Lupus in fabula
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale.
👋 Ciao! In questo episodio parliamo di cattivoni 🐺
C’è un eterno senso di inferiorità che noi italiani proviamo nei confronti della Germania. Fa capolino ogni volta che sentiamo parlare di comparto industriale, ogni volta che ci confrontiamo con la mancanza di senso civico, ogni volta che prendiamo una buca in città. “In Germania mica rattoppano l’asfalto a caso come qui, eh?” e esserci stati realmente, in terra teutonica, non è mica necessario. Perché noi lo sappiamo che lì, le cose, sanno farle con efficacia e efficienza.
Pensiamoci. In questi giorni stiamo celebrando la cattura di un vecchio mafioso che da trent’anni non si faceva trovare. Mentre loro, i tedeschi, arrestano persone prima ancora che criminali lo diventino. Sono i giovani radunati a Lützerath, il villaggio a sud-ovest di Düsseldorf che rischia di essere inghiottito dall’espansione di una miniera di carbone della RWE. Gli ambientalisti sono lì a resistere all’ennesima offensiva del fossile, a ricordare all’Europa tutta che tra il dire e il fare, quando si parla di promesse climatiche, c’è di mezzo un mare di incongruenze. E fango, nel quale gli attivisti stanno puntellando decisi i piedi. Musei e palazzi del potere già tremano, perché va bene la vernice sul muro ma almeno i pavimenti cerchiamo di tenerli puliti! La polizia intanto ha siglato un accordo con la Vileda per un mocio stordente.
Tra gli attivisti arrestati a Lützerath c’era anche Greta Thunberg, che si è fatta prendere senza opporre resistenza. Mentre la portavano via sorrideva, una Vallanzasca svedese sicura che quell’immagine avrebbero presto fatto il giro del mondo, puntando così i riflettori su quello che succede nelle campagne europee. E così è stato: se in principio era il Verbo, nel 2023 nulla vola più veloce di un meme.
Greta Thunberg e Matteo Messina Denaro sono, da un certo punto di vista, la stessa storia. Uno è reputato una minaccia per la società, un ostacolo al benessere delle comunità, un cultore di un’ideologia distorta, pericolosa, criminosa, contro ogni decenza. L’altro è un mafioso stragista.
A sentire le destre, potremmo dirci doppiamente entusiasti per il loro arresto. Si sta ora valutando se metterli direttamente nella stessa cella e sperare in una mutua rieducazione. Magari Messina Denaro si convertirà all’azione climatica e inizierà a chiedere il pizzo alla Big Oil sui loro extra profitti. Cosa sono trent’anni di latitanza, se non un unico lungo sciopero del venerdì? Con il carcere duro al posto delle lezioni, certo, ma anche la mia prof di letteratura inglese del liceo violava ogni diritto umano.
E Greta, cosa potrebbe ottenere dalla vicinanza con il boss siciliano? Magari nuovi contatti per infiltrarsi nelle grandi opere e dirottare i fondi verso le comunità energetiche. Idee su come imporre l’omertà a chi condivide fake news sul clima. Stratagemmi per riciclare non tanto il denaro sporco quanto più i capi della fast fashion. Approcci non ortodossi per occuparsi in modo definitivo dei negazionisti del cambiamento climatico, i quali si ritroverebbero “a fare compagnia ai pesci.” Ma nelle vasche dell’agricoltura acquaponica, che è comunque più sostenibile.
Mai come oggi avremmo bisogno di una guerra di potere ai vertici della grande azione climatica mondiale. Perché a novembre il mondo si troverà a discuterne negli Emirati Arabi Uniti per COP28, e il presidente scelto è Ahmed Al Jaber, ministro dell’Industria degli Emirati e capo della azienda di energie rinnovabili Masdar, nonché grande cultore dello sport, appassionato di musica tradizionale, e per giunta fa una ratatouille incredibile. Quasi scordavo: è anche l’amministratore delegato dell’Abu Dhabi National Oil Company, la gigante compagnia petrolifera degli Emirati.
La Abu Dhabi National Oil Company pompa quattro milioni di barili di greggio al giorno, che potrebbero salire presto a cinque nonostante i dichiarati impegni di net-zero al 2050 nella nazione araba. Quando si è saputo della nomina di Al Jaber a presidente di COP28, gli ambientalisti sconvolti hanno urlato: “È lui o non è lui? Ceeeeerrrto che è lui!” Diversi esponenti dei movimenti per il clima hanno sottolineato il grave conflitto di interessi a cui questa nomina incorre, ma dal Paese ospitante hanno specificato, risentiti, che non esiste assolutamente alcun conflitto. Gli unici interessi che saranno tutelati, assicurano, sono quelli dei combustibili fossili.
Ora, non potevamo aspettarci chissà quale grande nome da un Paese la cui straripante ricchezza galleggia nel petrolio. Sembra di questo avviso John Kerry, l’inviato sul clima degli Stati Uniti d’America, che ha applaudito la nomina di Al Jaber per la sua conoscenza delle tecnologie pulite e per la sua posizione decisionale in un’azienda che, a suo dire, “sa di dovere affrontare una transizione.” Ma come ci insegnano i maestri, in queste cose non si sa mai.
