La politica del cane di mia nonna
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale
Mia nonna ha una cagnetta di nome Lola. È un botolo grasso, puzzolente e isterico. Non è un bel cane: la guardi e pensi che okay la biodiversità, ma c’è un limite a tutto.
Lola non si è sempre chiamata così. Quando stava con la sua precedente famiglia, il suo nome era Lula. Ma mia nonna, che tende a confondere i nomi e prima di beccare il tuo elenca quello dei membri dell’intera famiglia, era preoccupata che Lula suonasse troppo come Luca e Luna, i miei due cugini. Dunque ha optato per la transizione: da u a o, mia nonna ha chiuso il cerchio.
Lula ha riconosciuto la vittoria di Lola e ha accettato l’esito con pieno spirito democratico. Bolsonaro invece no. O meglio, non subito. Domenica ha perso, di poco, uno dei ballottaggi più importanti per il pianeta intero. Perché nella divisione del mondo la civiltà umana ha fatto finire la maggior parte di uno dei grandi polmoni verdi della Terra dentro i confini di un unico Paese, e mo’ vallo a riprendere. Mica è come quando il pallone finiva nel cortile del vicino. Per quanto potesse essere scorbutico lui, se gli suonavi e chiedevi cortesemente poi te lo restituiva. Con l’Amazzonia non è così semplice. Nemmeno se scavalchi.
E allora devi incrociare le dita e sperare che a governare i confini con dentro la foresta amazzonica ci sia una persona che non abbia come pallino quella di abbatterla. Negli ultimi quattro anni ci è andata male. Jair Bolsonaro avrà pure il nome da vero bomber brasiliano, ma come leader del Paese ha tagliato con l’accetta le regolamentazioni ambientali, incoraggiato l’appropriazione illegale delle terre dei popoli indigeni, col risultato di un aumento terribile tanto della deforestazione quanto degli omicidi nella regione amazzonica. Giornalisti e attivisti compresi. Però vedessi che dribbling...
Al potere tornerà Luiz Inácio Lula da Silva (e poi è mia nonna quella che chiama l’intera famiglia?) e le speranze sono alte. Soprattutto perché durante il suo precedente governo aveva fatto il miracolo. Nel 2004 aveva ereditato uno sfacelo di Amazzonia, con 28 mila chilometri quadrati di foresta, be’, deforestata. Nel 2012 il Brasile si ritrovava una situazione molto diversa: la deforestazione era stata limitata a poco più di 4.500 chilometri quadrati. A quasi venti anni di distanza, riuscirà Lula nella stessa impresa? Il neo presidente è un uomo che è stato provato da tante vicende giudiziarie, e il Brasile che si trova a guidare oggi è profondamente cambiato. Secondo l’analisi di Carbon Brief, tuttavia, avrebbe le carte in regola per ridurre la deforestazione dell’89%. Dovrà solo convincere i brasiliani a tornare ad usare MSN e i BlackBerry.
I politici d’oggi non sanno perdere. Come il suo BFF Trump, Bolsonaro non ha immediatamente riconosciuto la sconfitta. E dire che ci andava al liceo insieme. Nelle 44 ore e 34 minuti intercorse tra l’esito delle elezioni e la rottura del silenzio da parte del presidente uscente, i suoi sostenitori più fanatici, i portabólses, hanno intentato la rivolta civile. È successo anche che alcuni camionisti avevano inizialmente barricato le autostrade del Paese, ma i tifosi del campionato di calcio le hanno rotte per riuscire a raggiungere gli stadi in tempo per il fischio di inizio. E pensare che sulle nostre strade, a tentare di rompere i blocchi degli attivisti ci sono solo quelli con la laurea in scienze ambientali. Ecco, sicuramente questo episodio offre uno spunto agli attivisti climatici: gli ultras della Serie A sono pronti a farsi coinvolgere, basta iniziare a lanciare zuppa e purè sui guardalinee.
Dalle mani della politica passa la sopravvivenza del genere umano alla crisi climatica e ambientale. Secondo un report di Freedom House solo il 20% della popolazione mondiale vive in Paesi “liberi”. Negli altri c’è la fila fuori, ma se ti scappa proprio vai in quello dei disabili.
Sono le democrazie la struttura di potere più favorevole all’azione climatica. Fanno meglio dei totalitarismi sia dal punto di vista degli impegni che dei risultati. Ma ci sono delle criticità. Più in una democrazia cresce il senso che le elezioni siano questione di vita o morte, più è probabile che gli elettori siano meno focalizzati sul lungo periodo (perché pensare alla neutralità climatica al 2050 se c’ho le bollette che nemmeno la Reggia di Versailles?). Più c’è corruzione e disinformazione, meno presenti saranno le policy ambientali. Vittorio Sgarbi, nuovo sottosegretario alla cultura, ha detto a Sky TG24 che “le pale eoliche sono orrore e violenza come stuprare bambini”. Capite la disinformazione? Doveva essere “ci penseranno i giovani”, Vittorio, non “penseremo ai giovani.” Soprattutto, non in quei momenti lì.
