Propagansia
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale a due giorni dalle elezioni climatiche
C’era un tempo in cui si poteva impunemente affermare che la Coca-Cola in America fosse più densa.
Magari un tuo parente tornava da un viaggio negli States e tu l’indomani a scuola, impossessato da una convinzione messianica, salivi in cattedra per diffondere il Verbo. Le esistenze stesse dei tuoi compagni? Stravolte. Un po’ perché se la Coca-Cola era meno densa, la loro vita era meno vera. Un po’ perché l’informazione faceva da spartiacque cognitivo tra sapere e non sapere che un mondo diverso, migliore, esiste.
“E comunque in America la Pepsi costa meno dell’acqua!”
- il bidello, che ha il cognato a San Francisco.
Con la crisi climatica la questione è sempre stata simile, ma inversa. Se un evento meteorologico estremo colpisce con brutalità una parte del mondo lontana da noi, di riflesso ci sentiamo grati del nostro territorio. Sorridiamo affettuosi alle buche nel manto stradale, diamo pacche sul sedere ai boschi privi di cura, ci facciamo selfie con l’abuso edilizio, come cinesi in piazza Duomo.
Ma cosa succede quando tutto ciò che prima si scatenava altrove inizia ad arrivare anche qui? Mal comune mezzo gaudio, direbbe chi vuole vedere il bicchiere mezzo denso. A voler essere cinici, invece, finisce che come ignoravamo il problema degli altri, ora buttiamo nel cestone “degli altri” anche alcuni dei nostri.
“In fondo, Senigallia è solo una Riccione con meno discoteche.”
E allora vi chiedo: il partito che voterete domenica, come ha commentato ciò che è successo nelle Marche? I suoi leader hanno parlato di piano di adattamento al cambiamento climatico o si sono limitati ad invocare nuovi soldi per fronteggiare il disastro? “Non affrontare la crisi climatica significa dover rincorrere le emergenze, prima meteo-climatiche e poi di altra origine, ma comunque legate alle risorse della Terra” suggerisce Antonello Pasini su Repubblica. “Significa non poter scegliere di costruire un futuro consapevole, perché saremmo costretti sempre più a destinare le nostre risorse, private e pubbliche, alla mera gestione emergenziale della crisi, con interventi tampone.” Ecco, i faccioni su cui ci accingiamo a mettere la Sacra X della Democrazia appartengono a persone che dovranno preparare il nostro territorio alle future bordate meteo-climatiche. Avete avvertito un brivido? Non è l’inverno in anticipo.
Su chi votare siamo confusi e forse un po’ delusi, soprattutto perché approcciamo il voto con la grande aspettativa di instradare l’Italia verso un mondo vivibile. Come quando ad un buffet aziendale restano solo le scaglie di parmigiano e le macedonie nei bicchierini di plastica, ci chiediamo: “Quali sono le nostre opzioni?” Quasi quasi mangio a casa.
C’è Giorgia, cristiana, apostolica, romana, il cui nero che mi preoccupa non è tanto quello della camicia, quanto quello dei combustibili fossili a cui non riesce a dire di no – del resto, lo struzzo guarda il braccio teso e non il pozzo di petrolio. “Se fossi fascista, lo direi” aveva affermato. La fiamma del logo, infatti, non c’entrerebbe nulla col ventennio, è solo un omaggio al gas flaring.
C’è Letta, guanciale vs pancetta, che con la sua campagna per fazioni ha perso l’appoggio anche dei maiali, che pure dovevano essere voti facili dopo l’attacco di FdI a Peppa Pig. Ha detto: “Nel nostro programma, la Legge quadro sul clima è prioritaria, perché abbiamo bisogno di una visione trasversale che permei tutte le politiche pubbliche sulla crisi climatica.” Ma a furia di guardare trasversalmente ha perso di vista le occasioni che aveva davanti, come quando a luglio si è svolto il Climate Social Camp dei Fridays for Future e lui non si è presentato. “Aspettate, una roba da giovani alla volta,” si era giustificato, “sto ancora cercando di capire come accedere a TikTok.”
Ci sono Fratoianni e Bonelli, i Colapesce Dimartino della politica italiana. Archetipicamente dovrebbero essere tutto clima, ambiente e giustizia sociale, ma il problema con loro è lo stesso con chi ti chiede una firma per sostenere le cause ai banchetti in piazza. Per quanto d’accordo, non si riesce a dare loro fiducia. Forse sono i dread, forse le semplificazioni ideologiche. Però oh, le loro canzoni spaccano.
