You sexy climate bomb
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale
Se una bomba facesse casino prima di esplodere, sarebbe più facile disinnescarla. Purtroppo non funziona in questa sequenza.
Una bomba esplosa nelle ultime settimane, rumorosissima, è quella delle “guide al voto”. Decine e decine di reel, video e infografichine che sui social propongono giudizi ai programmi dei vari partiti. È una coincidenza il fatto che sia ricominciato X Factor?
I criteri usati da chi le propone sono rigorosissimi e le pagelle coprono ogni singolo aspetto dei programmi, dalla fattibilità degli impegni ambientali al tipo di font usato per i titoletti. Alcune guide sono più autorevoli di altre, certo. Io non so quale stiate seguendo voi, se quella degli scienziati dell’Italian Climate Network o quella del think thank climatico ECCO, o magari state pensando a farvi la vostra personalissima idea spulciando le proposte. Io ho deciso che mi affiderò alla Guida al voto 2022 di Monsieur_Cicciopasticcio, noto streamer che su Twitch parla di trattorie, panini zozzi e bibite in lattina. Il suo consiglio di voto è semplicissimo: se lo scelgono i camionisti, vuol dire che lì si mangia bene.
Ci sono poi bombe che non possiamo assolutamente lasciare esplodere, ma di cui non parliamo a sufficienza per sperare vengano disinnescate. A maggio scorso il Guardian aveva svelato al mondo l’esistenza di vere e proprie “carbon bomb”, imponenti progetti di esplorazione ed estrazione di combustibili fossili che se portati a termine rilascerebbero una quantita di gas serra tale da condannarci definitivamente ad un mondo climaticamente disastrato. Rivelazione, quella del giornale inglese, che purtroppo aveva fatto lo stesso clamore di un peto sganciato ad un comizio.
- PROT!
- Ben detto, prima gli italiani!
Le carbon bomb sono 195 mega progetti che le solite aziende dell’Oil&Gas stanno silenziosamente portando avanti. E sappiamo tutti che quelle silenziose sono sempre le peggiori. 195 mega progetti che ci darebbero un sacco di energia con cui schiacciare l’acceleratore oltre i due gradi di aumento delle temperature globali, ma parecchio oltre, catapultandoci in un sistema planetario apocalittico: clima impazzito, caffè del bar a cinque euro e il telefono che prende poco.
Capiamolo meglio. Noi oggi siamo come Vin Diesel e Paul Walker in Fast and Furious, il primo, quello in cui guidavano bolidi rombanti in gare clandestine e si guardavano in cagnesco, perché troppo timorosi di far parlare i sentimenti.
- Vivo la mia vita un quarto di miglio alla volta.
- Quindi non hai ancora parlato di me ai tuoi?
Come i due protagonisti, stiamo correndo veloci verso il punto di non ritorno. Se verrà dato il totale via libera ai 195 mega progetti, di cui il 40% circa è fortunatamente ancora fermo, ecco che faremmo un salto in avanti nella saga: questo pazzo mondo diventerebbe come Fast and Furious 9, dove al posto delle gare clandestine si combatte contro cyber-terroristi, gli attori sono stati sostituiti da wrestler famosi e la mascolinità tossica è ormai trasudata dai piloti ai sedili fino addirittura al motore. Tant’è che nella scena iniziale del prossimo capitolo vedremo due Range Rover importunare alcune ragazze in discoteca e poi pestare senza pietà un motorino solo per averli guardati.
Il punto è che chiunque in queste settimane vi abbia parlato di estrarre nuovo gas dalle poche riserve che abbiamo in Italia, o non hai mai sentito parlare di queste carbon bomb che ci condanneranno tutti o ha come suoneria del telefono See you again di Charlie Puth e Wiz Khalifa. Non so onestamente cosa sia peggio.
In questi giorni sto guardando la nuova serie del Signore degli Anelli e mi rendo conto che Tolkien ci ha insegnato qualcosa di prezioso: quando tornano i ragni è l’inizio della fine. Avete visto questo video? Orbetello è la nuova Mordor.
