Indovina chi viene a cena
Ride verde chi ride ultimo - Ma davvero i vermi mangia-plastica ci salveranno?
Scosse di terremoto in Campania, alluvioni in Toscana e allerte in Emilia.
Gli ecosistemi italiani sono ufficialmente entrati nelle ronde anti-maranza.
Questa settimana approfondiamo gli stomaci forti delle creature che non piacciono agli stomaci deboli. Ma prima le news!
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📰 BREAKING le NEWS🌍
Report Nevediversa, nel 2025 aumenta il numero di impianti di risalita costretti a chiudere (Legambiente). Consoliamoci, sarà sempre più facile raggiungere la cima a piedi visto che senza neve non si scivola.
Il fondo saudita PIF compra l’azienda di Pokémon GO e prosegue la campagna di green- e sport-washing della petromonarchia (Il Post). Ma assicurano: “Aggiungeremo la CO2 tra i Pokémon da catturare.”
Qualità dell’aria: solo sette nazioni rispettano gli standard raccomandati dall’OMS (Icona Clima). Le stesse che a scuola non facevano copiare mai.
Le microplastiche interferiscono nella fotosintesi delle piante (Rinnovabili). Ironicamente, passare ad alternative in carta sarebbe una soluzione crudele.
SUDATA FREDDA:
Influencer Usa porta via un cucciolo di wombat alla madre, rischia il ritiro del visto australiano (La Zampa). Trump risponde con dazi +50% su tutti i marsupiali.
🪱Larve che mangiano la plastica
Uno dei motivi per cui noi umani beneficiamo di una biodiversità ricca e in salute è che studiandola troviamo soluzioni originali ai nostri problemi. O così ha detto la mia ragazza, dopo avere guardato un documentario sulle mantidi religiose.
Dall’osservazione di certe proprietà di piante e funghi, di certe abilità di insetti, anfibi e uccelli, sono nate invenzioni straordinarie, come il velcro, l’aerodinamicità, le medicine per il cancro, i leggins leopardati. Ma c'è una storia che ciclicamente spunta fuori, e che cattura la mia attenzione per la sua stranezza: le larve mangia-plastica. Un’inaspettata arma biologica contro l’unica crisi ambientale che mette d’accordo tutti. Perché diciamolo, l’inquinamento da plastica è un po’ la Nazionale ai Mondiali di calcio delle disgrazie planetarie.
È vero, esistono insetti in grado di mangiare plastica. Il che non significa sminuzzarla con la masticazione e poi defecarla, cosa che con un po’ di impegno so fare anche io. Parlo proprio di digerire alcune classi di polimeri, scomponendoli e assimilandoli nel metabolismo. La ricerca scientifica lo sospettava dagli anni 50, ma è all’inizio di questi anni 20 che si è acceso l’interesse per il fenomeno. Uno studio in particolare ha documentato la capacità delle larve di Tenebrio molitor europeo, la tarma della farina, di nutrirsi di polistirene (la plastica che ha la sigla PS, ma non il distintivo). Durante alcuni test, i ricercatori hanno scoperto che la larva riesce a sopravvivere anche con una dieta di pura plastica, consumando il 31% del materiale in soli 30 giorni, al termine dei quali avrebbe potuto comunque chiedere il rimborso se non pienamente soddisfatta. Ricerche successive hanno scoperto che un simile appetito è proprio anche del Zophobas morio, un insetto noto in inglese come superworm. Il terrore dei criminali che ricorrono alla chirurgia estetica.
Il segreto di questa abilità è il complesso meccanismo azionato dai batteri che le larve contengono, e in particolare dagli enzimi coinvolti durante la digestione. Sono loro che potrebbe aiutare noi umani, operativamente. L'idea è sintetizzarli e applicarli in fase di riciclo o di clean-up. Sarebbe infatti ridicolo pensare di riversare tonnellate e tonnellate di larve di insetti infestanti su tonnellate e tonnellate di packaging disperse nell’ambiente. Nemmeno se lo chiedessimo per favore al netturbino del giovedì, che pur dicono sia molto gentile.
Ovviamente, ci sono diversi problemi di fattibilità:
Gli enzimi funzionano in modo molto meno efficace senza la masticazione meccanica delle larve. Io che da piccolo chiedevo a mio padre di tagliarmi a pezzettini le spinacine prima di iniziare a mangiarle, posso capirlo.
Abbiamo scoperto enzimi che funzionano su pochi e precisi polimeri, in particolare sul polietilene (codice PE02 e 04, per il televoto) e sul polistirene appunto. Ma in giro ne abbiamo messi molti di più e tutti mescolati tra loro, come le carte nelle sale comuni degli ostelli. Separarli in certi casi è impossibile, tipo che pensi sia polipropilene, invece è un tre di coppe.