C’è Salvini, che rappresenta tutto quello che non vorremmo sentire sul clima, soprattutto quando ne parla. Come quando propone la raccolta differenziata per combattere la crisi climatica, che però “avendo un bilocale a Milano non è facile”. Se esiste una logica dietro questo ragionamento, è chiara solo a lui.
C’è Berlusconi, con la promessa di piantare alberi e aumentare le pensioni, o di aumentare gli alberi e piantare le pensioni, fa spesso confusione ed è diventato intrattabile. Ha pure piantato su un broncio che non vi dico quando il suo staff, invece che scrivere il suo nome in verde nel logo, gli ha aumentato il dosaggio di Lexotan, con l’aggiunta massiccia di Caxodicitol.
C’è Calenda, che vuole riaprire le centrali nucleari ma giusto per fare cambiare un po’ l’aria. E con lui c’è Renzi, che col suo caratteristico umorismo che l’ha reso celebre negli ambienti sadomaso deride la questione dei jet privati, spiegando che con tutti i suoi impegni non avrebbe davvero altro modo per scendere giù in cantina.
C’è Conte, che inneggia incessantemente alle comunità energetiche ma solo perché gli è piaciuto un sacco SanPa su Netflix.
Ci sono gli altri, c’è il rumore, c’è la diffidenza. Ci sono i mille pareri sui social, dove ormai circolano più “pagelle ai programma politici” che meme, e tutte mi scorrono sotto gli occhi come competenze a margine di curricula improvvisati:
centralità della questione climatica 3 pallini su 5
fattibilità di implementazione del piano energetico 2 pallini su 5
conoscenza di Microsoft PowerPoint 5 pallini su 5
Non votare sarebbe però scorretto. Anzi, in piena crisi climatica sarebbe da ignavi. Come quegli angeli che durante la ribellione di Lucifero non si schierarono, avete presente? Alcuni guardarono dall’altra parte, come l’arcangelo Benaltrio. Altri, come il cherubino Escusio, finsero una chiamata urgente: “Lucrezio, non trovo più il caricatore dell’aureola, che per caso l’hai usato tu?” I più disillusi fecero semplicemente spallucce e dichiararono che combattere non serviva più a niente: “Tanto qui è tutto un prega prega.”
Non possiamo permetterci l’ignavia. Perché il nostro voto, qualunque sarà l’esito della tornata elettorale, avrà valore ben oltre questa domenica e i suoi effetti punteranno dritti ai mesi a venire, alla COP27 sul clima e alla COP15 sulla biodiversità, all’inverno freddo, al 2030. Ogni voto climaticamente pensato è un atto di prospettiva, esattamente come chi quest’oggi in tutto il mondo ha manifestato contro la crisi climatica.
Per ottenere che chi sta in alto intraprenda una vera azione climatica, dobbiamo fare esattamente ciò che si faceva da piccoli per avere la PlayStation2 come regalo di Natale.
La spiego. Non è che tu a due settimane dal Natale dicevi:
“Ma’? Per Natale vorrei la PlayStation 2.”
“Sì? E io vorrei tu non fossi mai nato, aspettiamo il miracolo?”
Se tu volevi davvero la PlayStation 2, ecco che dovevi iniziare a lavorarci a settembre. Al centro commerciale chiedevi quei due minuti extra per poter andare a dare un’occhiata ai giochi, “giusto per curiosità.” Poi la settimana dopo ripercorrevi la strada fino allo scaffale e questa volta indugiavi affinché la mamma venisse a ripescarti: “Ecco dov’eri finito!” e tu, perso tra i tuoi pensieri: “Madre? Ah, sì, sì… perdonami. Ero assorto in questo artefatto.” Col cadere delle foglie diventavi più persistente, come le incursioni partigiane tra le linee di rifornimento nemiche. A colazione, tra un Saccottino e il latte e Nesquik accennavi con note basse: “Una mattina, mi son svegliato…” e nemmeno Laura Pausini avrebbe potuto fermarti. Arrivava novembre e facevi pesare a mamma e papà il confronto con gli altri genitori: “Ieri ero da Francesco, abbiamo giocato alla PlayStation 2, a lui la fanno già usare perché tanto non aveva senso aspettare l’inevitabile, d’altronde lei è professoressa, lui chirurgo.”
Se all’Immacolata arrivava la domanda: “Allora Mattia, cosa vuoi per Natale?” qualcosa non stava funzionando.