Ma la minaccia non viene solo dai ragni. A Sydney impazza la guerriglia urbana tra residenti umani e orde di cacatua ciuffogiallo. Gli umani tentano di proteggere i loro preziosi bidoni dei rifiuti, i volatili se ne inventano una più del diavolo per rubare loro la monnezza. Da anni in Italia siamo bloccati in un’estenuante guerra di trincea contro i cinghiali. Non doveva essere una campagna lampo? Così ci prometteva il porchettaro, a cui abbiamo ordinato il panino ormai più di trenta minuti fa.
Chi abita al Nord, come me, in queste settimane si ritrova a convivere con una nuova fazione. È quella delle mantidi, fanatiche fondamentaliste di cui ho raccontato qui. Alle mantidi italiane – cristiane, etc. – si sono aggiunte varietà indocinesi, asiatiche e africane. Non è chiaro se ci siano nemiche o alleate in questo momento. Infatti c’è una grande differenza tra specie aliene, cioè non di qui, e invasive, cioè che competono con le specie autoctone per il monopolio delle risorse del nostro territorio, oltre che a rubarci il lavoro. Le mantidi che ci stiamo ritrovando sul balcone di casa non sono italiane, perché le mantidi italiane non si arrampicano. Figlie di un’educazione diversa, qui da noi le mamme sono sempre troppo protettive. E poi diciamoci la verità, le mantidi italiane giovani sono tutte delle bamboccione che invece di trovarsi un impiego preferiscono farsi mantenere dalla famiglia. “Ha trovato il mio Marco sul suo balcone? Ma se quello non si alza nemmeno dal divano!”
Alieni invasori è un marchio di fabbrica dell’industria videoludica. Lo Yale Program on Climate Change Communication ha condotto un sondaggio su più di duemila videogiocatori per caprine la vicinanza alla conversazione climatica. Emerge che il 22% di loro ha incontrato nei videogiochi contenuti che facevano diretto riferimento al cambiamento climatico. Il 13% ha intrapreso azioni concrete in risposta a questo, che nella maggior parte dei casi consistono nello sparargli. In generale, i risultati della ricerca corrispondono a quelli ottenuti su altri gruppi di popolazione. La differenza sta nell’autoefficacia, ossia nella consapevolezza di riuscire a fare qualcosa a riguardo. I gamer sanno che se proprio dovessimo sfondare l’aumento dei due gradi delle temperature medie globali, potremmo sempre resettare il gioco e ricominciare con la modalità più facile.
Questa settimana mi vengono solo metafore dal mondo dell’intrattenimento.
È che c’è questo gioco che faccio, bevo ogni volta che in un libro, film, serie TV o canzone si fa riferimento alla crisi climatica. Parrebbe un modo per ubriacarmi, ma è tutto il contrario. Solo lo 0,56% delle sceneggiature di film e serie TV rilasciati tra il 2016 e il 2020 presenta le parole “cambiamento climatico”. Quasi sempre nei titoli di coda, nel piccolo ruolo di “ragazzo del bar”. Ma le cose stanno cambiando, anche nel cinema. Il film White Noise di Noah Baumbach ha vinto il premio Green Drop Award 2022 “per aver saputo trattare il tema dell’apocalisse ambientale in maniera realistica e inquietante, con una satira capace di abbracciare vari aspetti della società contemporanea, dove il potere dei media e il consumismo generano una serie di psicosi che rischiano di alterare la percezione dei problemi”. Che è parola per parola la stessa accusa mossa sui social alla nuova Sirenetta nera.
Ieri stavo leggendo Niente di vero, Premio Strega Giovani 2022 di Veronica Raimo, e c’è questo passaggio in cui, parlando di libri brutti e del sacrificio di poveri alberelli costretti a diventare carta su cui stamparli, dice:
“Siamo disposti a trucidare foreste pluviali pur di dare alle stampe le nostre parole, e ai poveri posteri, in mezzo all’arsura del deserto, denutriti e prostrati tra miraggi di cactus, nelle loro eterne migrazioni, dopo l’ultimo rantolo verso un po’ di frescura, toccherò pure essere raggiunti dalle nostre similitudini che al tempo ci erano sembrate luminose come comete. E così è la fine del mondo a tenermi sveglia.”
