Invasioni, proteste, bombardamenti, minacce nucleari, essere interisti. Orrore.
Quando ho anticipato che sapevo sarebbe stato un periodo intenso, che non mi avrebbe dato molto spazio per Ride verde chi ride ultimo, il periodo mi ha mandato un messaggio su WhatsApp con scritto: “Tu, di me, non sai proprio niente.”
E infatti eccoci qui, a un mese abbondante dall’ultima volta che ci siamo letti, con io che vi compongo queste righe clandestinamente, tra una consegna e l’altra di un contenuto. Perché sì, nella vita creo contenuti su come il pianeta stia cambiando (e noi con esso) per pagine di informazione digitale. Uno di quei lavori per cui ChatGPT ancora non basta, per fortuna, ma intanto ti pagano come se avessi lo stesso tenore di vita di un’AI. Avete mai visto un’AI al ristorante, voi? Appunto. Al massimo la trovate alle fontanelle, dove può prendersi tutta l’acqua che vuole, ché è gratis.
Oltre alle consegne digitali, è stato e continua ad essere una stagione di eventi e cosette offline. Tipo: il podcast di Mille Fedi in cui ho parlato di clima, biodiversità e città con la professoressa Elena Granata (una voce unica e forte!); il Festival di Green&Blue dove ho parlato di clima, biodiversità e social media insieme a tante persone amiche; il mercato di sabato scorso, dove ho parlato di clima, biodiversità e QUANTO HA DETTO CHE VENGONO LE CILIEGIE, SCUSI!?
Domani mattina sarò al Riverberi Festival di TerraLab - accorrete, signore e signori, ammirate coi vostri occhi il livello di pallidume che ha raggiunto il mio volto! - mentre oggi pomeriggio sarò a merenda con Alice Pomiato da Nepà Milano, per il primo di una serie di eventi organizzati con Orma Guides, la startup delle esperienze di turismo culturali, sociali e ambientali guidati da creator e attivist*. Ce ne saranno altri a luglio e poi in autunno, sempre con il sottoscritto, seguite Orma per non perderveli (e mi).
Ora, è probabile che, inviata questa mail, io torni nella cripta a scrivere e piangere e consegnare cose. Anche perché a inizio agosto (udite, udite) sarò in scena con una versione live di Ride verde chi ride ultimo! Sarà all’interno del Festival delle Comunità a Misura d'Orso, che si terrà il 2-3 agosto a Vastogirardi, provincia di Isernia.
Molise.
…
Vi giuro che è vero!
Perché sia live, bisognerà che prima io la write. E torniamo all’inizio (capite perché non mi faccio sentire da un po’?). Ma già che ci siamo, due rubrichette!
❤️ Come sempre, fatemi sentire il vostro sostegno pigiando il cuore a fondo pagina!
📰 BREAKING le NEWS🌍
L’Alaska dirama per la prima volta un’allerta meteo per il caldo (LifeGate). Il servizio meteo nazionale chiede precauzione ai cittadini americani, e invia a ogni famiglia una Bibbia surgelata e proiettili di ghiaccio.
Da ondate di calore precoci a precipitazioni estreme, l’Europa si divide dopo una primavera arida al nord e umida al sud (Greenkiesta). In un’Italia tropicale, vestirsi a cipolla non basta più: in arrivo la tecnica del passion fruit.
Sudata fredda
Torna il caldo ed è già allerta incendi. Ma ora l'Italia brucia meno rispetto al passato (Green&Blue). I consigli dalla psicoterapia di coppia: “Avete provato con i giochi di ruolo?”
15 minuti di tecnosfera
Una delle tracce dell’esame di maturità di quest’anno partiva da un testo di Telmo Pievani dal titolo Un quarto d’ora (geologico) di celebrità. Un pezzo che tratta delle impronte indiscutibili dell’attività umana sulla storia del pianeta Terra. Sempre che gli umani sopravvissuti avranno ancora voglia di studiarla, la storia. Chi ci dice infatti che l’umanità post-permacrisi non sarà composta solo da umanoidi che girano a quattro zampe e interagiscono tra loro come video TikTok?
