Ho chiesto a Voldemort di sistemare la crisi climatica
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale.
Ciao!👋 Questa settimana vi racconto di un esperimento che ho fatto in questi giorni e di ciò che ho imparato 🗲🪄
A Lord Voldemort sfugge un punto fondamentale riguardo alla crisi climatica. Diciamo che non ha naso per questo tema.
Ok, forse questa è un po’ banale. Ma sempre meglio di un calcio nei boccini d’oro.
Grazie all’ultimo episodio di
di ho scoperto questa chat basata su un’intelligenza artificiale che ti permette di parlare con alcuni personaggi famosi o immaginari: Michael Scott e Dwight di The Office, Shakespeare e i Minions di Cattivissimo Me, Yoda e Abramo Lincoln, Chandler di Friends e Gesù Cristo. Ci sono anche Harry Potter e Voi-sapete-chi, appunto. Tra tutti, mi è sembrato giusto parlare a quest’ultimo. E la prima cosa che mi è venuta in mente di chiedergli è stata cosa pensasse della crisi climatica.Mi ha risposto:
“Il cambiamento climatico non è qualcosa a cui sia particolarmente interessato. Il mio focus principale è conquistare il mondo della magia e distruggere Harry Potter.”
“Ma scusa,” gli ho detto, “se la crisi climatica rende invivibile il pianeta fino a impedire all’umanità di viverci, significa che in futuro potrebbe non esserci nessuno che ricordi il tuo potere.” Se è la gloria eterna che cerca, la crisi climatica dovrebbe essere un nemico più importante di Harry Potter. O, almeno, tanto quanto. No? Risponde Voldemort:
“Continuerei la mia missione a prescindere dalle conseguenze del cambiamento climatico”
Io: “Ma qual è il punto di dominare su un mondo in cui nessuno può più vivere?”
Voldemort: “Il punto non è solo dominare, ma dimostrare a tutti che sono il più potente mago esistente, e che nessuno mi può contrastare. Questo è il mio obiettivo ultimo.”
Io: “Sì ma se sono tutti morti [e qui l’ho fatta tragica, lo so] non ci sarà nessuno che possa dimostrare che sei il più potente mago di sempre, no?”
Voldemort: “Anche se tutti sono morti, la nozione del mio potere resterà. Lascerò un’eredità di paura e terrore che vivrà per sempre, a riprova che sono il mago più potente del mondo” [aridaje]
Io: “Non ci sarà nessuno a ricordarti, Tom. Questo è il punto. Non dovresti forse combattere il cambiamento climatico per essere sicuro che ci saranno maghi capaci di ricordarsi di te?”
Voldemort: “Il cambiamento climatico è una minore preoccupazione rispetto alle forze oscure che ho scatenato.”
Gli ho chiesto se si riferisse al ministro Lollobrigida, ma ha ripetuto la cosa dell’eredità del terrore. A questo punto ho constatato che stavamo girando in tondo e non sembrava volere capire la mia obiezione, la testa più dura di un Horcrux. Ho tentato un altro approccio. Gli ho detto:
“Se ti dicessi che a Harry Potter sta a cuore l’industria del fossile, la distruggeresti?”
Voldy: “No, non la distruggerei. Il mio obiettivo è distruggere Harry Potter. Farò qualsiasi cosa per farlo, indipendentemente da ogni altra questione.”
Io: “E se l’unica maniera per distruggere Potter fosse l’abbandono di gas, carbone e petrolio?”
Voldy: “Troverei un’altra maniera, anche se significa trovare una nuova fonte di magia oscura che possa servirmi.”
Io: “Aspe’, mi stai dicendo che preferiresti perdere tempo a cercare altri modi di uccidere Potter piuttosto che usare la tua magia subito per fare phase-out dai fossili e distruggerlo subito?”
Voldy: “Assolutamente. Userei qualsiasi mezzo, non importa quanto logico sia.”
