Questione di scelte
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale
CIAO e CIAO!
Femminile e maschile. Come state? Settimana interessante questa alle porte di agosto.
Dagli Stati Uniti la notiziona è che Manchin ha cambiato idea. Joe Manchin, il senatore americano che sta ai piani climatici di Biden come una nave cargo sta al Canale di Suez, cioè di traverso per mesi. Manchin, cuore nero come il carbone che l’ha reso milionario, aveva finora bloccato i tentativi di attivare i finanziamenti necessari all’agenda climatica del rampante Presidente. Ma il cambiamento climatico porta il Natale in anticipo e lo Spirito della Clima Futuro è andato a fare visita nottetempo al senatore, che la mattina dopo si è alzato euforico e ha urlato alla finestra: “Piccolo Timmy, gioisci! Ecco i 370 miliardi di dollari con cui tagliare il 40% delle emissioni americane entro il 2030! Buon Natale!”
Settimana scorsa c’è stato anche il raduno europeo dei Fridays For Future a Torino. Il sempre interessante Ferdinando Cotugno ha scritto di aver “visto il movimento per il clima provare a cambiare pelle, aggiornare e far evolvere la propria visione, attraversare le proprie fragilità di costruzione e di progetto. Non è più quello che era, non è ancora quello che sarà.” Io lo dico: è la pubertà. E questo è un duro colpo per la Mattel, che due settimane fa aveva presentato la Barbie ispirata a Jane Goodall, la famosissima scienziata degli scimpanzè e grande attivista socio-ambientalista.
Allora, io un po’ la invidio e un po’ no, Jane Goodall. Perché ho sempre desiderato una Barbie ispirata a me, ma questa mi pare un po’ greenwashosa: è carbon neutral solo perché compensano con crediti in carbonio; è fatta al 90% di plastica riciclata, che ok non è poco, ma se la vuoi riciclata al 100% sei costretto a tagliarle un piede.
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
Breaking le news
L’inquinamento atmosferico potrebbe aumentare il rischio di demenza (TheGuardian). Personalmente non ci credo, respiro l’aria di Milano da anni e cammello croce astronauta scalpello.
Xi Jinping a Biden: “Chi gioca col fuoco muore bruciato” (Reuters). Il Presidente Americano risponde: “E chi si bagna i piedi rischia il raffreddore”. Aperto ufficialmente il contest IPCC per i modi di dire adatti al clima che cambia.
I paesi dell’Unione Europea hanno trovato un accordo per ridurre il consumo di gas del 15% (Rai News). Alla fine hanno deciso di tirare a sorte ed è uscito il Belgio: al buio fino a maggio 2023.
I guadagni da capogiro dei giganti del petrolio: abbastanza da «comprare ogni politico» (IconaClima). La rabbia dei comuni cittadini costretti al noleggio.
Lavoro, le imprese potranno fruire della cassa integrazione se temperature sopra i 35 gradi (Il Sole 24 Ore). Sarà un’impresa trovare un forno aperto.
Le città del Sud degli Stati Uniti potrebbero diventare calde come il Medio Oriente (TheGuardian). Il Pentagono inizia a schierare le truppe ai confini col Texas. Già pronto il pretesto: sotto il cappello da cowboy si nasconderebbero armi di distruzione di massa.
Sono aumentati gli attacchi di squali a New York (IlPost). È la prova che gli sforzi per proteggerne le popolazioni stanno funzionando, ma soprattutto che il cartone degli Street Sharks era basato su una storia vera.
Stretta su animali selvatici, via libera a nuove regole (Ansa2030). Approvate dal Consiglio dei Ministri le Disposizioni Ue in materia di commercio, importazione, conservazione. E da settembre, maturità obbligatoria per cinghiali, pangolini e pitoni.
Rapporto Ispra, nel 2021 in Italia sono stati consumati oltre 2 metri quadrati di suolo al secondo (Avvenire). Reazioni confuse: “Ma ‘sti vegani non possono mangiare in grazia di Dio?”
È morto James Lovelock, lo scienziato che avanzò l’ipotesi del pianeta come unico grande organismo vivente (le Scienze). L’aveva chiamata Gaia, ora indagata degli inquirenti.
Sostanze chimiche oltre il livello di sicurezza nelle piogge in tutto il mondo (BBC). Dopo anni di mia madre che ripete: “Guarda che ti mettono le pillole nel bicchiere” finalmente nemmeno lei è più al sicuro.
