Orgoglio e complottismo
Ride verde chi ride ultimo - Le alluvioni portano alla luce teorie del complotto, prima settimana di COP16 e la dittatura delle auto in città
Cinque anni fa Luciano D’Adamo ha un incidente, entra ed esce dal coma, al risveglio si è dimenticato tutto ciò che è successo negli ultimi quarant’anni. All’improvviso non è più un 24enne del 1980 ma un 60enne in un’Italia di estati tropicali, eventi estremi devastanti, niente più neve. Il clima stravolto, innegabilmente per lui a cui non sembra ma è ieri. Che fosse questa è la chiave per convincere i più scettici?
“Farli parlare con Luciano, dici?”
Pensavo più al coma.
Iniziamo subito un’intensa puntata di Ride verde chi ride ultimo: prima le news con un approfondimento sulle ultime alluvioni, poi ciò che le auto ci rubano e infine il quizzzzone e Un pop di clima qua? Let’s go!
📰 BREAKING le NEWS 🌍
1. L’Italia alluvionata da Nord a Sud
Tra la fine della settimana scorsa e l’inizio di questa, sott’acqua Emilia-Romagna (quarta volta in un anno e mezzo) poi Liguria, Toscana, Sicilia, Calabria. Perché il nostro governo spende tutti quei soldi per mandare i migranti in Albania, quando basterebbe tenerli in una macchina parcheggiata in strada per violare i loro diritti umani? Un tempo in autunno guardavamo ammirati le foglie cadere, oggi le incolpiamo di otturare i tombini. Ma il problema è altro: nulla, dei nostri territori, delle nostre città è adatto a questi pattern di pioggia, ne arriva troppa e tutta insieme. È come se ci fossimo preparati per secoli a un incontro di boxe, ma il giorno del match abbiamo scoperto che si trattava di un duello con il fioretto. Fatichiamo perfino a comprendere questa inadeguatezza strutturale: quando Bologna si è allagata, a Casalecchio di Reno si stava esibendo Umberto Tozzi e il pubblico del concerto è rimasto bloccato nell’arena. Tozzi ha provato a distrarre tutti intonando Gente di mare / Che se ne va / Dove gli pare ed è solo grazie all’intervento della Protezione Civile se si è evitato il linciaggio. Eppure, basterebbe imparare un po’ di scienza dell’atmosfera. L’equazione di Clausius-Clapeyron, per esempio, ci dice che ad ogni aumento di 1°C della temperatura media, l’atmosfera assorbe il 7% di umidità extra. Questo significa più acqua trattenuta più a lungo, quindi più acqua scaricata quando succede. E alla fine succede, non si sfugge alla fisica. Nemmeno se ti fingi malato il giorno dell’interrogazione.
Dopo un disastro naturale spuntano fuori le teorie più assurde. Ultimamente va di moda quella secondo cui uragani, cicloni, tempeste e alluvioni siano la colpa dei poteri forti e delle loro segrete tecnologie capaci di attivare e disattivare gli eventi estremi a piacere. Come ciabatte per le prese elettriche con l’interruttore, comode quando sei fuori casa e non vuoi lasciare l’atmosfera accesa.
Succede perché gli eventi estremi creano un senso di insicurezza e di inevitabile, e allora cerchiamo di convincerci che abbiamo controllo su tutto. Credere nell’esistenza di un joystick dell’atmosfera ci fa stare meglio, anche se è nelle mani sbagliate, tipo quelle dei 55enni che vogliono a tutti i costi giocare con la PlayStation dei figli. Il problema è che più crediamo alle teorie del complotto, meno ascoltiamo gli scienziati, meno adottiamo comportamenti virtuosi per l’ambiente, meno segnaliamo alla politica che vogliamo azioni per rispondere, mitigare, reagire agli eventi estremi, e più è probabile che nuovi disastri avvengano. È un rettiliano che si morde la coda. Il peggio è che anche solo essere esposti alle teorie del complotto ci rende più inclini a dar loro credito. Da quando mia nonna guarda Rete4, per esempio, dice che quelli che fanno le pulizie nel suo palazzo arrotolano lo zerbino davanti alla porta per segnalare ai ladri quando entrarle in casa. E ora perfino i ladri ci credono!
Cosa possiamo fare, allora, per spezzare questo circolo vizioso? Aiutare gli altri a sviluppare senso critico e pensiero analitico. Oppure, togliere a mia nonna il telecomando e a certa gente i social.
2. Giro di boa per COP16
La sedicesima Conferenza delle Parti sulla biodiversità si è aperta lunedì con una frase della Ministra dell’Ambiente colombiana Susana Muhamad che dà il sunto delle sfide ambientali di quest’epoca: “Il pianeta non ha tempo da perdere.” Ma allora perché sta sempre su TikTok?
