In via de-estinzione
Ride verde chi ride ultimo - 15 minuti di gloria per il metalupo dopo 13.000 anni di estinzione
Siamo così nostalgici da volere riportare in vita specie estinte.
Ma non ci bastavano i fascisti?
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Si fa presto a dire wolf
Due lupacchiotti bianchi che ululano in mano a un uomo hanno travolto il mondo, e solo in parte è per via della loro ancestrale cuteness. La Colossal Biosciences, azienda texana da 10,3 miliardi di dollari che da anni pasticcia con i geni di animali estinti, ha annunciato di avere riportato in vita l’enocione (Aenocyon dirus), noto col suo nome d’arte dire wolf. O anche metalupo, ma solo da quando si è iscritto a Instagram e Facebook. Non se ne vedevano più da almeno 13.000 anni, dall'ultima volta che un figlio paleolitico convinse sua madre che si sarebbe occupato lui di portarli fuori e dare loro da mangiare. Poi tra la verifica di caccia e raccolta, e ci sono i cartoni rupestri, e c’è la partita di tigri dai denti a sciabola, chi è che doveva fare su e giù tra bosco e caverna? “Mai più” disse la mamma all’ultimo enocione. “E ringrazia che non ci sono ancora le autostrade, se no vedi a quest’ora dove stavi!”
Si è gridato “al lupo de-estinto! Al lupo de-estinto!” ma che si tratti di vera de-estinzione è una bugia. I ricercatori hanno replicato 14 geni trovati nei fossili di enocione per provare a fare nascere alcuni cuccioli di lupo grigio che ne condividessero l’aspetto - pelo bianco, forma della testa, dimensioni. Una tecnica furba abbastanza da ingannare i più disattenti e creare confusione.
“Papà, come mai assomiglio tanto a Dario, il collega di mamma?”
“Deve averle lasciato qualche fossile in ufficio, le sere che lavorano fino a tardi”
De-estinguere non significa resuscitare, quella è roba da figli di falegnami. Piuttosto, creare organismi viventi che assomiglino il più possibile a specie ormai estinte. Le recenti conquiste scientifiche nell’ingegneria genetica ci hanno fatto fare passi da mammut in questo senso, tanto da permetterci di smanacciare i geni con incredibile efficienza – il bello è che se poi diventi cieco, sai anche come ridarti la vista. Attualmente possiamo prendere il DNA dai resti di un animale, confrontarlo con quello di una specie simile ancora in circolazione, trovare le 20 (o più) differenze, fare taglia, copia e incolla in un ovulo e chiedere a un esemplare femmina della specie viva di fare da madre surrogata. Non in Italia, eh, per carità. Quello che ne esce fuori è dunque il primo esemplare di una specie nuova che però emula caratteristiche di quella vecchia. Ci credo che poi, al baby shower, è pieno di scienziati che si chiedono se non avranno forse cannato il regalo.
Non stiamo de-estinguendo, è semplicemente un reboot. E nemmeno particolarmente straordinario, considerando che nel frattempo hanno voluto rifare Una pallottola spuntata con Liam Neeson nei panni del tenente Drebin, senza scomodare neppure la scienza. Il mondo, tuttavia, non parla d’altro da giorni. È che questa idea di de-estinguere ci piace tanto, come nemmeno alle stereotipate massaie nelle pubblicità degli smacchiatori, e infatti appena una settimana fa eravamo impazziti tutti per un topo con il pelo da mammut, altro stunt pubblicitario della Colossal, prova definitiva che abbiamo ormai sdoganato il trapianto di capelli anche tra i giovanissimi.
Riportare davvero in vita un’intera specie vorrebbe dire ripristinare una popolazione di individui con lo stesso patrimonio genetico completo di quelli che c’erano prima, con lo stesso comportamento e soprattutto con la stessa interazione con l’ecosistema. E la Colossal Biosciences afferma anche di volerle de-estinguere proprio per il ruolo di architetti e ingegneri ecologici che avevano un tempo; tranne il bradipo gigante, che aveva fatto studi da geometra. Tipo che i mammut, dicono loro, potrebbero andare a plasmare nuovamente la prateria siberiana, contribuendo così a catturare più CO2. Okay. Ma qui casca l’asino (del pleistocene): tra deforestazione e distruzione degli habitat, tra consumo di suolo e conflitto uomo-natura, tra modernità e mondo globalizzato, è davvero difficile credere nella possibilità di reintrodurre antiche, possenti creature sulla Terra, su questa Terra. Un mammut sul pianeta di oggi calpesterebbe più frequentemente aiuole, campi coltivati e strisce pedonali, e solo quando è verde - sempre che non fossero daltonici. Se lo mettiamo in Siberia, chi ci garantisce che Putin non lo spedirebbe nel Donbas? Più in generale, chi ci assicura che un redivivo tilacino, la tigre della Tasmania simbolo a sua volta della de-estinzione, avrebbe gli strumenti per distinguere contenuti veri da quelli generati dall’AI? E soprattutto, chi si riesce anche solo a immaginare la devastazione che causerebbero i dodo con le sigarette elettroniche?
