Dagli occhi del pipistrello
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale.
👋 Ciao, oggi vi racconto di percezioni che potrebbero aiutarci a chiarire il mondo! 🦇
Ci pensate mai a come percepisce il mondo un pangolino?
Quel suo modo di girare per la foresta seguendo tracce, captando vibrazioni nell’aria. E quegli sguardi sbiechi lanciati dalle signore al mercato, a fare intendere che per loro non è poi tutta tutta acqua passata. Fortuna che è corazzato.
E come percepisce il mondo una carota? Una medusa? Un pipistrello? Questo si chiese il filosofo Thomas Nagel nel 1974, che dopo avere provato ad assumere il punto di vista dei topi alati disse: “Boh, io non vedo proprio nulla.”
La scienza sa che ogni animale, ogni specie vivente anzi, si costruisce una rappresentazione della realtà estremamente peculiare. Questo insieme di possibilità percettive unico di ciascuna specie si chiama umwelt, o così la chiamò centotredici anni fa l’estone von Uexküll. Una «bolla sensoriale», o un «mondo percettivo», determinato dalla propria biologica capacità di processare gli input. Come Daredevil usa i suoi super sensi per ricrearsi nella testa ciò che gli succede attorno, così la zecca lo ricostruisce tramite “il calore corporeo e l’odore dell’acido butirrico emanato dalla pelle”. Così spiega il giornalista scientifico Ed Yong, che aggiunge che alla zecca “non importa degli altri stimoli, e probabilmente neppure sa che esistono.” E per questo motivo non si ferma mai agli STOP.
Facciamo affidamento su sensi diversi, organi diversi, sensibilità diverse. Biodiversità è anche questo: maniere di percepire l’esistenza su scale e dimensioni totalmente uniche, che permetterebbero a noi umani, se solo potessimo decifrarle, di capire meglio come funzionano l’ecosistema e i suoi processi, i suoi quando, i cosa e i perché. Perché quello che il pipistrello sa del mondo, noi nemmeno lo immaginiamo. Sapessimo farlo, potrebbe aiutarci a farlo girare come si deve.
Proprio ciò che si diceva di Giulio Andreotti.
Mentre la comunità scientifica cerca le chiavi di lettura del mondo di pangolini, pipistrelli, carote e meduse - perse, sostengono i colleghi, perché ci hanno dato dentro con lo spumante alla cena aziendale - noi tutti sapiens infastidiamo, con malizia o ingenuità, le sfere sensoriali degli altri coinquilini della Terra. Nonostante ci ripetano da giorni che domani avrebbero una presentazione importante in ufficio.
Le nostre attività come esseri umani non solo sottraggono casa, sicurezza e risorse alle altre specie, ma sono vere interferenze ai loro umwelten (sempre che i due anni di tedesco non siano stati una truffa). Abbiamo messo rumori industriali dove c’era silenzio, luci artificiali dove c’era il buio, profumi e puzze urbane dove prima c’erano gli effluvi delle stagioni. In certi casi, trappole sensoriali che ingannano le altre specie a nostro beneficio. A volte semplicemente ostacoli alla “visione”, quasi fossimo una squadra di giocatori di basket in piedi davanti a loro ad un concerto.
“Comunque, la prossima volta prendiamo i posti sugli spalti.”
Siamo nella seconda settimana di COP15 e sarebbe bello potersi sedere al tavolo dei negoziati di Montreal insieme agli altri animali, piante, funghi e organismi. Senza distinzioni sul numero di cellule. Capire i mondi di ciascuno, i problemi di tutti e le soluzione comuni. Abbracciare le istanze di ogni specie che tutte le altre, per limiti sensoriali, non riescono ad assumere. Un bel workshop partecipativo con quei modellini stilosi da riempire, avete presente? Post-it colorati, lavagne e pennarelli, quelle cose super cool delle aziende che conoscono il design thinking e non hanno paura di usarlo. Chiaramente bisognerebbe stare attenti alle capre, che come vedono un foglio di carta iniziano a ruminarselo. Ma le capre sono l’animale del demonio, non smetterò mai di sostenerlo.