“E comunque la sua ratatouille è davvero fantastica, si sentono proprio tutti i sapori”
- John Kerry
Purtroppo questa settimana ha fatto la sua entrata in scena anche un altro lupo cattivo, molto più bravo a travestirsi. Avete presente che di tanto in tanto vi rompo le scatole sul fatto che la compensazione delle emissioni di CO2 è una pratica ambigua, che riempie i piani net-zero delle aziende nonostante non si sappia bene se e quando porteranno davvero a benefici climatici? Una nuova inchiesta del Guardian, condotta insieme al tedesco Die Zeit e alla non-profit investigativa SourceMaterial e pubblicata appena tre giorni fa, rivela che più del 90% delle compensazioni di carbonio nelle foreste pluviali fornite da Verra, il principale operatore di compensazioni di carbonio al mondo, sarebbero prive di valore. Non rappresenterebbero minimamente la riduzione di gas serra che invece gli acquirenti di questi crediti si vantano di produrre. Climaticamente inutili, come Pichetto Fratin a COP27.
È un problema enorme. Significa che tutte quelle aziende come Disney, Gucci e Lavazza che in questi anni hanno investito in crediti di carbonio per controbilanciare le proprie emissioni (quelle sì reali), si ritrovano oggi ad avere speso soldi in progetti inutili di cui si stanno vantando ingiustificatamente. Esattamente come chi beve l’acqua aromatizzata con le air up.
Tutte queste pigre/inconsapevoli/maliziose aziende finora ci hanno raccontato che i loro prodotti erano carbon neutral, che potevamo quindi continuare a comprarli, mangiarli, volarli perché tanto non avremmo peggiorato la situazione climatica. E noi, pigri/innocenti/sprovveduti consumatori, seduti sulle loro gambe con i nostri nasini all’insù, a lodarle:
“Che riduzioni grandi che hai!”
“È per scaldarti meglio.”
L’inchiesta lascia senza fiato e vi consiglio di recuperarla. Ovviamente Verra ha messo subito in discussione la metodologia con cui è stata condotta, che pure è supportata da diversi pareri scientifici. Alla richiesta di elaborare meglio perché non sarebbe corretta, Verra ha risposto “perché non lo è” e poi è corsa a chiamare la maestra.
In questa fiaba c’è più puzza di Shell che in una palestra delle medie. Per chi fosse appena arrivato sulla Terra, Shell è una delle cinque più grandi compagnie fossili al mondo. Una delle cinque dita della mano che impugna la pistola puntata alla tempia dell’umanità, quella con le pellicine. I piani net-zero di Shell sono infarciti di compensazioni di CO2, talmente tanto che da sola sta progettando di spendere l’equivalente di metà del valore dell’intero mercato di crediti di carbonio ogni anno. Che, come abbiamo appunto detto, potrebbero essere largamente inutili. E non aiuta l’umore di nessuno scoprire che tre membri dello staff Shell facciano parte di advisory group di Verra, né che un ex direttore dei programmi di Verra sia oggi carbon offsetting manager in Shell.
Ma a pensare male si fa peccato, e a noi solo l’inferno manca.
Irriducibili del positivo, allora, proviamo a trovare qualcosa di buono in tutta questa storia: l’indagine evidenzia un problema. Né ora né in futuro possiamo fare a meno di compensare una parte delle emissioni che pompiamo in atmosfera. Per quanto ridurremo, qualcosa da compensare resterà. Perciò ci serve sapere cosa non funziona nel mercato dei crediti, per poterlo sistemare. Ora come ora è “rotto”, per dirlo con le parole di Barbara Haya, direttrice del Berkeley Carbon Trading Project e impegnata nella ricerca su questo argomento da venti anni. Se è rotto, serve ripararlo. Forse più che un cacciatore, in questa fiaba, abbiamo bisogno di un meccanico. Se ne conoscete uno bravo…
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
📰 Breaking le news
El Niño potrebbe tornare e, insieme al clima che cambia, rendere il 2024 l’anno più caldo di sempre (The Guardian / Domani). Avete freddo in questi giorni? Godetevelo finché siete in tempo.
In Svezia è stato scoperto un enorme giacimento di terre rare (Icona Clima). Sarebbero state rinvenute infatti più di cento stanze singole a meno di 600 euro al mese a Milano, spese condominiali incluse.
500mila persone muoiono ogni anno perché gli insetti impollinatori stanno scomparendo (LifeGate). Sono invece un milione quelle che ok, sono tristi ma adesso non esageriamo.
Nel disperato tentativo di salvare una specie di uccelli marini alle Hawaii dall'innalzamento delle acque, gli scienziati stanno spostando i pulcini su una nuova isola distante centinaia di chilometri (The Associated Press). Le mamme uccello ringraziano per il pensiero, ma sono comprensibilmente scocciate.
Il poligono del Giappone, la pianta infestante che cresce lungo l'Arno (Repubblica). Con le sue radici destabilizza gli argini e ne favorisce l’erosione, però a pranzo fa l’all-you-can-eat a 13 euro.
Premiata la scienziata che trovò microplastiche nelle balene (Ansa2030). Anche se i cetacei criticano il metodo di ricerca: “Poteva almeno passare dalla bocca.”
Antartide: è arrivata la rompighiaccio italiana Laura Bassi (La Svolta). Chi la conosce la difende: “È solo molto precisa, ma una volta che la conosci è simpatica.”
Sudata fredda:
Un orso polare attacca e uccide una donna e un ragazzo in un villaggio dell'Alaska occidentale (Rai News). I biologi e geologi imputano l’incidente ai cambiamenti nell'habitat del ghiaccio marino, con conseguente aumento dell'uso della terraferma da parte degli orsi polari. Meno convinti gli inquirenti, che seguono la pista del regolamento di conti.
🇸🇮 Consigli non richiesti di viaggio
Questo gennaio sono stato in Slovenia, un Paese piccolino che confina col nostro e che con circa il 60% di territorio ricoperto da foreste rende letterale il classico “l’erba del vicino è sempre la più verde.” In questo video racconto perché venga considerata una delle destinazioni più sostenibili d’Europa.
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Mattia