Sicuro come loro
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale
Ciao! 👋 Questa settimana parliamo di assicurazioni e rassicurazioni in tempi di crisi🫂
Te lo assicuro.
Tre parole di cui è difficile fidarsi in tempi di crisi.
“Ti assicuro che non c’è nessun’altra.”
“Siete nel nostro letto, Giacomo, è letteralmente davanti a me!!!”
“Be’, te lo assicura anche lei.”
Tre parole che in crisi climatica non si sentiranno più tanto spesso. Perché crollano le certezze, crollano le ragioni, crolla la fiducia negli altri? No no, crollano i tetti delle case, proprio. E gli argini dei fiumi. E gli alberi sull’auto nuova del vicino, quello che guarda Rete 4 a tutto volume mentre il presentatore di turno gli assicura, crollasse il mondo, che gli attivisti climatici si mangiano i bambini. Ma tanto al vicino non interessa, perché aveva acceso la tele solo per le repliche di Walker Texas Ranger.
Gli eventi estremi sono sempre più intensi e frequenti, di conseguenza sempre più massicci si fanno i danni alle tue proprietà. E che fai se nessuno te la vuole più assicurare? Gli istituti assicurativi, infatti, da sempre agiscono sulla base di un ponderatissimo calcolo del rischio. Non vi dico quanta fatica per convincerli a giocare a tombola, ogni Natale. L’idea è prendere un po’ di soldi da tanti sperando di doverne ridare solo una piccola parte solo a pochi. Non funzionerebbe se fosse il contrario, altrimenti. Dove il rischio di dover risarcire i clienti è più alto, l’assicurazione punta a racimolare più soldi, e quindi la polizza costa di più. A Napoli, per esempio, assicurare l’auto costa più che ad Aosta - se non ho capito male, dovrebbe dipendere dall’effetto che una sfogliatella ha sui riflessi del guidatore.
Ma quando il rischio diventa eccessivo, e quindi troppo spesso all’assicurazione tocca scucire soldi, ecco che non le conviene più offrire i propri servizi di copertura. Sta succedendo negli USA, dove si inizia a usmare una vera crisi nella crisi. In California, Florida, Louisiana e altri stati americani particolarmente colpiti da eventi meteorologici estremi, le assicurazioni stanno smettendo di stipulare nuove polizze. Senza coperture, i costruttori costruiscono meno, i residenti devono pagare di più. E se non possono permetterselo, non resta loro che pregare che non succeda nulla. Ma di questi tempi pure Dio evita di elargire sicurezze. Non so a voi, ma a me ultimamente non risponde più nemmeno alle mail.
Perfino da noi in Italia il tema dell’assicurazione è sempre più rilevante, tanto che è il governo (nonostante i fantasmi negazionisti che lo infestano) a sottolineare la necessità di assicurarsi. Esistono polizze contro alcuni eventi estremi, ma con tanti limiti. Il più importante, a mio avviso, è che in caso di richiesta di risarcimento per danni da vento, grandine e pioggia distruttivi bisognerà prima aver compilato la constatazione amichevole con il medicane. Ma i periti, si sa, col maltempo non escono.
Le assicurazioni non dovrebbero essere interessate a contrastare la crisi climatica proprio per evitare che rubi loro il lavoro? Certo! “Chiudete gli aeroporti” dovrebbero urlare gli assicuratori! E i fast food, e i pozzi di petrolio! I giacimenti di gas e le miniere di carbone! Ma misteriose sono le vie del Libero Mercato. Soprattutto per il corriere di Amazon, che dopo due o tre girotondi nel quartiere si stufa e lascia il tuo ordine nella prima cassetta delle lettere che trova.
Dunque, stupisce a metà che i più grandi gruppi assicurativi americani e europei continuino a investire nell’industria del fossile, proprio quella che fa le carte false pur di tenerci ancorati ad un mondo climaticamente estremo. Nel solo 2019, per dire, le assicurazioni americane hanno piazzato 582 miliardi di dollari in progetti di aziende del petrolio, gas e carbone. Mentre soltanto il 40% circa dei costi da danni da evento estremo del 2022 – circa 340 miliardi di dollari - erano coperti da assicurazione, il 30% del carbone degli USA risulta tuttora protetto dalle grandi assicurazioni europee.
Assicurazioni che investono in un mondo inassicurabile. Cade a fagiuolo quello che diceva Mariano, il personaggio interpretato da Corrado Guzzanti, nella seconda stagione di Boris:
“Mi sembra che l’unico tra noi due che sta facendo uno sforzo perché io non ti meni sono sempre io. La stessa persona che poi, prima o poi, ti menerà.”
Non sono tutte così, per fortuna. Più di un terzo delle aziende del settore assicurativo ha promesso di disinvestire dal carbone, o ha addirittura iniziato a farlo. Ma sono poche, soprattutto rispetto alle promesse climatiche generalmente sbandierate in questi ultimi anni. Promesse che se fossero rispettate cambierebbero la storia. Anche perché le polizze offrono le coperture necessarie alle aziende del fossile per iniziare i nuovi progetti, senza quella copertura farli partire sarebbe più costoso – e quindi potenzialmente non profittevole. Un potere che nella società moderna hanno solo i mega miliardari, i dittatori e gli impiegati comunali dell’Ufficio Anagrafe.
Cosa resta allora a darci qualche rassicurazione, di questi tempi, contro un ecosistema vendicativo (a pieni diritti)? I consigli delle nonne, tipo mettiti le mutande pulite che se finisci in un’alluvione almeno non fai brutta figura quando recuperano il tuo corpo. Oppure i nuovissimi IT-Alert e le loro notifiche intrusive che sanno molto di si salvi chi può. Con un accento però ancora più sgradevole e improvviso, che se succede di notte ti salvi da un incendio estivo ma ti porta via l’infarto. E che causerà sicuro da qui in avanti, qualche grana a molte coppie:
“Mi spieghi adesso chi è che ti scrive a quest’ora?”
“La crisi climatica, amore.”
Te lo assicuro.
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
📰 Breaking le news
La LEGO continuerà a produrre mattoncini con il petrolio (LifeGate). Genitori in rivolta: “Che l’azienda ci paghi lo smacchiamento dei tappeti, almeno!”
Qual è il suono di un ghiacciaio che si scioglie? (National Geographic). Ed è per questo che è arrivata la scomunica?
Biden ha annunciato la creazione di un “esercito di giovani” per combattere la crisi climatica (Icona Clima). Desta scalpore l’idea dell’unità kamikaze riservata ai bebè.
Ghiacciai delle Alpi, perso il 10% del volume in soli 2 anni (The Guardian | in ita su Icona Clima). Ormai si fa fatica a sentire anche con le cuffie.
Macron annuncia il suo piano verde “alla francese” (La Svolta). Tra accelerate e passi indietro, quello che disturba di più gli osservatori internazionali è l’eccesso di burro.
Ispra, il 35% degli oggetti dispersi nei fiumi sono di plastica (Rai News 24). La buona notizia è che c’è ancora speranza di ritrovare i tuoi orecchini d’argento.
L'energia pulita si trova anche all'ufficio postale (Green&Blue). Purtroppo però ha preso il numerino sbagliato, signora, qui si fanno i pacchi.
Sudata fredda:
Lucciole a rischio estinzione. Ancora una volta è colpa dell’uomo (Icona Clima). Soprattutto da quando pretende di pagare con il POS.
Questo era Ride verde chi ride ultimo!
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Mattia