Pelo nell'uovo, trave nell'occhio
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale
Ciao! 👋 Questa settimana parliamo di mobilità immobile e di vista offuscata + un po’ di Gesù
Non sono arrivato a lavoro in orario mezza volta, questa settimana. Le prime mattine la metro di Milano era affollata, strabordante, lentissima, cosa che mi ha fatto credere per un attimo che la città, in discoteca con le amiche il precedente sabato sera, avesse finalmente deciso che basta, da lunedì solo mobilità pubblica e condivisa e dal 2024 stop delle auto in centro. Sulla stessa scia di Stoccolma, che oramai al quarto gin tonic si era impegnata a smettere con le sigarette e riprendere finalmente ad allenarsi. E poi due giorni dopo, alle 7 del mattino, l’hanno effettivamente vista correre. Ma verso il tabaccaio.
A metà settimana la circolazione delle metro di Milano è stata ingolfata per la presenza di una persona sui binari. “Siamo fermi a causa di un tentato suicidio,” ripeteva incessantemente la voce gracchiante in filodiffusione. Tentato suicidio, sottotitolo: non è colpa nostra. Una donna sui 35 anni al mio fianco, all’ennesima iterazione del motivo per cui eravamo bloccati sottoterra, si è tolta le cuffie e ha esclamato: “Minchia la gggente si deve suicidare proprio alle 8:30? Ma non ci pensa alle altre persone?” Credo la pubblica utilità non sia il punto di un tentato suicidio, madame. Però complimenti per il cinismo sgargiante.
“Che carino che l’hai notato! È la moda dell’autunno.”
Lo è davvero: la reazione di quella donna non è altro che l’eco dei commenti più diffusi sugli atti di disobbedienza civile degli attivisti climatici. La società se la prende con loro come io mi avvento sulla sveglia delle ore 07:05, entrambi schiacciamo con rabbia il tasto “ARRESTA”, chi col dito, chi con gli insulti, chi con le manette - chiedetelo a Greta. Altri, più clementi, preferiscono rimandare di cinque minuti col tasto “LICENZIA”. Come è successo a Gianluca Grimalda, ricercatore dell’intersezione tra scienze sociali e crisi climatica lasciato a piedi dall’istituto per cui lavorava dopo il suo rifiuto di prendere un aereo per rientrare in sede dalla Papa Nuova Guinea, dove si trovava per un progetto. Ironicamente, la suddetta sede è Kiel, Germania, che è considerata la regina delle città a zero rifiuti. “Quello a Grimalda è solo l’eccezione che conferma la regola,” ha spiegato il sindaco del capoluogo tedesco. “E comunque il ricercatore non verrà buttato via: lo ricicleremo in una panchina.”
La scelta di Grimalda di non prendere quell’aereo è dettata dall’etica, dal rimbombo dell’atto, e offrirebbe ampi spunti di discussione. Esempio: potremmo tornare a parlare degli impatti della mobilità aerea, ora che una vera ondata di cause anti-greenwashing prende di mira le compagnie aeree e le loro promesse di voli “green” e “sostenibili”. Con il settore che determina, secondo diverse stime, tra il 3,5% e il 5% della responsabilità umana sul riscaldamento globale, possiamo dire che l’unico volo veramente green è quello cancellato. Per questo le varie Ryanair, KLM, Lufthansa e Etihad sono sempre più spesso costrette a ritirare le proprie campagne marketing grazie a contenziosi legali, le cui spese obbligano il personale di bordo a passare, invece che con il carrello degli snack e dei profumi, con i cestelli per la questua.
Tuttavia, della vicenda di Grimalda resteranno le opinioni di chi, tra l’incredulo e il ridicolo, lo ha relegato al ruolo del povero scemo capriccioso. Roba che, a conti ipotizzati, siamo sicuri abbia davvero evitato emissioni? E tutti quei bus, treni e navi presi al posto dell’aereo? E l’aereo non è forse partito comunque, insomma? E allora smettiamo di espirare, visto che tiriamo fuori CO2? E lo smartphone con cui twittava il suo dissenso non è stato prodotto in Cina con le miniere di terre rare? E se mi tocco il pacco mentre vi parlo, il ciuffo resta al suo posto? Sì, ma la voce esce più stridula.
Siamo diventati tanto bravi a scovare il pelo nell’uovo quanto a non accorgerci della trave nell’occhio. Ci scivola tra le dita il quadro generale, ma non perdiamo occasione di inquadrare i dettagli nel modo più congeniale a validare la nostra posizione di partenza sulle cose. Come la donna in metro che si lamenta rumorosamente del timing di un essere umano che ha deciso di farla finita, perché non penserebbe abbastanza alle altre persone. Come chi, in coda in auto, accusa di egoismo concittadini e concittadine tanto disperate per le sorti del mondo da incollarsi per strada. Non vogliamo, forse non riusciamo a capire che dietro ad un gesto e ai suoi conseguenti momentanei scomodi effetti ci possa essere una narrazione più ampia, un perché più ampio, un punto, il punto. Guardiamo, perciò, ma senza vedere. E poi mi vieni pure a dire che il film non era un granché?
Nel Vangelo secondo Matteo viene raccontata la parabola della pagliuzza e della trave. Vado a memoria:
E Gesù disse: “Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.”
Al che i commessi di H&M di Betlemme risposero seccati: “Ho capito Gesù, ma qui ci pagano per questo.” Fece dunque il profeta: “Tuttavia vi dico, io porto la S.” Poi si rivolse ai suoi apostoli e li redarguì: “È inutile che fai quella faccia, Tommaso, guarda tu stesso!”
Anche se con una trave nell’occhio, sfido anche i santi a vederci qualcosa.
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
📰 Breaking le news
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Dighe obsolete e dannose per i fiumi: ecco come l'UE vuole disfarsene (Euronews). L’idea innovativa: avvertiremo le comunità limitrofe con almeno un paio di giorni di anticipo.
Cosa ha imparato Starbucks sperimentando le tazze riutilizzabili (Materia Rinnovabile). Forse a fare un caffè in grazia di Dio?
Sudata fredda:
Pichetto Fratin ai giovani: "Nell'azione per il clima ognuno di voi ha il potere di fare la differenza" (Green&Blue). Ha poi specificato come resti al Governo quello di fare le divisioni.
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Mattia