Come in ogni negoziato, bisognerebbe sempre stare attenti a chi influenza i delegati. Anche con gli animali capita che la loro percezione del mondo sia letteralmente hackerata da parassiti e batteri. Succede ai topi infettati dal Toxoplasma gondii, un organismo unicellulare che può riprodursi solo all’interno dell’organismo di un gatto. E allora, per arrivarci, si è inventato il primo servizio di food delivery senza app: una volta entrato nel roditore, interferisce coi suoi processi neuronali e lo spinge a seguire l’odore dell’urina felina fino a trovare un gatto, che solitamente è ancora lì che si sta lavando le mani. Il topo si offre così al suo nemico naturale, arrivando perfino a presentarsi come fosse un piatto a MasterChef:
“Primavera di roditore, con baffi confit e ratatouille di pulci di stagione, chef.”
È una roba pazzesca ma estremamente comune in natura, questo hackeraggio biologico. Prendete le Artemie saline, le cosiddette scimmie di mare. Questo piccolissimo quanto incredibile crostaceo ha un vizio estremamente stupido: si ritrova con migliaia, se non milioni di altri esemplari, e insieme galleggiano, a braccetto l’un con l’altro, formando chiazze enormi e visibilissime dall’alto. Diventa fin troppo facile indidivuarle e cibarsene per il fenicottero, l’animale più appariscente in assoluto, che per non sentirlo arrivare, con la Carrà sparata a tutto volume e gli strilli di giubilo, bisogna essere veramente più sordi di un sasso. Perché la scimmia di mare si offre così, come un cannoncino nella vetrina di un pasticcere? Per colpa di un verme, una tenia, che la infesta rendendola rossa accesa e estremamente bisognosa di affetto. Così lei e le sue comari restano agganciate in attesa di essere divorate dal fenicottero, nel cui organismo il verme potrà finalmente replicarsi. A ben pensarci, parassiti e vermi in natura sono come gli universitari che si fanno amici gli studenti Erasmus a inizio semestre per imbucarsi alle loro feste: Rashad di Delhi diventa il vettore con cui Luca di Abbiategrasso può arrivare a Hanna di Frankfurt, e così riprodursi – o strapparle almeno un limone.
Parassiti o meno, lunedì si chiuderà COP15 e ancora non si sa bene cosa salterà fuori. Su alcuni temi si è bloccati, su altri si litiga (tipo sui soldi, come alle COP del clima), in generale si accusa l’assenza di una leadership decisa. Lo vedremo il 19, appunto, come saranno superate queste barricate. Capiremo se il mondo è pronto a imbarcarsi verso un nuovo decennio (di cui però abbiamo già perso due anni) di tentativi per renderci nature positive. Questa espressione, “nature positive” , rimbalza di bocca in bocca tra i presenti a Montreal e si candida ad essere l’equivalente di “net-zero” per la biodiversità. La speranza è che ne emuli popolarità, accettazione e soprattutto impegno da parte di aziende e istituzioni. Ognuna delle bocche di Montreal su cui questa espressione rimbalza sembra però dare un’interpretazione diversa a cosa nature positive voglia dire. C’è chi dice che significa avere numericamente più natura nel 2030 rispetto a quanta ne era rimasta nel 2020, dati alla mano. Chi invece pensa che possa essere un’etichetta furba per chiunque stia facendo qualcosa (-ina, -ona) per la protezione della biodiversità; e che perciò voglia auto-celebrarsi. Si sa come funziona col telefono senza fili, uno dice una roba all’inizio e quando torna indietro il suo senso è stato totalmente travisato. Voci di corridoio dicono che nature positive inizialmente fosse “Nando spostati.” Ma le voci di corridoio, una volta che partono, mica le fermi.
La settimana prossima ci troveremo qui per capire come è andata. Per altro, la settimana prossima cade la mia personalissima COP30. Se voleste farmi gli auguri, è il 23 dicembre (un giorno prima di Gesù, non per vantarmi)!
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
📰 Breaking le news
HSBC, uno dei grandi gruppi bancari del mondo, non finanzierà nuovi giacimenti di petrolio e gas (IconaClima). E per quelli vecchi, da quest’anno niente più calendario regalo a Natale.