Secondo il filosofo Pievani, i nostri successori guarderanno questo nostro secolo e “capiranno il vicolo cieco in ci ci siamo infilati.” Ma ci faranno comunque la multa.
Il vicolo cieco in questione è il modello iperconsumista che ha prodotto tanta roba e l’ha buttata praticamente tutta. È la tecnosfera, termine che non fa più riferimento al gadget dato in premio ai migliori venditori Tecnocasa del mese al posto di uno stipendio equo, ma indica “la somma di tutte le cose che abbiamo prodotto, usato, scartato, fuso, bruciato, gettato, riciclato, fuso di nuovo, accumulato, sepolto, dimenticato, lasciato arrugginire”. Eccola, la dimensione artificiale che lasceremo ai geologi del futuro. O a quelli del presente, se vengono a farsi un giro nella mia cantina. Nella tecnosfera regnano sovrani calcestruzzo e aggregati edili, seguiti da mattoni, asfalto, metalli e plastiche. 1,3 teratonnellate, o miliardi di tonnellate, è la stima di quanto pesa in totale. Anche a voler fare pulizia dei selfie venuti male e delle foto del mare che ti manda zia, ci vorrebbe un’eternità per disfarsene.
Tutta questa roba non c’era a inizio Novecento, ora è qui, indissolubilmente, inbiodegradabilmente. “Nel nostro geologico quarto d’ora di celebrità, ci siamo fatti notare” dice Pievani. E allora mi tocca un salto temporale indietro di 14 anni. Era il 2011, il clima nei miei pensieri era assente, o forse solo ben nascosto tra le tette immaginate della mia ragazza immaginaria, e per la prima prova degli scritti della mia maturità scelsi la traccia di ordine generale. La “Tipologia D”, quella del fai lo que quieres, sei maturo, no? La traccia, quell’anno, ruotava attorno alla famosa previsione-provocazione di Andy Warhol per cui «nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per quindici minuti». Che se chiedi a chiunque si occupi di media, considerate le soglie di attenzione attuali, ti direbbe:
“E che ce ne facciamo dei 14:53 minuti restanti?”
Lo trovo curioso. Sono passati quasi 15 anni, siamo a un quarto di XXI secolo, e il quarto d’ora torna a essere unità di misura del mondo che corre, delle sue analisi, non più spaventate dal digitale quanto più da guerre e clima, diseguaglianze e potere, come cento anni prima e cento prima ancora. Il quarto che torna a farsi tema di riflessione per i giovani-quasi-adulti cui chiediamo di dirci cosa pensano del pianeta che abbiamo tirato loro contro. Con le sue brutture sempre più assurde, sempre più ipernormalizzate. E io, 14 anni dopo, guardo questa nostra civiltà e riesco solo a pensare che oh, dopo il liceo hai fatto parecchie scelte sbagliate, cara la mia umanità. Poteva andare peggio? Lo scopriremo alla prossima pizzata di classe.
🍿 Un pop di clima qua?
Che a forza di bere petrolio
Mi son fatta il cuore nero
E scende una lacrima di plastica
Elodie nel suo ultimo brano Cuore Nero ci spiattella il legame tra combustibili fossili e prodotti di plastica. Velata denuncia dei petrostati e delle lobby che impediscono di trovare quel tanto necessario trattato per la protezione degli oceani? Se così fosse, Elodie sarebbe la voce di cui il pianeta ha bisogno, ma che non si merita.
👉 E tu hai film, serie TV, romanzi, canzoni che fanno riferimenti gustosi a clima e ambiente? Segnalameli e li inserisco settimana prossima!
Ciao, io sono Mattia Iannantuoni e questa è la fine di Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale.
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Piaciuta un sacco questa puntata! Come consiglio di lettura climatico segnalo "Orbital" di Samantha Harvey: da quella lattina di acciaio che gira nello spazio le cose sulla Terra si vedono iperbene. E non è che vadano benissimo.
Poi sarebbe bello sapere come sei riuscito a finire a Vastogirardi, che se non fosse in una delle aree meno raggiungibili d'Italia, mi sarebbe piaciuto fare un salto a vedere Ride verde chi ride ultimo dal vivo 😆.
Ride verde chi ride per 15 minuti? Chissà