Cicale e formiche
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale
Una barzelletta
Un giornalista assiste ad una conferenza sugli effetti della crisi climatica in Italia.
Per primo parla un meteorologo, che mostra come le tempeste stiano colpendo i territori con sempre più violenza, aumentando il rischio di frane e di alluvioni.
Poi prende parola un biologo marino, che mostra come il riscaldamento e l’acidificazione delle acque del Mediterraneo stiano mettendo a repentaglio tutta la filiera della pesca.
Arriva un geofisico e dice che è praticamente certo che l’innalzamento dei mari si mangerà una superficie costiera grande quanto l’intera Liguria. Molte isole nella laguna di Venezia finirebbero sommerse.
Infine parla un climatologo, conferma tutti i dati presentati e aggiunge che se non agiamo subito per ridurre le emissioni, a brevissimo vivremo in un mondo dove a causa di siccità periodiche non ci resterà che poco cibo, poca acqua e un sacco di insicurezza sociale.
Il giornalista allora si fionda fuori dalla sala, prende il telefono e chiama disperato la sua redazione:
“Pronto, direttore? Avete già mandato in stampa l’edizione di domani? Grazie al cielo! Ho una notizia di assoluta importanza, devono saperlo tutti, ne va dell’esistenza stessa della civiltà umana… c’è ancora posto a pagina 15?”
Chiaro, certe cose vanno sapute raccontare. Se gestissi io un giornale, la crisi climatica sarebbe in prima pagina ogni giorno. Magari insieme ad un video sugli animali che suonano il pianoforte (perché anche questi fanno morire, però dal ridere). Chiunque vi dica che il clima è “una questione ambientale” e quindi la releghi in una sezione dedicata – sapete, no? Quelle intitolate Pianeta green, Mondo 2030, Alberi&friends, Non solo sostenibilità, ecc - non ha ancora capito una mazza su come funziona il nostro mondo. È come vi stesse dicendo che siccome chi si allena deve bere tanta acqua, la siccità va trattata nella rubrica di sport. La carestia in quella di cucina. La polemica sui jet privati in quella di viaggi e vacanze. La perdita di biodiversità in quella dei video divertenti con gli animali che suonano il pianoforte.
La crisi climatica tocca tutto e tutti, come un pervertito in metro il lunedì mattina. Minaccia l’economia, la pace, i lavori, le produzioni agricole, perfino gli stadi di calcio! Per questo sarebbe estremamente facile averla sempre in prima pagina. E allora com’è che non ne parliamo con la giusta rilevanza? Sociologi e psicologi discutono in cerca di una spiegazione: ci sono barriere alla nostra capacità di comprendere e valutare il fenomeno oppure è il nostro sistema valoriale, culturale e politico a mettersi di traverso? Quando si ritrovano attorno al tavolo del dibattito scientifico duellano con tesi e antitesi, con dimostrazioni e confutazioni, esperimenti e ipotesi. Uno non fa in tempo a girarsi per proiettare le slide che subito gli sputano nel bicchiere. Se se ne accorge, lo sbeffeggiano: “Ma lamentati dell’innalzamento del livello dei mari, piuttosto!”
Non ne parliamo poco e male solo per colpa di una nostra mancanza. Ricordiamocelo sempre: appena la Scienza ha scoperto che le nostre attività, soprattutto quelle legate all’uso di combustibili fossili, scatenano un aumento pazzesco dell’effetto serra, coloro che traggono profitto da quelle stesse attività hanno iniziato a mentirci e distrarci per evitare che le abbandonassimo. Dunque a pagina tre del mio giornale, dopo le notizie sui più recenti eventi estremi e prima del gossip su quale scienziato ha tradito quale professore, ci sarebbe la rubrica dei colpevoli. Qui troveremmo le taglie aggiornate dei super cattivi più pericolosi degli ultimi cento anni: i dirigenti di BP, ENI, Chevron, ExxonMobil, Shell, Gazprom, e le altre giganti dell’Oil&Gas. Non chiedetemi perché ma io me li immagino sempre immersi in un mega pigiama party in una lussuosissima suite d’albergo. Urlano, bevono, si giocano diritti di esplorazione nell’Artico a poker e territori da trivellare in Africa a tressette. Invitano politici collusi ma solo per convincerli a rendersi ridicoli in cambio di spesse mazzette di banconote da cento dollari. La festa degenera col passare delle ore, come nei film sui liceali americani: vediamo amministratori delegati farsi gavettoni con barili di petrolio, shareholder imbrattare il soffitto con tozzi di carbone, scienziati corrotti lanciare pannelli solari giù dalla finestra. Nel bagno, politici confrontano la lunghezza dei rispettivi oleodotti. Un azionista totalmente inebriato dagli extra profitti del 2022 prende una grossa boccata da una bombola di anidride carbonica per scimmiottare i sistemi di cattura e stoccaggio di carbonio su cui ha costruito le fantomatiche promesse net-zero delle proprie aziende, e tra le risate generali crolla asfissiato contro un’anta dell’armadio. Un altro, totalmente rimbambito dalle scosse dei nuovi progetti di fracking che è riuscito a fare approvare dal governo inglese, si cala i pantaloni, tira fuori un accendino e prova a fare un lanciafiamme coi peti, annunciando alla stanza:
“Qualcuno ha detto gas flaring?”
