugatrice.
Iniziare la frase con “Brutte merde”, chiudere la frase con “brutte merde”, o in generale chiamarli “brutte merde” quando trovi della pellicola trasparente nell’umido.
Sculacciarli mentre mangiano un panino col prosciutto, prenderli a pugni nello stomaco se è con la pancetta, tirare coppini se coppa, ecc.
Incatenarli alla fontana della piazza cittadina con al collo il cartello “ecocida” se hanno usato l’auto per percorrere meno di due chilometri.
Offrire sesso quando usano le scale al posto dell’ascensore (finisce che li vizi).
Fare a pezzettini il loro animale domestico, un pezzetto per ogni mozzicone trovato sulla spiaggia quest’estate e non raccolto.
Cucire stelle di stoffa sugli indumenti di chi prende l’aereo per segnalare alla società che sono delle persone da evitare.
DO’s (cose da fare)
Incoraggiare le persone intorno a noi con frasi tipo: “Eccole qui le mie lumachine bradipine sostenibili” oppure “Dai dai che di questo passo al 2050 stiamo ancora con le cannucce”.
Spiegare che anche se si è vegani, ogni tanto una veloce battuta di caccia non ce la nega nessuno.
Premiare ogni scelta positiva fatta in casa dal proprio partner offrendosi di lavare i piatti al suo posto, concedendo la scelta del ristorante o del film da guardare la sera, o ancora elargendo buoni Amazon da 50€ e una Tesla Model S ad estrazione finale.
Rendere fighi i gesti più sostenibili, per esempio spegnere le insegne dei negozi facendo parkour. In alternativa, possiamo chiudere i rubinetti con un colpo di karate o mettere a mollo i legumi secchi tirandoli direttamente dal divano come fossero triple da metà campo.
Nascondere il telecomando del climatizzatore e dare la colpa ai vicini di casa stranieri, perché nulla unisce più di un nemico comune.
Mostrare che le uniche differenze tra noi e loro sono solo e soltanto i piccoli passi già fatti, e ovviamente il pene più lungo.
Insomma, la nostra ribellione non è delle più facili. Silenziosa, paziente, mangia-fegato. Siamo tutti Lisa Simpson: convinti, testardi, petulanti a tratti, facciamo i conti per ogni singola azione e seguiamo un rigido protocollo etico. E nonostante la famiglia intorno a noi si abboffi di costolette, teniamo fissi gli occhi sull’obiettivo: la ribellione avrà successo quando la nostra sarà la nuova normalità.
E nel frattempo, certo, nulla ci vieta di di fantasticare un po’.
Siccome siamo nel pieno delle prime elezioni climatiche della nostra vita, ho pensato di condividere ogni settimana un consiglio per affrontare le prossime elezioni.
Consigli elettorali climatici
Se sei una celebrity, non recarti al seggio col jet privato. Non è aria.
Lo sponsor della settimana
La puntata di oggi è presentata da:
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A presto!
Mattia