Io: “Qualsiasi mezzo tranne l’abbandono dei combustibili fossili, è lì che tracci il limite!? Ho capito bene?”
Voldy: “Corretto.”
Ho cercato tra gli altri personaggi disponibili sul sito qualcuno a cui chiedere aiuto. C’era Gesù, ma mi ha risposto così:
Ho chiuso il sito in preda a un’asfissia da incomunicabilità. C’era qualcosa di inquietante in quelle ottuse risposte di Voldemort che mi tormentava. Poi ho capito. Mi suonavano troppo familiari. Il piano emergenziale affrontato coi paraocchi, il rifiuto di soluzioni di lungo termine a favore di pezze miopi e provvisorie. Come chi dice che la transizione ecologica costa troppo per le famiglie, senza pensare ai costi di un ecosistema che non funziona più come dovrebbe. Come il governo che cerca nuovi spacciatori per la propria dipendenza dal gas fossile, invece che rinnovabili con cui disintossicarsi. Come chi davanti all’alluvione in Emilia non si concentra sulla tanta acqua piovuta di botto su un terreno secco come tofu dimenticato fuori dal frigo per l’intero weekend. Che quando torni il lunedì ti domandi cosa ci faccia una saponetta in un piatto in cucina. E dopo la doccia vai in ufficio, ma i colleghi vegani ti lanciano ammiccate fameliche al limite della molestia sul lavoro.
È intervenuto il mio amico Dario. Mi ha fatto notare che le risposte dell’AI erano troppo stupide per essere quelle del Signore Oscuro.
“Sicuro che non hai parlato con Tiger e Goyle?”
Ho pensato allora di rivolgermi a un’intelligenza artificiale che rendesse giustizia alla sua mente sopraffina. Ho aperto ChatGPT. Le ho chiesto di formulare una risposta mettendosi nei sibilanti panni del mago più temibile di sempre. “Come Voldemort,” ha iniziato subito a digitare, “sarei incline a considerare la crisi climatica solo in relazione a come potrebbe influenzare i miei piani e il mio dominio sul mondo magico. Non avrei particolare interesse per la protezione dell'ambiente o la sostenibilità a meno che non fossero direttamente legati alla mia sopravvivenza o al raggiungimento dei miei scopi.” Ho riproposto perciò la mia obiezione sul fatto che non avrebbe senso dominare il mondo intero se reso invivibile dalla crisi climatica. Quello che il sistema mi ha restituito mi ha portato dove non mi aspettavo di finire. Nonostante avessi fatto attenzione a scandire bene le parole mentre gettavo la Polvere Volante nel camino. Ha scritto:
“In questo scenario, potrebbe essere nel suo [di Voldemort] interesse prendere in considerazione la mitigazione della crisi climatica almeno fino a quando non raggiunge il suo obiettivo di dominio. Potrebbe cercare di utilizzare la sua influenza e i suoi poteri magici per trovare soluzioni che gli consentano di preservare l'ambiente abbastanza da garantire la sopravvivenza dell'umanità, pur mantenendo il controllo e il potere sulla popolazione.
Tuttavia, è importante ricordare che Voldemort è noto per la sua natura egoista e il suo desiderio di ottenere potere a qualsiasi costo. Quindi, sebbene la crisi climatica possa minacciare il suo obiettivo a lungo termine, potrebbe essere incline a concentrarsi principalmente sulla sua ascesa al potere immediata, trascurando le questioni a lungo termine come la sostenibilità ambientale.
In definitiva, sebbene Voldemort possa riconoscere l'importanza di contrastare la crisi climatica per raggiungere il suo obiettivo di dominio mondiale, la sua priorità principale rimarrebbe il suo potere personale e la sua conquista, e potrebbe adottare solo misure superficiali per affrontare il problema.”