Bevo due volte, una per il bellissimo inserimento della questione ambientale in un romanzo, l’altra per la tragica eventualità che anche le mie parole faranno incazzare un qualche giovane nel futuro. Già sento il rimprovero: “Se avesse speso meno tempo a scrivere questa newsletter e più tempo ad installare pannelli solari, ora forse potremmo farci una bella doccia.” Chiedo scusa con un anticipo di una cinquantina d’anni.
Sapete chi dialoga davvero con il futuro? La Regina Elisabetta, che si gode un funerale colorato dall’ambientalismo del figlio. Sono state organizzate trasferte in autobus per i dignitari e capi di stato stranieri diretti a prestare l’ultimo saluto, in modo da evitare spostamenti più inquinanti e lanciare un messaggio importante. Ciò tuttavia ha creato un certo imbarazzo, perché molti di loro non erano abituati ai mezzi pubblici. Quando è salito il controllore è scoppiato il panico. Gli ambasciatori portoghesi sono risultati sprovvisti di regolare titolo di viaggio. I consoli di Marocco, Serbia e Croazia se la sono cavata dando generalità false. I diplomatici italiani, appena fiutato il pericolo, si sono fiondati fuori dalla porta di dietro.
Ma la Regina Elisabetta guardava al futuro già trent’anni fa. Sembrerebbe che abbia scritto una lettera segreta rivolta ai cittadini di Sydney, una lettera che potrà essere aperta solo nel 2085. Sarà per la curiosità di arrivarci vivi che l’Australia ha da poco lanciato il suo primissimo impegno per il net-zero al 2050? Scommetto che nella lettera c’è scritto: “Eh, alla buonora!”
Un altro vecchio dialoga dritto dritto col futuro, e lo fa con una lettera. È Yvon Chouinard, leggendario fondatore di Patagonia. Chi ha letto il suo libro sa che Yvon è stato un ragazzo come tanti. A vent’anni voleva scalare le pareti di tutto il mondo e per raccimolare soldi forgiava e vendeva chiodi da scalata con un design di sua invenzione, pensato per non deturpare la roccia. Un ragazzo come tanti. Alla soglia degli 83, dopo avere tirato su un’azienda di incredibile successo orientata al riciclo, all’anti-consumismo, al supporto delle cause socio-ambientali, ha sparato l’ultima bomba di cui vi parlo oggi: ha trasferito il 98% dei profitti che Patagonia farà ogni anno ad una no profit che potrà utilizzare questi soldi per contrastare la crisi ambientale. L’azienda continuerà a lavorare come ha sempre fatto, a pagare i lavoratori e tutto, ma i profitti di ogni anno andranno direttamente a finanziare organizzazioni e attivisti in tutto il mondo. Insomma, ha fatto per l’umanità quello che molti nonni fanno per i propri nipoti: ha aperto un libretto di riparmio in Posta. Spero che quando diventeremo finalmente adulti, ci ricorderemo di ringraziarlo.
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
Breaking le news
Nel sud della California 2 persone sono morte a causa di un grande incendio boschivo (ilPost). Purtroppo non è stata raggiunta la soglia delle 15 vittime per cui un disastro ambientale diventa tragedia d’interesse. Passiamo allo sport.
Per spegnere i roghi della California ancora attivi ora si spera in un tifone in arrivo dal Pacifico (The Washington Post). Per la siccità nel Nord Italia, la Lombardia ha già pronta la letterina a Babbo Natale.
Formula 1, Vettel attacca Mattarella sulle Frecce Tricolori (Repubblica). “Dicono che il presidente italiano ha insistito per l'esibizione aerea.” accusa il pilota. “Non è vero che il Presidente ci tiene alle Frecce,” rispondono dal Quirinale, “l’avete mai visto fare le rotonde?”