Cosa succede se l’attivismo diventa illegale anche nelle democrazie? La libertà di espressione è fondamentale per incoraggiare l’attivismo, che è fondamentale per spostare la conversazione pubblica, che serve per cambiare le norme sociali, che al mercato mio padre comprò… ma adesso chi ci va più al mercato? Facciamo un Deliveroo.
In Olanda, l’attivista che si è incollato alla Ragazza col turbante di Vermeer si è beccato due mesi di prigione. In tribunale ha provato a spiegare che in realtà si erano semplicemente incastrati i capelli nell’orecchino di perla, ma non gli hanno creduto. Anche perché è rasato. La giudice ha subito fatto sospendere uno dei due mesi di sentenza, perché, ha spiegato, non vuole che “scoraggi altra gente dal manifestare”. Sarò sospettoso io, ma suona tanto come una trappola.
Anche in Inghilterra si sta discutendo proprio in questi giorni per un nuovo bill per rendere reato molte delle tattiche usate dai gruppi di attivismo climatico quali Just Stop Oil e Ultima Generazione. Darebbe inoltre nuovi poteri alla polizia per fermare e perquisire chiunque fosse sospettato di voler intraprendere una manifestazione. Dovesse diventare legge, risulterebbe rischioso anche solo passeggiare per le strade di Londra con della Vinavil in tasca:
“È per uso personale!”
“Certo, come no. Intanto vieni in centrale con noi.”
“Ma ho la verifica di matematica tra un’ora, fatemi almeno avvisare la maestra!”
Da L’Aia a ahia! è un attimo. E qui in Italia, la democrazia sopporta l’azione climatica? Per ora, l’unica minaccia potrebbe arrivare dal “decreto anti-rave”: se non si potranno fare attività in massa, sarà impossibile bloccare una tangenziale. Al più si potrà attraversare una strada trafficata mooolto mooolto lentamente.
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
📰 Breaking le news
È l’Europa che si sta scaldando due volte più velocemente della media globale, o sono io? (Icona Clima)
Le giornate senza auto possono far risparmiare un milione di barili di petrolio in Europa (LifeGate). Ma se il problema è il trasporto, non basta metterli su un fianco e farli rotolare?
Lula può far crollare dell’89 per cento la deforestazione nella foresta amazzonica brasiliana (Carbon Brief). Con la sola forza del pensiero, per giunta!
Negli Usa il riciclo della plastica fermo al 5%. "Coca-Cola e altre aziende non fanno abbastanza" (Repubblica). “Come no?” rispondono loro “con tutti i soldi che spendiamo per dirvi quanto siamo brave a farlo?”
A Frank Mitloehner, l'unico accademico che difende gli allevamenti dall'accusa di essere inquinanti, l’industria della carne ha dato 2,9 milioni di dollari di finanziamenti nel 2019 (The New York Times). Hanno molto a cuore il suo benessere animale.
Le "Gazzelle verdi", la prima squadra di rugby al mondo totalmente vegana (BBC). Non sarà la squadra più presa sul serio del campionato, ma sicuramente è quella più presa per il culo.
Il corno dei rinoceronti si è accorciato nell'ultimo secolo, forse a causa della caccia di frodo (The Guardian). Perseguitati dai bracconieri, hanno così deciso di compiere l’ultimo rituale della conversione all’ebraismo.
Le balene mangiano 10 milioni di pezzi di plastica al giorno (AGI). Spiegato il boom di candidature di cetacei alla nettezza urbana.
Le foche hanno il senso del ritmo senza addestramento (Repubblica). Posso dire? Fa male nel 2022 sentire ancora certi stereotipi.
Sudata fredda:
Lo scienziato agli attivisti che bloccano il GRA: "Questa non è la soluzione, venite a lavorare con me" (La Stampa). Lo seguono in dodici, ma uno lo tradirà.
🔮 L’Oroscopo Climatico
Questa è la settimana climatica della Bilancia.
Siete degli eterni indecisi: quando vi invitano agli eventi, prima dite di non volerci andare ma subito cambiate idea. In amore, il bollore anomalo di questo periodo si è improvvisamente raffreddato. Una spossatezza continua vi mette con il fondoschiena a terra, nonostante gli altri vi invitino a muovervi di lì. Con la settimana che inizia, sentirete la voglia di quella bella vacanzina a Sharm che sognate da tempo…
A proposito di Sharm el-Sheikh e COP27: ho pubblicato un mini-video che riassume alcuni ostacoli con cui si appresta ad iniziare la nuova Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico. Lo trovate qui. Se vi piace, lasciate un ❤️ e mostrate il vostro supporto, grazie! 🤗
Questo era Ride verde chi ride ultimo!
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Mattia