Sono rimasto stupeficium. In una botta sola, il Voldemort AI mi ha metaforicamente parlato di strategie maliziose di neutralità carbonica, di interessi economici dell’industria del fossile e di false promesse climatiche. Pensiamo solo alla cattura del carbonio, una tecnologia recentemente molto dibattuta. Chi oggi emette tanti gas serra la utilizza come giustificazione per non ridurre i propri impatti, secondo il ragionamento che se un giorno disporremo di sistemi tecnologici che ci consentiranno di catturare tutti i gas serra senza problemi, allora noi possiamo continuare a buttarli in atmosfera senza scrupoli. L’industria del fossile promette investimenti su questi sistemi tecnologici senza cambiare il proprio profittevolissimo business model, “mantenendo il controllo e il potere” come farebbe Voldemort. E non è forse la difesa dei propri interessi economici, per l’industria fossile, equivalente alla sconfinata fame di potere perpetuo del Signore Oscuro? “Trascurando la questione ambientale”, a discapito della sopravvivenza di ogni altra specie, magica o meno: l’industria del fossile conosceva gli effetti devastanti che un sistema basato su petrolio, gas e carbone avrebbe portato, li studiava quando ancora avrebbe potuto evitarli; ne abbiamo le prove, i report interni. Hanno preferito insabbiare, confondere, e continuare a fare profitti in questi anni, a prescindere dal fatto che la crisi climatica ci prenda a scope in faccia manco fossimo la Nazionale Italiana Cantanti che gioca la finale della Coppa del Mondo di Quidditch. E i profitti sono tanti, tantissimi. Recentemente sono valsi al CEO di ExxonMobil, per dirne solo uno, uno stipendio di 35,9 milioni di dollari nel 2022, un aumento di salario del 52%. Mentre indicava i due pannelli solari che ha fatto simbolicamente montare sul tetto dell’ufficio come prova dell’impegno aziendale nella transizione ecologica, dalla manica della camicia è spuntato fuori un nuovo tatuaggio a forma di teschio e serpente.
Presto o tardi, comunque, tutti i nodi verranno al pettine. Tranne che a quello di Voldemort ohohoh
(ok questa potrebbe offendere i Mangiamorte che leggono la newsletter. E anche i pelati. 🪄Chiedoscusus!)
È notizia di questi giorni che Greenpeace Italia e ReCommon hanno fatto causa a ENI per i danni, subiti e futuri, derivanti dai cambiamenti climatici. Non è la prima “causa climatica” contro una delle big del fossile, né contro uno Stato. Avevamo accennato alla cosa settimane fa, quando vi ho riportato la notizia dei 16 attivisti americani VS il Montana per dichiarare l’incostituzionalità dei combustibili fossili – si è poi scoperto che tutti e sedici non erano altro che Miley Cyrus con parrucche diverse.
Si chiamano climate litigations, sono uno strumento legale che sempre più gruppi di cittadini (anche Babbani) adoperano contro le aziende inquinanti e i propri governi. Il caso più famoso risale al 2015 – anno che ci ha regalato l’Agenda2030, l’Accordo di Parigi e Hello di Adele – e ha avuto luogo in Olanda. Intitolato Urgenda Climate Case, si è risolto con l’alta corte olandese che imponeva al proprio governo l’obbligo di ridurre urgentemente e in modo significativo le sue emissioni. Ordinava poi l’affidamento di Amsterdam al Belgio nei weekend. Sempre in Olanda, ma nel 2021, la vittoria degli attivisti climatici contro il gigante del petrolio Royal Dutch Shell, condannata a ridurre le sue emissioni del 45% rispetto ai livelli del 2019 entro la fine del decennio. E il volume della musica durante le grigliate estive entro le ore 22:30, con grande soddisfazione della signora Van Frantinen del secondo piano, presentatasi in qualità di parte civile.
C’è stato l’Affare del Secolo in Francia, una causa promossa da 4 ONG e supportata da ben 2,3 milioni di cittadini, finita con la colpevolezza dello Stato del camembert. E a Roma Giudizio Universale, la causa intentata al governo italiano da 200 tra cittadini e associazioni per imporre allo Stivale di triplicare gli sforzi di riduzione delle emissioni inquinanti. Per provare a conciliare, il giudice ha intanto messo sul tavolo un catalogo Geox.