L'Indonesia ha perso l'80% delle foreste tropicali a causa dell'attività mineraria (Bloomberg Green). Difficile ritrovarle, col buio che c’è sottoterra.
La Svizzera sceglie un sito al confine con la Germania per il suo deposito di scorie radioattive (the Guardian). Stessa situazione nel mio quartiere: il vicino di casa porta il cane a cagarmi davanti al cancello.
Clima, l’Africa chiede ai paesi ricchi di mantenere le promesse (Lifegate). Loro prima rassicurano che staranno ai patti, ma all’uscita dal supermercato hanno misteriosamente finito la moneta.
Clima, allarme degli scienziati: «andiamo nella direzione sbagliata» (IconaClima). L'Organizzazione Meteorologica Mondiale ha pubblicato il rapporto United in Science 2022. La sintesi: abbiamo mancato l’uscita dal fossile, ora ci toccherà svoltare più avanti e fare due volte il casello.
I manager delle compagne petrolifere in privato dicono il contrario di quanto affermano nelle dichiarazioni pubbliche (The New York Times). Mentono sugli impegni di decarbonizzazione e non solo: la webcam spenta durante le call su Zoom? È perché in riunione non indossano i pantaloni.
Elezioni: Legambiente presenta 100 proposte ai partiti (Ansa2030). Loro si distraggono dopo le prime tre e tornano a cazzeggiare su TikTok.
Hackerato l'account twitter del ministero della transizione ecologica (RaiNews). “Affrettatevi!” è stato il primo tweet, che però ha subito fatto capire che non poteva trattarsi del vero Cingolani.
La crisi climatica è citata solo nello 0,5% delle dichiarazioni politiche (Greenpeace). Ed è sempre seguita da una grassa risata.
Sudata fredda:
L'Oceano meridionale assorbe più calore degli altri (The Guardian). Quando la climatologia incontra la Lega delle origini.
9 tipi di attivista: scopri quale sei!
Tra una settimana, ossia venerdì 23, nelle città di tutto il mondo avverrà un nuovo sciopero per il clima organizzato da Fridays for Future.
Il movimento per il clima dei giovani nacque un venerdì d’agosto del 2018, quando una ragazza svedese decise di non entrare in classe. Leggenda vuole che non aveva ancora capito la differenza tra gerundio e gerundivo perché la settimana prima aveva saltato la lezione di latino. Il suo compagno di banco Kunster, noto somaro, non aveva preso buoni appunti. Dunque la ragazza, in preda al panico per la paura di essere chiamata alla lavagna, quel mattino decise di non entrare in aula. Il bidello Fjorden uscì per chiederle cosa ci facesse lì fuori, che la campanella era suonata già da una buona mezz’ora. “Se devi scaldare la LIDÅS è meglio che raggiungi il tuo TROTTEN!” le disse, citando un vecchio detto popolare. Imbarazzata, la ragazza cercò una scusa per non rivelare i suoi timori e come si fa in questi casi, boffonchiò: “Che clima oggi, eh?” Intendeva il meteo, ma d’altronde il movimento per il clima non era ancora iniziato e nessuno si sconvolse per l’erroraccio. Fjorden la guardò sospettoso, poi si ricordò delle polpette che aveva lasciato nel microonde e dovette rientrare prima che bruciassero. La ragazza, rimasta sola, si guardò intorno e trovò una sua coetanea, di nome Greta, che proprio quella mattina stava indicendo il suo primissimo sciopero dalla scuola, atto con cui voleva focalizzare l’attenzione del mondo intero sulla crisi climatica. Colpita dalla sensatezza del gesto della sua compagna (e dandosi della stupida per non averci pensato prima) si unì alla sua lotta. Passeranno alla storia le prime parole che rivolse a Greta:
“Il latino è comunque una lingua morta.”