Si stanno cercando risultati, a Cali, visto che l’altra COP, la 29esima sul clima, promette malissimo. Per fermare la perdita degli ecosistemi e portarci a casa quei 30x30 punti per la salvezza dalla retro-estinzione, abbiamo bisogno che i 200 Paesi riuniti in questi giorni in Colombia tirino fuori dalla manica un piano concreto per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Kunming-Montreal, il nostro progetto comune più avanzato in fatto di biodiversità. Finora, come mondo, non siamo riusciti a completarne manco uno. Dalle maniche siamo capaci a malapena di tirar fuori fazzoletti colorati, come i maghi alle feste. Ci tocca dunque attendere settimana prossima per il più inedito dei ta daaan! Sperando di vedere uscire almeno una colomba. Possibilmente, ancora viva.
3. Stando ai dati dell’Emissions Gap Report 2024, rispettare l’1,5°C è ancora “tecnicamente fattibile”
Servirà tagliare del 42% le emissioni rispetto al 2019 entro il 2030, e del 57% entro il 2035, altrimenti cadremo dritto dritto in un pianeta tra i +2,6 e i +3,1°C di aumento delle temperature medie globali (i disastri di oggi sono figli di un piccolo +1,3°C).
E se te lo stai chiedendo: sì, questo paragrafo è per tutti i commercialisti che mi leggono.
Ci si può arrivare, a questi tagli così audaci, perché ne conosciamo i mezzi: solare e eolico a bomba, stop alla deforestazione, finanziamenti ben pensati, un parrucchiere che non ha paura di niente. Ma serve farlo e farlo subito, pianificarlo e rispettare le promesse. Insomma, basta aria fritta...per favore! come infatti titola il resoconto dell’UNEP, che ha preso finalmente sul serio il consiglio del suo dietologo.
Eh sì, e poi?
Un’app per tracciare gli incendi negli Stati Uniti ha superato in popolarità (per poco) TikTok (LifeGate). Se guardare informazioni in tempo reale sui roghi sta creando una dipendenza nei cittadini americani, i piromani sono i nuovi content creator?
"Ci rubano il pesce". Così i ministri dei Paesi scandinavi puntano a chiedere di poter cacciare foche e cormorani (Green&Blue). Che però replicano: “Falsità, abbiamo tenuto tutti gli scontrini!”
L’orsa 339, 28 anni e 18 cuccioli, è morta dopo essere stata investita da una Subaru nel Wyoming (Washington Post | In ita su RaiNews). Non so se sia più assurdo che la vita di un orso finisca con un incidente stradale, o che lo faccia in una versione reale del famoso sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Il riscaldamento globale nell’artico sprigiona nuove malattie (AGI). Se prendi freddo ti ammali, ma pure se lo perdi.
SUDATA FREDDA
Andrea, colpito da un orso in Trentino mentre andava a funghi, si schiera contro la decisione della provincia di abbatterlo (Open). La reazione dell’amministrazione: “Abbatteremo anche Andrea.”
Arroganza coatta
“Scusa, puoi toglierti lo zaino così ci stiamo tutti?”
Lo dico a una tizia sulla metro, già strapiena. Sta lavorando a un documento aperto su un iPad da 65 pollici, ha addosso uno zaino tre volte il suo spazio vitale. Mi guarda, scuote le spalle e con una smorfia mormora: “Non ce la faccio.”
Si gira dall’altra parte e torna a lavorare.
Io resto di sasso. Ma come “non ce la fai”? Vorrei urlarle. Che significa? Scendi, se non ce la fai! I mezzi pubblici sono pubblici perché di tutte e tutti, coccona. Equamente però, non chi-prima-arriva-meglio-alloggia. Non è che perché tu sei salita prima con il televisore del salotto in mano e la valigia con dentro tutto il tuo armadio sulle spalle allora io devo spalmarmi insieme ad altre otto persone sulle porte. No, ti sposti e ci fai posto! E se davvero non ce la fai, allora scendi! Anzi dovremmo farti scendere noi, votarti fuori come in un reality show, sfrattarti dalla M3 come dall’Italia i Savoia, ostracizzarti come nell’antica Atene, sacrificarti alla Divina Educazione Civica come si faceva nelle millenarie tribù andine:
“Chi immoliamo al sacro Dio vulcano, o sommo sacerdote?”
“Quella stronza con il North Face!”
È che in città l’arroganza spaziale la fa da padrona. Un mese fa usciva il report di Sai che puoi? sulla campagna di monitoraggio delle auto parcheggiate illegalmente a Milano. Nelle poche ore tra le sei e le dieci di sera del 16 maggio 2024, centinaia di cittadini e cittadine volontari avevano battuto le strade della città e contato quasi 64 mila auto lasciate dove non dovevano stare. Sessantaquattro mila sono “1 ogni 21 abitanti”, per citare il report, una statistica difficile da comprendere. Anche perché chi ci crede a 21 persone nella stessa auto?