Sudata fredda
Un’isola indonesiana denuncia la multinazionale del cemento Holcim (Lifegate). L’ennesima vittima di quell’enorme disastro che è stato il Superbonus 110%.
È ora di odiare il lusso. Più un contributo da Alessandro Barbero, o quasi.
Caccia alle streghe
Questo agosto è dura essere un aereo. Se lavori nel low cost, sei bloccato da scioperi e personale che manca. Molti dei tuoi passeggeri più giovani ti disprezzano pure, quando l’hostess non guarda ti sputano nelle cappelliere e sotto i sedili. Se sei un jet privato, invece, per te è proprio l’inferno. Sei il nemico pubblico numero uno, complice delle celebrities-criminali climatiche come Taylor Swift, Drake e compagnia cantanti.
Sembra essere partita una nuova caccia alle streghe dopo che Kylie Jenner è stata presa a sberle (morali) su Instagram per aver postato la foto dell’appuntamento che lei e Travis Scott si sono dati sulla pista dell’aeroporto con i rispettivi jet personali. “Prendiamo il mio o il tuo?” la caption sotto la foto dei due, giovani e innamorati. Mi ha ricordato quei primi appuntamenti in bici, al parchetto di quartiere, nei pomeriggi d’estate. Oh, che devo dirvi, a me sono venute le lacrime agli occhi. Forse è colpa del cherosene.
In un universo parallelo sono sicuro ci sia una Kylie Jenner che chiede al suo Travis Scott: “Prendiamo il mio o il tuo?” ma si riferisce ai muli, perché in quell’universo sono dei pastori dell’entroterra greco e non hanno molte alternative per spostarsi. L’amore resta lo stesso, odora giusto un po’ di feta.
“Le celebrità fanno un uso eccessivo dei jet privati” titolano giornali importanti come il Washington Post. Ma qual è il limite entro il quale l’uso di un jet privato non è eccessivo, mi chiedo. Esiste una certa soglia entro la quale va più che bene? Mi immagino il messaggio di Taylor Swift sul gruppone WhatsApp con gli altri colleghi jet-pendolari:
“Allora regaz, ho chiesto al Comitato Finquièok quando usare i jet senza rischiare ritorsioni mediatiche:
volo interregionale ok ma solo di notte;
volo internazionale ok ma solo se per concerto o evento di beneficienza;
volo tra città confinanti mai mai mai, a meno che sei veramente di fretta;
volo in jet pooling abbastanza paraculo, quindi a discrezione;
volo senza passeggeri no, a meno che tu sia Drake e devi trovare una scusa stupida per giustificarti.”
Insomma, dicevo, una nuova caccia alle streghe insostenibili. Non dico sia un’accusa priva di senso, questa dei jet: l’uso di aerei privati per motivi ricreativi è uno sputo nell’occhio all’azione climatica. Così come tante altre cose del lussuoso mondo del lusso. Il lusso è per natura l’eccesso, l’inutile-ma-io-posso-permettermelo, un buco nero che divora risorse in un Mondo che sta finalmente capendo di averle limitate. Solo che, adesso più di prima, di quelle risorse una parte della società tiene il conto ed è quindi un attimo che poi te lo vengano a chiedere.
Qualche giorno fa ho scoperto, tra l’altro, che il comico Tracy Morgan ha una vasca per gli squali in casa. Non scherzo. Una vasca per gli squali con una grande varietà di specie di squali dentro. Direte voi, certo una volta che ti fai installare una vasca per gli squali da 400.000 dollari non è che poi la riempi di pesci rossi e paperelle di plastica. Vero. Però è fuori luogo. È fuori tempo. È assurdo. È legale?
È lusso, baby.
Per quanto la vecchia battuta “Ti ho fatto vedere gli squali?” “Squali?” “Squelli!” faccia sempre ridere.
La ricerca dell’insostenibile è indubbiamente parte dello zeitgeist. Vale la pena riconoscere verso cosa stiamo andando. In un mondo in cui si parla della sostenibilità dei gesti e dei consumi quotidiani, delle tante piccole azioni e scelte, chi manca di consapevolezza rischia sempre più di vedersi saltare immediatamente alla gola. In un mondo social già abituato a farlo per qualsiasi cosa questa caccia alle streghe insostenibili potrebbe potenzialmente sfuggire di mano. Chissà, un domani ci saranno gli Squid Game in cui chi sbaglia a fare la raccolta differenziata viene trucidamente riciclato in polpette. Se tieni l’acqua aperta per più dei secondi stabiliti mentre ti fai la doccia, dalla cornetta inizia ad uscire acido. Se ordini al ristorante degli involtini assortiti e ti becchi quello in cui c’è la carne, vinci un premio. Ma quel premio è la morte.