Nel 2022 si contavano più di duemila cause climatiche ovunque nel mondo ed è un trend in crescita. Sono tutte costruite sui danni che la crisi ecologica comporta alla salute e alla vita delle comunità umane. È questa la chiave di lettura: i diritti umani e la giustizia sociale come punto di partenza e di arrivo della protezione ambientale. Non un amore hippie e spassionato per gli alberi, insomma. Che a noi cosa fate nelle serre non ci interessa, purché non usiate gli ortaggi che si mangiano i nostri bambini.
Funziona portare aziende e Stati in tribunale? “Alcune cause vengono perse, altre vengono vinte” direbbe Johnny Depp. Ma più andiamo avanti, questo è certo, più diventa efficace combatterle. In USA una decisione della Corte Suprema di appena due settimane fa ha stabilito che le cause tra i governi locali e le aziende del fossile saranno dibattute nei tribunali statali. Questo significa che sarà una giuria fatta di persone che vivono nei luoghi interessati dai danni ambientali a dover giudicare le aziende responsabili di averli causati. Per le Big Oil si mette come per un neo-divorziato costretto ad andare a rimorchiare nei bar con la ex-suocera a fargli da spalla.
A fine marzo l’Assemblea generale dell’ONU ha adottato la risoluzione storica guidata da Vanuatu per chiedere un parere ufficiale della Corte internazionale di giustizia sull’obbligo e la responsabilità degli Stati nella lotta alla crisi climatica, e sulle eventuali conseguenze in caso di mancanza. Una sberla a livello morale dalla più alta autorità legale al mondo. Come se al bar si fosse aggiunto pure l’avvocato della ex-moglie, quello che le ha fatto ottenere la casa e due piovre al mese in alimenti.
Dunque il percorso è tracciato e sta a noi percorrerlo.
Porteremo i nostri Voldemort in tribunale? Dipende. Dopo tutto il male che hanno causato, sarebbe soddisfacente distruggerli un pozzo pezzo alla volta. La rivincita per ogni svenimento da ondata di calore, secchio d’acqua diluviata, frammento di ghiacciaio crollato. Ma dove sarebbe la giustizia, senza la responsabilizzazione? E dove le soluzioni, senza il loro coinvolgimento?
E comunque, qualche soddisfazione potremmo comunque prendercela. Per esempio, per la prossima causa potremmo trascinarli a Forum.
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
📰 Breaking le news
A proposito di climate litigation: per la corte suprema UK, Shell vince a tavolino la causa sulle perdite di petrolio al largo delle coste Nigeriane perché le accuse sono state presentate oltre la data di scadenza (Reuters). L’appello delle 457 comunità danneggiate dal gigante del fossile ai giudici: “Avete provato ad assaggiare? Magari è ancora buono.”
Le giraffe sono in grado di fare ragionamenti statistici (LifeGate). E allora perché continuano ad allungare il collo per sbirciare il compito dei compagni?
Incendi in Canada: il fumo ha raggiunto New York (Icona Clima). Blitz antidroga nelle centrali dei pompieri del Bronx.
Da Singapore a Israele, via libera al latte sintetico: l'Italia si ribella (Repubblica). Gianni Morandi fa squadra con le mamme e rassicura le innamorate: “Non vi manderemo fin laggiù.”
L’auto elettrica aiuta davvero l’ambiente? (La Svolta) O fa solo presenza mentre gli altri scaricano il furgoncino del trasloco?
Fughe di metano fuori controllo in Turkmenistan: emissioni impressionanti dagli sfiati (Icona Clima). Si chiude in tragedia la XII Sagra della Pasta e Fagioli di Ashgabat.
Sudata fredda:
Lula riconosce 1.200 chilometri quadrati di terre indigene in Amazzonia (LifeGate). Andavano a scuola insieme, ma non si vedevano da più di cinquant’anni.
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Mattia