Dunque, il 23 settembre si scende nuovamente in piazza. Come era già successo il 25 marzo, si teme che l’entusiasmo di questi momenti di partecipazione popolare sia più flebile, dopo pandemia e guerra. Un’attivista del gruppo di FFF Monza, che avevo intervistato a marzo, mi aveva spiegato come le persone già tanto preoccupate non riuscissero ad accollarsi anche la crisi ambientale. “Quest’anno non possiamo scioperare per qualcosa di più semplice, tipo per non esserci classificati ai mondiali?” sembrava essere il pensiero della gente.
Eppure manifestare, soprattutto a due giorni dalle elezioni, è il modo migliore per segnalare alla politica e a chiunque verrà eletto quali sono i veri problemi che ci interessano. Mondiali inclusi. La buona notizia è che non occorre essere giovani studenti per attivarsi. Di gruppi ce ne sono per ogni gusto. Dai teatrali attivisti di Extinction Rebellion e le loro performance molto scenografiche, ai più violenti Extension Rebellion, il gruppo di manifestanti che sfascia le vetrine dei parrucchieri quando sbagliano loro il taglio. Proprio per orientarci in questo nuovo mondo di partecipazione attiva, ho pensato di proporti questa guida semplice semplice: SCOPRIAMO INSIEME CHE TIPO DI ATTIVISTA CLIMATICO SEI!
Attivista climatico base
L’attivista climatico base manifesta marciando per le strade delle proprie città chiedendo a gran voce che le amministrazioni prendano sul serio la crisi climatica. La sua arma più grande è il cartellone colorato. Ai politici piace dipingerlo come giovane ricco di speranze e pronto a prendersi in mano il proprio mondo, ma non subito subito, facciamo tra una ventina d’anni. Per i giornalisti è invece “La Greta Thunberg di ___” seguito dalla città di residenza.
Nemico principale: i boomer | Livello di difficoltà: dipende dalla comodità delle scarpe | Efficacia: aumenta se si è biondi e con le trecce
Attivista mungitore
L’attivista mungitore è un attivista animalista e tendenzialmente vegano, che concentra la propria battaglia sulla necessità di smantellare l’industria della carne e della sua sorella lattiero-casearia. Le sue principali azioni riguardano lo sversamento di latte, sia da auto-cisterne in movimento che direttamente dagli scaffali dei grandi supermercati. Predilige il latte fresco, meglio se parzialmente scremato perché comunque resta meno pesante.
Nemico principale: intolleranza al lattosio | Livello di difficoltà: nonno di Heidi | Efficacia: cala se latte di soia
Gommattivista
Il gommattivista, o attivista gommista, affronta come tema principale la mobilità urbana. Le sue azioni consistono nello sgonfiare le ruote dei SUV. Alla bisogna, sgonfia anche i palloni dei giocatori di calcio che prendono sottogamba la crisi climatica. Per raccogliere fondi, gonfiano palloncini alle feste di compleanno, battesimi e comunioni.
Nemico principale: embolia | Livello di difficoltà: due stelle Michelin | Efficacia: alta se in squadra hai gente che lavorava ai pit-stop in Formula 1
Attivista da Festival
L’attivista da Festival prende d’assalto i grossi eventi culturali, come la Mostra del cinema di Venezia o Sanremo. Sogna l’invito alle cerimonie di premiazione per poter prendere di mira gli organizzatori che hanno accettato le sponsorizzazioni dall’industria del fossile, e già che ci sono farsi un selfie con Timothée Chalamet.
Nemico principale: Will Smith | Livello di difficoltà: Chris Rock | Efficacia: Jada Pinkett Smith
Muciaccivista
Il muciaccivista è esperto di art attack, azioni in cui ci si attacca ai simboli dell’arte nei musei per far indignare larghe fasce della popolazione, soprattutto quelle che non entrano in un museo da quando a scuola li costringevano. Cerca di creare scompiglio mettendo mano ai capolavori dell’arte, ma i critici comunque li cassano con dure recensioni, tra le quali “post-climatismo asciutto” e “se l’effetto serra è quello che cercavano, sono solo bolle di metano.”
