Giù le mani da Dragon Ball, Dr. Fossile
Ride verde chi ride ultimo – Prima di salutarci per le vacanze, l’ultima carognata dell’industria dell'Oil&Gas
“Finalmente la resa dei conti, Mr. Iannantuoni. Sei pronto a consegnarci la tua licenza sociale?”
“Mai, malvagio Dr. Fossile, il tuo tempo è scaduto e non c’è nulla tu possa fare!”
“Ooh, vedo che non hai perso la voglia di scherzare. Bene, l’hai voluto tu. Gas! Petrolio! Portatemi la nuova arma. Ero proprio curioso di testarla…”
“La pagherai, Dr. Fossile, la pagheraaaaiiiiiiii—”
La nuova arma dell’industria del fossile è inusuale, è una carognata, è un'inusuale carognata: è un parco divertimenti. Che sorgerà in Arabia Saudita. E che come tema ha Dragon Ball.
Cosa c’entra Dragon Ball con la monarchia fossile più impegnata a ostacolare la mitigazione della crisi climatica al mondo? Niente. Assolutamente niente. Massimo massimo, Goku ci combatterebbe contro. Del resto:
le onde energetiche sono 100% rinnovabili, il kaioken geotermico, il Super Saiyan elettrico;
l’isola del maestro Muten sparirebbe con l’innalzamento dei mari;
la Nuvola Speedy fa volare solo chi ha il cuore puro e non accetta il cloud seeding;
la Genkidama, la potentissima sfera di energia con cui Goku più volte ha salvato il mondo in extremis, è generata grazie al contributo diffuso di tutti i terrestri, e in quanto tale è registrata come CER (altro che le filiere oligarchiche degli idrocarburi);
quando non riescono a fare qualcosa, Goku e i suoi compagni si allenano fino allo sfinimento per riuscirci, non compensano certo pagando qualche povero contadino in Centro America perché si alleni al loro posto e poi dire di essere net-piùfortidiprima;
In più, se ci mettiamo anche che i senzu, i fagioli che rigenerano anche il guerriero più ferito e esausto, sono legumi e che i Saiyan portano tutti nomi di ortaggi, salta fuori pure che Dragon Ball è sostanzialmente a favore delle diete plant-based. Ergo: climaticamente consapevole a palla. Anzi, a sfera. Del drago.
Per questo penso che la mossa di un parco a tema Dragon Ball lì sia una carognata. Perché io, persona del 1992 che come milioni (miliardi?) di altre persone riassumerebbe nel prodotto del maestro Akira Toriyama la propria infanzia, io so che l’Arabia Saudita sta provando a prenderla in ostaggio. E a chiedere come riscatto il nostro implicito supporto alla sua petrol-economia, la nostra licenza sociale a continuare ad arabiasauditare. Non sarebbe la prima volta che le big dell’Oil&Gas provano a comprarsi il favore del mondo versando una piccola parte dei soldi guadagnati devastandolo nella cultura popolare. Lo fanno con l’arte – pensate alle sponsorizzazioni ai musei da parte di ENI, o a ENI con Sanremo, o ancora a ENI con il Primo Maggio – con l’istruzione – pensate a ENI con i 10 milioni dati alle università italiane – con lo sport – pensate a ENI con la Serie A dal prossimo campionato. Ok, ora pensate a una carta e pescatene una. Qual è?
“Il 6 di ENI!”
“Mannaggia, mi sa che hanno sponsorizzato pure questo mazzo.”
Se vi sembro un po’ troppo severo, rispondetemi onestamente: se l’industria fossile radunasse tutte le sfere del drago ed evocasse il drago Shenron, esprimerebbe il desiderio di rimettere a posto i livelli di CO2 in atmosfera o semplicemente di fare molti più profitti? La risposta ce la stanno già dando a botte di nuove estrazioni, negazionismo, greenwashing e finanziamenti subdoli. E parchi divertimenti.
Quindi a noi, figli di Dragon Ball, fratelli di Goku, tocca continuare a lottare contro di lei. Finché non diventerà moralmente inaccettabile il suo inquinamento dei nostri ricordi più cari. Dragon Ball ci ha sempre insegnato che allenandoci duramente possiamo sconfiggere anche il nemico più forte, quindi credo che prima o poi riusciremo anche a vincere. Certo che se qualcuno avesse a disposizione una Stanza dello Spirito e del Tempo non sarebbe male, vista l’urgenza.
Dragon Ball ci ha insegnato anche che per vedere succedere qualcosa, devi sempre aspettare la prossima puntata. Nel nostro caso, significa settembre. Perché sì, sono inciampato nella pausa estiva senza nemmeno rendermene conto (un’altra volta). Se mi segui dall’inizio, non ti avranno stupito le ultime due settimane di silenzio. È che non sono bravo con i saluti. Come alle feste e alle cerimonie, preferisco aspettare il momento in cui nessuno guarda, e imboccare l’uscita. Non vi dico il fastidio del prete, il giorno del mio battesimo.
La verità è che nell’ultimo periodo sto lavorando parecchio sulle storie che racconto a video. Quelle per Ohga, il progetto cui presto volto, tempo e energia, oltre che quei 15 euro che ancora non mi ha ridato. E quelle per i miei profili personali (Instagram, TikTok, YouTube) che ultimamente tra storie di castori, Breaking le news (vecchia conoscenza di questa newsletter) e trucchi di magia sta racimolando un certo apprezzamento. Sarà l’abbronzatura.
Ride verde chi ride ultimo chiude per l’estate e va a farsi un restyling. Ho bisogno di rinnovare il senso di questo nostro spazio, che nasceva come un digestore della crisi climatica e ambientale, un mostriciattolo che ride di quello che ci sconvolge, un frullato di riflessioni, nozioni, storie, battute per informare, intrattenere, educare, sensibilizzare. Anche se io, in tutta sincerità, sento solo la banana.
Ecco, a settembre voglio tornare con un Ride verde chi ride ultimo sicuro del suo chiaro ruolo nel mondo. Ci sono fantastiche newsletter che informano, meravigliose penne che spiegano, puntualissime voci che avvisano. Cosa potrà essere la mia, la nostra, quando tornerò? Ecco i miei compiti per le vacanze. Se volete, ce li dividiamo: aiutatemi a dare un senso a questi nostri appuntamenti, ditemi cosa vorreste, come la vorreste, da Ride verde chi ride ultimo. Vi giuro che vi passo le versioni di latino, in cambio.
Questo era Ride verde chi ride ultimo!
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Alla prossima settimana!
Mattia