Il mattino dopo alla concierge dell’albergo spiegheranno che se le tende sono bruciate, la colpa non è loro ma del fornitore dell’accendino, un anonimo iracheno su cui purtroppo non hanno controllo.
Le big dell’Oil&Gas sono il Sauron di questo mondo. Oscuri Signori che nonostante gli sforzi dell’attivismo, gli scandali e i processi, non hanno mai abbandonato la Terra di Mezzo. Lo capisci dal fatto che hanno lasciato giù i giubbotti.
Certo, abbiamo anche noi un Gandalf, il cui nome è António Guterres e per cui il mondo ambientalista prova lo stesso affetto del pubblico di Rai 1 per Amadeus. Due settimane fa in apertura alla 77esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Guty nazioniunite-ale aveva detto che è tempo che chi produce, agevola e investe nei combustibili fossili inizi a pagare. Ma in cassa c’è la fila perché il POS non funziona.
C’è questa miopia congenita che caratterizza la politica, i giornali, forse la società tutta. Parliamo di energia tutti i giorni da settimane ma solo in termini di gas da recuperare, di forniture da ristabilire, di nuovi protagonisti di vecchi sistemi a cui rimanere legati nonostante ci abbiano portato in questa situazione. Provate a farlo notare, a parlare di sistemi alternativi, e vi diranno che con certi ragionamenti passeremmo l’inverno al freddo. Stiamo vivendo una parodia della favola La cicala e la formica di Esopo, nella quale la cicala è concentrata solo su questo inverno, mentre la formica si preoccupa soprattutto delle stagioni che seguiranno.
È un caso che le cicale siano bionde, con occhi sporgenti e tanti fratelli?
O Esopo era semplicemente fascista?
Le cicale non ascoltano gli avvertimenti delle formiche, ma ripetono che siamo costretti a scegliere tra arrivare a fine anno o garantirci un fine secolo. Una (falsa) dicotomia categorica che si ripercuote su tanti aspetti della società. Come quando si dice dei posti di lavoro che si perderebbero con la transizione ad un sistema più sostenibile. È un’argomentazione delle destre, dati alla mano fallace, ma che la stessa Giorgia ha messo nel suo programma elettorale: “difendere e tutelare gli interessi del sistema industriale e produttivo nazionale” sopra ogni scelta ecologica. Preservare alcuni lavori di oggi, anche se condannano tutti i lavori di domani. È una di quelle assurdità che lì per lì ti convincono:
“Come faranno i lavoratori a mettere la pagnotta in tavola?”
Ma poi ci pensi e ti rendi conto che, secondo questo ragionamento, anche in Francia non avrebbero mai dovuto abolire la ghigliottina:
“Come faranno i boia a mettere la baguette in tavola?”
Già affettata, per altro?
Le argomentazioni delle cicale fanno rumore ma sono senza prospettiva. Meloni come Bolsonaro e Truss. Il primo resta attaccato al potere come gli indigeni alla loro foresta sacra - prima che Bolsonaro, appunto, gliela bruci per il progresso. La seconda viene interrotta da attivisti di Greenpeace durante un suo speech pieno di promesse economiche, e lei li etichetta come “la coalizione anti-crescita”. Perché ogni alternativa è un ostacolo alla sua dogmatica visione di crescita, crescita, crescita! a discapito di tutto il resto. Quello che lei chiama benessere economico, gli oncologi lo definiscono tumore.