Nemico principale: code in biglietteria | Livello di difficoltà: Capra! Capra! Capra! | Efficacia: dipende dalla colla
Dr.Attivista
Il Dr.Attivista è l’attivista più vicino a diventare un super villain dei fumetti: percorso accademico brillante, laurea e dottorato, cattedre negate, pochi fondi per condurre le sue ricerche, traumatica discesa nel mondo della criminalità. Dopo una vita passata a far progredire la conoscenza umana sul clima, gli viene chiesto di mettere i suoi paper in un grande report da consegnare con estrema urgenza sulla scrivania delle più alte cariche istituzionali. Quando ritornano per chiedere conto, il report non è stato aperto ma sopra ci sono gli ultimi numeri di Topolino.
Nemico principale: Facebook e i gruppi whatsapp dei cinquantenni | Livello di difficoltà: Spider-man | Efficacia: migliora con le peer-review
Attivista mangipocoannona
L’attivita mangipocoannonna è perennemente a dieta, e per sfuggire alle occhiatacce della famiglia cerca riparo nelle piazze davanti ai pubblici uffici e dichiara il digiuno ad oltranza. Azione che pesca direttamente nella grande storia della protesta non violenta, da Gandhi a Fantozzi.
Nemico principale: il banco rosticceria nei giorni di mercato | Livello di difficoltà: Chef Rubio | Efficacia: aiutata dall’avere una grande anima, e un piccolo stomaco
Attivista da tastiera
L’attivista da tastiera opera in spazi strettissimi, solitamente 9:16. Sta sempre attento a quello che succede sui social ed è pronto a dire la sua, anche se non ha dati per supportarla. Sa che il modo migliore per parlare di ambiente e parlare di sé. O viceversa, non mi ricordo mai.
Nemico principale: l’importante è che ce ne sia uno | Livello di difficoltà: trend | Efficacia: proporzionale ai like
Attivista filantropo
L’attivista filantropo è un vecchio proprietario di aziende di estremo successo e che decide di rivolgere gran parte del proprio tempo e della pensione ad influenzare lo sviluppo di tecnologie sostenibili o le cause ambientali della società. Tutto questo perché non ci sono più quei bei cantieri interessanti di una volta.
Nemico principale: shareholder | Livello di difficoltà: videochiamate ai nipoti su WhatsApp | Efficacia: grande come gli assegnoni di cartone nei film americani.
—> E tu quale tipo di attivista sei? Fammelo sapere!
Siccome siamo nel pieno delle prime elezioni climatiche della nostra vita, ho pensato di condividere ogni settimana un consiglio per affrontarle al meglio.
Consigli elettorali climatici
Se sei una elettrice eco-conscious, ricorda: è vero che le schede usa-e-getta sono uno spreco terribile, ma quelle riusabili in tela continuano a essere considerate non valide.
Lo sponsor della settimana
La puntata di oggi è presentata da:
Costruisciti da solo il tuo programma climatico!
Costruisciti da solo il tuo programma climatico è l’esclusiva collezione di promesse climatiche per soddisfare anche l’elettore più verde. Uscita dopo uscita potrai assemblare un’intera agenda di pratiche, azioni e interventi perfettamente funzionanti e in scala 1 a 101. Ogni componente è accompagnata da un prezioso fascicolo illustrato che ti racconterà la storia dell’ambientalismo, dalle COP all’IPCC. Con Costruisciti da solo il tuo programma climatico imparerai a maneggiare azioni di riduzione dei consumi, cicloviabilità urbana, comunità energetiche e molto altro ancora. Affrettati! Questa settimana la prima uscita con gli orti urbani è in edicola a solo 1,99€!
Questo era Ride verde chi ride ultimo! Se ti ha fatto ridere e vuoi aiutarmi ad andare avanti, condividila con amici e parenti, con gli sconosciuti sugli autobus, negli spogliatoi in palestra. O anche su Instagram: screenshotta il tuo passaggio preferito di questa newsletter (o delle precedenti) e condividilo nelle Stories taggandomi, potrò così riconoscerti, ringraziarti e ricondividerti - che sono poi le 3R dell’economia circolare.
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Mattia