Sapete chi gode, tra tutti questi roghi etico-ambientali? I monopattini e i green influencer. Entrambi avevano avuto il loro brutto periodo qui in Italia, bistrattati e quasi banditi. Ma ora se la viaggiano, santo cielo se se la viaggiano…
Come scoppiano le Guerre Green?
Bentornati al Podcast di Alessandro Barbero. Quello che segue è il testo dell’intervento del venerando professore al Festival della Mente di Sarzana del 2122. La lezione dal titolo “Come scoppiano le Guerre Green?” è la prima dei suoi interventi sul tema in occasione del centenario dell’Attentato del Luglio Verde. Ascoltiamolo assieme.
“È il 25 luglio dell’estate calda del 2022. Lo scenario europeo è già scosso dal fronte ucraino ad oriente, dai roghi ad occidente, e l’Italia è nel pieno di una crisi di governo. Ma c’è un fronte su cui tutti i dissensi e i dissapori si stanno accumulando: l’avanzata della temibile armata JBP. Sono settimane e settimane che fioccano i bollettini di guerra con le notizie dei disastri che la spaventosa JBP sta causando. Ormai trapelano le foto delle deportazioni dei fratini, delle dune divelte, delle carretta carretta prese d’assalto con sgambetti e coppini. È un’armata di ragazze e ragazzi eccitati e pieni di ideali deviati, quali la felicità, la vita, i Fonzies e l’estate. Giorno e notte vengono aizzati dai ritmi ipnotici delle danze tribali e dei tamburi sciamanici tipici della musica leggera italiana. Il loro leader è un signore di età indefinita, che porta una barba a stile rivoluzionario del Centro America. La satira dell’epoca lo chiama Duce Satanotti.
Perché è importante partire dall’armata JBP per capire i motivi che hanno portato alla Grande Guerra Green? Perché la prima cosa da dire sullo scoppio della guerra è che è nata da un atto di dissing. All’improvviso, nel cuore del pomeriggio del 25 luglio, viene pubblicato un video. È di una combattente delle Giubbe Verdi, il fronte nazionale di chi si interessa di sostenibilità sui social. Il suo nome in codice è Cotone ed è un capo-brigata piuttosto popolare. È un video lungo il suo, inusuale per le strategie militari dell’epoca: dura 9 minuti e 50 secondi, che in anni di vita di Instagram è come un film di 4 ore. Ma quello che davvero è inaspettato non è la lunghezza.
Ciò che rende questo video l’atto stesso da cui possiamo tracciare l’inizio della Grande Guerra Green è quanto accade più o meno al minuto 6:30. Ne abbiamo la trascrizione: “Quest’anno [Satanotti] si è corazzato ulteriormente contro le critiche [all’armata JBP] con una sfilza di nomi che dovrebbero incrementare la credibilità del suo evento [di conquista militare].” E in quell’esatto punto, Cotone elenca una serie di nomi di scienziati e divulgatori rei di aver fornito al Duce un arsenale di pillole di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità e del cambiamento climatico. È un j’accuse diretto, pubblico e senza mezzi termini:
“Collaborazionisti!”
L’attacco coglie tutti impreparati. Dobbiamo comprendere che in quella fase storica il fronte nazionale è unito e convoglia tutte le parti: i ricercatori, gli influencer, i divulgatori, i giornalisti, gli attivisti, le associazioni e le mamme preoccupate. Esistono delle divisioni interne, in particolare sulla questione del nucleare, ma sostanzialmente i documenti dell’epoca ci raccontano di un fronte coeso. L’attacco a scienziati e divulgatori già membri riconosciuti delle Giubbe Verdi, alcuni addirittura capo-brigata di pari popolarità di Cotone, è quindi un qualcosa di totalmente nuovo. “Com’è possibile? Ci deve essere uno sbaglio” è lo sgomento condivisio dai militanti. “Non siamo parte della stessa fazione?”
Noi oggi abbiamo una visione più lucida di quei giorni. Sappiamo che quelle video pillole vengono effettivamente fornite a Satanotti con l’intento di convincere membri dell’armata JBP a passare dalla loro parte. Eppure qualcosa nella struttura interna del fronte nazionale smette di funzionare e non vi è spazio di chiarimenti. Perché? La risposta si cela nel modo in cui erano organizzati. I militanti del fronte verde sono divisi in brigate, ascoltano i propri capitani e difficilmente cercano comunicati ufficiali, manca una vera leadership dell’intero corpo di resistenza e sotto sotto ognuno fa per sé. È importante capire questo. Sono tempi in cui si ascolta con famelica attenzione le opinioni dei capi-brigata, nei quali si ripone una totale fiducia e per i quali si è pronti a combattere strenuamente.