Il riciclo è fatto sempre e solo se supportato da una logica di costi-benefici. Vale a dire: noi recuperiamo ciò che arriva a fine vita solo quando c’è un valore in quello che tiriamo fuori. È per questo che i nostri gabinetti sono collegati alle fogne e non alle cantine. A differenza di umido, alluminio e carta, la (poca) plastica che attualmente ricicliamo, esce fuori dal processo con una qualità molto inferiore alla plastica vergine, e quindi è meno ricercata. “Non che vergine sia così facile da trovare” commenta l’Arcangelo Gabriele.
Se non si trova un modo per risolvere questi ostacoli, le larve mangia-plastica restano materia di sogni – o incubi, se siete schizzinosi. Una speranza, in questo senso, arriva da alcune sperimentazioni. Recenti scoperte hanno trovato in Giappone un batterio, la Ideonella sakaiensis, che "mangia” il PET, la plastica delle bottigliette. Il suo enzima è chiamato PETase, e alcuni laboratori lo hanno estratto e modificato perché funzionasse bene anche da solo. Riesce a ridurre le bottigliette in acido tereftalico e glicole etilenico, componenti preziose per cosmesi e farmaceutica, e che come tali offrono una giustificazione economica agli sforzi di riciclo. Per renderlo ancora più efficace, i ricercatori lo hanno poi ingegnerizzato. Il risultato è il Fast PETase, un enzima veloce, talmente veloce che ci puoi vedere i contenuti in 4K senza buffering e ora perfino Jannik Sinner si è dato disponibile per fargli da testimonial.
Fun fact. Un gruppo di ricerca della Università di Edinburgo, proprio partendo dai due componenti del PET, condendoli con alcuni enzimi e dandoli in pasto al batterio E.coli, sono stati capaci di produrre vanillina e farci gelato alla vaniglia. Se pensate faccia schifo, non sapete che gran parte della vanillina in commercio è sintetizzata dal petrolio. La prossima volta che andate dal vostro benzinaio, chiedetegli di aggiungere la cialda.
Ora, sicuramente scoprire che esistono esserini affamati del problema sconfinato che è la plastica ci fa stare meglio, ci rassicura, e scommetto saremmo tutti pronti a guardarci un MasterChef - Worm edition (un tempo girava la storiella per cui ci mangeremmo una carta di credito al giorno, no? Tanto vale farla gourmet). Ma diffidiamo sempre delle soluzioni magiche ai problemi complessi. Il riciclo della plastica è stata una delle bugie più grandi degli ultimi 70 anni, come hanno documentato diverse inchieste. L’industria del fossile macina soldi sulla produzione di polimeri, e conta di farlo ancora per tanto tempo soprattutto se chiudiamo loro i pozzi; anche perché con la plastica fai ottimi contenitori in cui conservare i miliardi. E dunque è probabile che ci mentiranno ancora, arrivando presto o tardi a montare l’hype sulle larve mangia-plastica fino a trasformarle in coriandoli da gettarci negli occhi ed impedirci così di firmare accordi internazionali che pongano limiti alla produzione di questo materiale. “Tranquilli,” diranno, “sono 100% riciclati!”
🎲 Sosteniquiz!
La domanda della scorsa puntata era: Cosa rappresenta questa immagine?
Risposta giusta: I cinesi che fanno gli sboroni
In effetti, quelli sanno flexare. Ma in modo delicato, sottile, soft. Sono la più grande potenza solare sul pianeta? Sì, ma mica te lo sbattono in faccia. Preferiscono disporre 196.000 pannelli fotovoltaici a forma di junma, di “bel cavallo”, nel deserto per giunta, e aspettare tu lo veda dal satellite. L’ho raccontato su Will.
👏 Solo il 46% di voi ha indovinato! Il resto non parla cinese.
💭 Nella prossima puntata una nuova domanda, non mancate!
🍿 Un pop di clima qua?
Episodio 14 di Jujutsu Kaisen, l’anime giapponese che mi sono sparato in questi giorni. Il riferimento al riscaldamento globale è totalmente random e privo di contesto, a dimostrazione di quanto sarebbe facile parlare di clima, nella cultura pop.
👉E tu hai film, serie TV, romanzi, canzoni, artisti che fanno riferimenti gustosi a clima e ambiente? Segnalameli e li proporrò nella prossima puntata!
Ciao, io sono Mattia Iannantuoni e questa è la fine di Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale.
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