Io che nutro un malessere generale per gli automobilisti quando sono pedone, riservo un odio speciale per chi parcheggia sui marciapiedi. Le strade in città sono passate da essere spazi vissuti da persone, bancarelle, mercati, carri, spettacoli, comizi, a mere corsie di passaggio, enormi piste e parcheggi per le auto. Nel futuro dipinto in Matrix le macchine hanno costretto i pochi umani liberi rimasti a rifugiarsi sottoterra, la chiamiamo distopia fantascientifica ma nel 2024 già ci hanno spinto ai bordi dei marciapiedi. Non saranno ancora intelligenti, queste macchine, ma minchia quanto sono arroganti!
Ora, ok, siamo ormai convinti che per diritto divino le auto debbano ottenere la maggior parte dello spazio tra gli edifici (il 70% della superficie di Milano, secondo alcune stime). Non capisco chi se la sia bevuta per primo ma okay, questo succede quando deleghi. Se però, nonostante questo privilegio, mi parcheggi anche sul marciapiede, allora sei Netanyahu. Sei i coloni israeliani in Cisgiordania. Sei come quei cani a cui dai un biscotto, poi ne dai uno anche al fratellino e loro provano immediatamente a fotterglielo. Vuoi davvero dirmi che non ti bastano due carreggiate enormi per il tuo SUV inutilmente grosso? Almeno abbi l’onestà di non allargarti. E soprattutto scendi dal divano, con quelle zampacce luride.
Secondo me la patente in tasca non dovrebbe essere abbastanza per guidare in città. Perché la patente dice che riesci a guidare, svoltare, parcheggiare a esse – e se ti ricordi come aprire una portiera, magari pure a non uccidere nessuno. Ma non certifica che tu sappia come, dove, perché guidare, se lo sai fare con giudizio, se hai l'etica dello spazio urbano. La patente certifica le capacità motorie ma non quelle intellettive e morali. Oggi non può più bastarci. Sarebbe come fare uscire diplomati dal liceo classico senza che sappiano tradurre dalle lingue antiche, ma fortissimi nella lotta greco-romana. Tutti belli oliati, ma più scemi di un satiro.
Per fortuna non deve essere così per forza. Un esempio? Le strade scolastiche!
🎲 Sosteniquiz!
La domanda di settimana scorsa era: “In quale modo le onsen, le terme tradizionali, stanno diventando una soluzione di sostenibilità per il Giappone?”
Risposta giusta: Scaldano le case (termicy)
Tsuchiyu Onsen, stazione termale molto famosa in Giappone, è diventata centrale di energia geotermica (quindi pulita) dopo l’incidente di Fukushima del 2011. Case e attività si alimentavano grazie alla centrale nucleare; bloccata quella, i gestori delle locande si sono associati e hanno creato la Genki Up Tsuchiyu, capace oggi di generare abbastanza energia per 800 case e per scaldare l’acqua di una fattoria di gamberetti lì vicino. Secondo il governo nipponico, in tutto il Paese si potrebbero produrre fino a 23 GW di potenza geotermica grazie alle enormi riserve di caldo sotterraneo. Il problema sarà capire poi cosa farsene di tutti quei gamberetti.
👏 Bravi, l’82% di voi ha indovinato! Ecco la domanda di questa settimana:
💭 Scopri la soluzione nell’episodio di settimana prossima!
🍿 Un pop di clima qua?
Snowpiercer, che è sia film sia serie TV.
Sperando di risolvere il riscaldamento globale, gli scienziati hanno rilasciato un composto raffreddante in atmosfera e trasformato il pianeta nel mio freezer, cioè una landa ghiacciata in cui niente si salva. Ora l’umanità rimasta vive su un treno perennemente in movimento (per-emme-mente?), sul quale i ricchi navigano negli agi delle carrozze di prima classe, i poveri vivono di stenti in quelle di fondo, i medi stanno in quelle del silenzio ma con un passeggero che parla al telefono senza cuffie.
Ringrazio Fabrizio per avermi suggerito il riferimento pop di questa settimana!
👉 E tu hai film, serie TV, romanzi, canzoni che fanno riferimenti gustosi a clima e ambiente?
Segnalameli e li inserisco settimana prossima!
Ciao, io sono Mattia Iannantuoni e questa è la fine di Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale.
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Alla prossima settimana!
Mattia
Sì, ci vorrebbe la patente con l'educazione civica!
Nel senso di doppio esame. E aggiungerei pure un giro obbligatorio in città cambiando ogni volta mezzo: auto, motorino, bici, oltre che pedone. Prospettive diverse. (Vabbè questa è utopia, ma pensa che figata!)