La verità è che di questi tempi, fossi un animale estinto, non vorrei tornare sul pianeta. In un mondo in cui gli umani hanno ammassato tutto, e alle altre specie, di massa, hanno lasciato solo l’estinzione? Naaa, lasciatemi in pace finché non sistemate il vostro rapporto con la natura, ché tornare per essere estinto un’altra volta è più la sbatta del viaggio. Per un metalupo, in questa Europa, non c’è nulla di buono. Se proprio lo rivogliamo, sarà meglio procurargli prima antidoti contro il veleno dei contadini, giubbotti anti-proiettile contro la politica dell’UE e, visti i recenti avvistamenti a Milano, un appartamento economico non troppo lontano da una metro.
Coincidenzissime È dal 1944 che Mary Kroger e Pat DeReamer, di 94 e 95 anni, si scambiano la stessa cartolina di auguri per il compleanno, tutti gli anni. La cosa buffa è che recita: “Perché sarà un lungo, lungo tempo prima che diventi un vecchio fossile!” E sul fronte: “Qui per augurarti un compleanno che è veramente COLOSSALE!”
📰 BREAKING le NEWS🌍
Un’alga ha reso più aggressivi i leoni marini della California (Il Post). Che ora rovistano nelle borse dei pinguini in cerca di qualche spiccio.
In Europa non c’era mai stato un mese di marzo caldo come quello del 2025 (LifeGate). Ma è facile fare gli splendidi, prima ancora di avere visto quel del 2026, 2027, 2028, 2029…
Australia: l’area alluvionata è estesa quanto Francia e Germania messe insieme (Icona Clima). Alle piogge eccezionali, ormai, conviene l’Interrail.
Il falco pescatore ripopola le zone umide della Maremma (Green&Blue). Ville acquistate grazie ai soldi fatti coi bitcoin.
Pettorano sul Gizio, il primo paese a misura d’orso (Guardian | in ita su Repubblica). Ogni casa ha un letto troppo duro, uno troppo morbido, e uno perfetto se sei una bambina riccioluta.
SUDATA FREDDA
Trump rilancia l’estrazione del carbone, necessità o propaganda? (Green&Blue). Meglio ancora: capitalismo o tombolata?
Il Green deal continua a essere il capro espiatorio del governo Meloni (Greenkiesta). Da maggio, per ogni minuto di ritardo del tuo Freccia, verranno rottamate 10 auto elettriche.
🎲 Sosteniquiz!
La domanda della scorsa puntata era: “Quale tra [pescherecci, tracce di DNA, orecchie, salvagenti] NON ci aiuta a sapere quanti pesci ci sono nel mare?”
La risposta giusta è: I salvagenti
No, i salvagenti non ci aiutano a contarli, al massimo ci consentono un riposino nel mentre. Ma allora come si contano i pesci nel mare? L’ho raccontato su LifeGate.
👏 Appena il 33% di voi ha indovinato!
💭 Nella prossima puntata una nuova domanda, non mancate!
🍿 Un pop di clima qua?
Kyoto è lo spettacolo teatrale che mette in scena le dinamiche di potere dietro le negoziazioni che portarono al Protocollo di Kyoto del 1997, il primo importantissimo accordo di diplomazia climatica internazionale. Come soggetto è un’idea assolutamente intrigante ma quantomeno ardita, considerando che la conversazione sulla crisi climatica è difficile, spaventosa e polarizzante. Ma almeno non è un musical.
👉E tu hai film, serie TV, romanzi, canzoni, artisti che fanno riferimenti gustosi a clima e ambiente? Segnalameli e li proporrò nella prossima puntata!
Ciao, io sono Mattia Iannantuoni e questa è la fine di Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale.
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