La tensione era altissima, la mattina del 23 dicembre. Girovagavi per casa in cerca di uno scatolone le cui dimensioni combaciassero con quelle che ormai avevi impresse nelle mani. Avresti ricevuto quella dannata console? “Mamma, oggi se devi andare a fare la spesa da sola, lo capirei. Non preoccuparti davvero.” Nessuna reazione. Con solo un ultimo ciuffo di speranze aspettavi la mezzanotte della Vigilia. E dopo tutta quella farsa del Babbo Natale che in realtà era il cugino travestito (cioè il cugino con un costume addosso), te la trovavi lì: parallelepipedamente gloriosa, unica, agognata, vera. Tua.
Proprio a questo serve votare. E così anche manifestare e parlare di clima sempre e comunque. Mitigazione e adattamento climatico sono la PlayStation 2 dell’umanità. Per ottenerla, bisogna insistere come bambini testardi. Ne vale la pena? Chiedetelo a chiunque ci abbia mai giocato e vi dirà che senza, sarebbe tutto un mortorio.
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
Breaking le news
Loss and damage, la Danimarca è il primo Paese a stanziare fondi (IconaClima). Pronti 13 milioni di dollari per i Paesi in via di sviluppo che hanno subito perdite causate dalla crisi climatica. Restano i dubbi: convince poco l’idea di darli in gettoni d’oro al vincitore della COP27.
Tassare i profitti delle compagnie petrolifere per risarcire i danni dei disastri climatici (Repubblica). La proposta del Segretario generale ONU Guterres, che da quando ha iniziato il corso di tiro con l’arco gira solo in calzamaglia verde.
L'appello dei Paesi africani: lasciateci usare il gas, visto che noi abbiamo contribuito pochissimo alla CO2 in atmosfera (The New York Times). In risposta alle immediate proteste degli attivisti, hanno rilanciato: “E se ci faceste almeno sparare qualche bomba atomica?”
Il falco pescatore torna a nidificare nel Regno Unito dopo due secoli (Lifegate). Agli studiosi confessa: “Ad Ibiza anni divertentissimi, ma ora è tempo di mettere su famiglia.”
Costruito in Umbria primo autobus a idrogeno made in Italy (Ansa2030). I marchigiani: “Troppo presto.”
Il premio Nobel Giorgio Parisi: "Il cambiamento climatico non aspetta. La scienza avverte, la politica si muova" (Repubblica). Anche perché cosa ve lo abbiamo fatto a fare l’abbonamento dei mezzi se dobbiamo portarvi a scuola in macchina tutte le mattine!?
Il cambiamento climatico minaccia la sopravvivenza degli alberi in città (IconaClima). Il comitato delle robinie chiede al sindaco più risorse contro le baby gang.
In Scozia i dipendenti delle compagnie petrolifere chiedono di essere formati per potersi riciclare nel settore delle energie green (Financial Times). Per i lavoratori più anziani si punta direttamente al compostaggio.
In arrivo i primi aerei elettrici, in pochi anni saranno usati su brevi tratte regionali (The Conversation). La richiesta dei piloti: “Fateci l’attacco del caricatore USB-C.”
Mondiali d'Australia, il ciclista Bauke Mollema attaccato da una gazza (RaiNews). È la prima operazione speciale della nuova alleanza uccelli-automobilisti.
L’albero del pane potrebbe tornare utile (ilPost). Il suo frutto una volta cotto sa di pagnotta. E a differenza del mio panettiere, fa pure lo scontrino.
Sudata fredda:
La coppia canadese che ha deciso di staccarsi dalla reti e fare da sé (BBC). Così il porno arriva in teatro.
Ci siamo, ecco l’ultimo consiglio per queste elezione climatiche:
Consigli elettorali climatici
Se siete indecisi, fate attenzione alle pressioni sociali:
“Sai già per chi votare?” è il nuovo “E tu cosa fai a capodanno?”
Lo sponsor della settimana
La puntata di oggi è presentata da:
VotaBau, tutto ciò che ti serve per votare con le zampe!
Sapevi che puoi andare a votare con il tuo cane? Fallo in comodità con i prodotti VotaBAU, il primo negozio italiano di prodotti elettorali a quattro zampe. Abbiamo tutto l’occorrente per una visitina alle urne a prova di Fido: matitine copiative rosicchiabili, schede elettorali impermeabili, sacchettini per raccogliere le sue speranze disattese. E se sei ancora indecisa sui partiti, puoi scegliere VotaBAU Trainer, il servizio di addestramento esclusivo per insegnare al tuo piccolo amico a guidarti verso il programma elettorale che più ha a cuore gli animali. Corri a trovarci! VotaBAU, perché ormai anche i cani votano i porci!
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Grazie e a presto!
Mattia
Azzeccatissima la metafora della PlayStation 2 😆: è l'unica chance che ci rimane continuare a insistere e parlarne, anche dopo lunedì.