Il solare supererà il carbone entro 5 anni (LifeGate). Io non voglio essere quel tipo di guidatore aggressivo, ma minchia cinque anni per un sorpasso…
Qatar: pronto a sganciare una bomba climatica? (LaSvolta). Non in ascensore, dai!
Ecomafie: Legambiente, nel 2021 meno reati più arresti (Ansa2030). Diventa sempre più difficile fare “una proposta che non potrai rinnovaaare.”
Usare gli escrementi umani per superare la crisi dei fertilizzanti in Europa (WIRED). I contadini mettono le mani avanti: “Prima di entrare nel mio campo, però, bussate per vedere se è occupato.”
Pesca sostenibile: la donna che raccoglie crostacei e aiuta a salvarli dall'estinzione (The New York Times). Il caso della Sindrome della Crocerossina che sta scandalizzando il mondo.
Così le piante hanno imparato a sopravvivere alla siccità (Repubblica). Si sono finalmente ricordate della borraccia.
Accordo Sogin-Carabinieri su recupero rifiuti radioattivi (Ansa2030). Primo punto del piano: trovare un nome più umano per indicare i senzatetto.
Il satellite NASA in missione per censire tutta l’acqua della Terra (NASA). Visto che comunque è ben più di un bicchiere, il rischio è che ci si perdano dentro.
È esploso AquaDom di Berlino, il più grande acquario cilindrico del mondo (Domani). Una scena del reboot in chiave action movie de Alla ricerca di Nemo.
L'ecologa alla scoperta dei "dialetti" degli uccelli (Repubblica). Il lavoro congiunto con Enrico Brignano.
La popolazione di anguille è al collasso (The Guardian). “Fiùm, via come una… come una… una?”
I serpenti hanno due clitoridi (Il Post). La scoperta supera l’ipotesi, finora comune, che si trattasse di ghiandole odorifere o di versioni sottosviluppate del pene. La ricercatrice che ha condotto lo studio: “Certi miei colleghi erpetologi non saprebbero riconoscere un clitoride nemmeno se ce ne fossero dieci.”
Sudata fredda:
Fusione nucleare: energia illimitata e pulita? Non proprio (IconaClima). Ma resta l’idea regalo perfetta per i tuoi detrattori delle rinnovabili preferiti.
🎫 Se oggi sei a Milano…
A tutti coloro che bazzicano i dintorni di Milano, oggi pomeriggio mi trovate in giro per il quartiere Niguarda insieme a Orma, una nuova realtà che sta provando a rendere l’esplorazione urbana un modo concreto per rigenerare la città. Orma ha organizzato un tour del quartiere per scoprire come Niguarda si stia trasformando in una fucina di impatti positivi per la comunità che lo vive e per l’ecosistema urbano tutto. Vi va di venire? Qui il link di iscrizione.
Se passate e vogliamo riconoscerci senza destare attenzione, useremo una parola d’ordine. Dite: “RIDE VERDE” e risponderò: “CHI RIDE ULTIMO”🕵️
Questo era Ride verde chi ride ultimo!
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Grazie e a presto!
Mattia
"Siamo nella seconda settimana di COP15 e sarebbe bello potersi sedere al tavolo dei negoziati di Montreal insieme agli altri animali, piante, funghi e organismi. Senza distinzioni sul numero di cellule. Capire i mondi di ciascuno, i problemi di tutti e le soluzione comuni."
Immagine che ho adorato.
Bellissimo il pensiero "Biodiversità è anche questo: maniere di percepire l’esistenza su scale e dimensioni totalmente uniche".
Gli scritti di Ed Yong poi sono sempre illuminanti: come questo pezzo scritto sull'Atlantic (👉 https://www.theatlantic.com/magazine/archive/2022/07/light-noise-pollution-animal-sensory-impact/638446/), tradotto poi sul numero 1475 di Internazionale. Speriamo arrivi presto in traduzione anche il suo nuovo libro "An immense world: how animal senses reveal the hidden realms around us".