La conseguenza dell’Attentato del Luglio Verde è definita dai noi storici la Spaccatura. Il senso di incoerenza che nasce quel giorno, la sensazione che la causa per cui si stava combattendo non fosse uniforme come sembrava, si diffonde come meme nelle trincee. “Se anche loro litigano, a chi devo credere? Chi devo seguire?” sono le domande che rimbalzano di bocca in bocca. E così le Giubbe Verdi e tutto il fronte di militanti si spacca. Inizia un rapidissimo processo di tribalizzazione, cioè la nascita di una costellazione di comunità piccole, come tante tribù costruite attorno a pochi punti di riferimento. Quelle che prima erano brigate di un fronte unito si tramutano in gruppi chiusi, all’interno dei quali le stesse credenze si fanno eco tra loro e tutti sono concordi; di tribù in tribù, invece, le credenze si scontrano e nascono scambi verbali che molto spesso sfociano in shitstorm di strada. La Spaccatura spazza via le Giubbe Verdi e apre il campo a tante nuove realtà: gli Avvoatomicisti, gli Antispecialmentisti, i Frydays For Fight, i Grinlaifisti, il gruppo massonico delle Buone Sostanze Chimiche. Anche la temibile Mano Incollata, leggendario gruppo di protesta, prende la strada del terrorismo come conseguenza a quel 25 luglio - conosciamo tutti le gesta che avrebbero condotto fino poi ad essere sgominate dalla brutale Operazione Monumenti Moschicida del barone Eike Schmidt.
Sulle ragioni e le verità degli scontri dei primi anni di guerra potremmo parlare per giorni. Dalla scuola vi ricorderete di quella momentanea ipotesi di pace invocata dalla Marcia delle Dirette, e purtroppo conosciamo gli oscuri avvenimenti delle Cinque Giornate di TikTok che avrebbero distrutto ogni tentativo di riconciliazione. Sappiamo bene che dopo l’Inverno Rinnovabile, sarebbe risultata una società estremamente polverizzata e immersa nella post-verità, per cui è vero tutto ciò che viene postato e che fa più di mille like.
Quello che ci importa capire questa sera, e qui vado a chiudere perché vedo che mi stanno facendo segno, è che la Spaccatura e quell’Attentato del 25 luglio rallentarono il corso dell’azione climatica. La Spaccatura divise le posizioni, le polarizzò, rendendo più difficile fare arrivare alle persone informazioni coerenti su cosa fare per risolvere il pasticcio climatico. E questo determinò la quasi totale impossibilità di agire uniti. Ma di questo, e di come si riuscì a risolvere la situazione, parleremo nelle prossime serate di Festival.”
Ma magari sono io che esagero.
Non vi lascio andare via senza alcuni consigli per quest’estate.
Green tips
Creme sostenibili in spiaggia? Prova la ricetta della catalana.
Lo sponsor della settimana
La puntata di oggi è presentata da:
Mani-a-Coppetta®, la soluzione definitiva all’inquinamento da bottigliette di plastica!
Dopo decenni di studio delle antiche tecniche dei popoli nativi, gli scienziati del MIT in collaborazione con l’Università telematica Giorgino Scaccabarozzi sono lieti di presentare Mani-a-coppetta®, la tecnologia rivoluzionaria che ti permetterà di bere qualsiasi liquido* senza più la necessità di bicchieri, bottiglie o lattine. Di’ addio ai contenitori mono-uso che inquinano i nostri oceani! Mani-a-coppetta® funziona ovunque, non ha bisogno di ricarica e puoi anche portarla sull’aereo. E da oggi, Mani-a-coppetta® è anche tascabile! Cosa aspetti? Bevi più in fretta, con Mani-a-coppetta®!
*Attenzione: non usare con zuppe, brodi, caffè e altre bevande bollenti.
Ush, questo era Ride verde chi ride ultimo! Se ti è piaciuto, fammelo sapere rispondendo alla mail o scrivendomi su Instagram. Se ti ha fatto ridere, iscriviti (è gratis!) e condividilo con amici e parenti, te ne sarò eternamente grato :)
A presto!
Mattia