Non facciamoci ingannare dalla bugia che il progresso economico sia l’imperativo ultimo della nostra specie. Sopravvivenza e equo benessere dovrebbero esserlo. Progredire è un mezzo, ma bisogna farlo con senno. Chiunque abbia viaggiato verso il Grand Canyon sa che ad una certa è il caso di fermarsi. Facciamoci insospettire dal fatto che chi tiene vivo il mito del progresso perpetuo è una manciata di pochi che cavalcano quell’onda travolgendo tutti gli altri. Che poi, a sentire i surfisti, sotto le onde non ci stanno più nemmeno le alghe.
La bugia delle bugie è che solo vivendo as usual possiamo vivere bene.
Settimana scorsa parlavamo dei pochi portoricani che se la sono cavata durante l’uragano Fiona grazie all’energia rinnovabile. La stessa cosa è successa nella comunità Babcock Ranch in Florida al passaggio dell’uragano Ian. Là fuori ci sono storie positive che mostrano la via per un futuro alternativo, vivibile, migliore. Come la donna in Giappone che dopo il terremoto del 2011 ha smesso di usare l’elettricità della rete e vive solo con il fotovoltaico fai-da-te: ci mette un’ora e mezza per cucinarsi un petto di pollo, lava i vestiti in una di quelle ceste rotanti per asciugare l’insalata, accende le lampadine con l’elettricità generata da una cyclette. Penso a mia nonna, che per risparmiare sui pomodori ruberebbe il lavoro agli immigrati. Se le mostrassi cosa si è inventata la sua coetanea giapponese, penso diventerebbe paladina dell’auto-sufficienza. Per vedersi “Amedeo e gli ignoti” ogni sera, mi farebbe mangiare le cose crudacchie e mi costringerebbe a lunghe biciclettate. Un po’ come fa adesso, ma almeno avrebbe una scusa ecologica.
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
📰 Breaking le news
La premier UK Liz Truss non consente a Re Carlo di andare alla COP27 (SkyTG24). Rammaricato “il re che parla alle piante”, il quale potrebbe ancora mandare un video-messaggio. “Ma solo se prima Sua Altezza fa pace con i broccoli” precisano da Downing Street.
Nuove regole per i riscaldamenti: un'ora in meno al giorno e un grado in meno (RaiNews). Le stufe a pellet potranno lasciare la dimora solo con mascherina e autocertificazione.
Elezioni in Brasile, si va al ballottaggio per scegliere il presidente (IlPost). In vantaggio Lula, ma per sicurezza si darà il voto anche agli alberi amazzonici.
Capi di stato non invitati alla COP15 sulla biodiversità dal presidente Xi Jinping (TheGuardian). Ai giornalisti ha detto piccato: “Perché, loro mi invitano mai ai matrimoni?”
Mondiali di calcio in Qatar 2022, spuntano persino gli aerei-navetta per i tifosi (Lifegate). E in palio ad ogni partita esclusivi posti in tribuna per chi presenta la carbon footprint più alta.
Dopo 30 anni di disputa, tribù Maori riceve scuse e risarcimento dalla Nuova Zelanda (The Guardian). Non solo in Italia i periti dell’assicurazione se la prendono comoda.
Bergamo darà 30 euro al mese a chi usa la bici (MilanoToday). Io ne darò cinquanta a chi si è fregato la mia, se me la riporta.
A Parigi spengono le luci della Tour Eiffel per risparmiare (Will). Ma si accende il dibattito tra gli utenti dei social. Figuriamoci quando sentiranno l’idea di mettere cappotto e doppi vetri al Colosseo.
In un documentario, la lotta globale per salvare il caffé e i posti di lavoro dei 125 milioni di persone che lavorano nel settore (Bloomberg Green). Protagonisti i The Jackal e i loro simpatici sketch sul Golfo di Napoli.
L'intelligenza artificiale che evita alle balene di scontrarsi con le navi (Repubblica). Non è altro che una versione estremamente difficile del classico videogioco Battaglia Navale.
Il caricabatterie universale è legge: obbligatorio in Europa entro il 2024 (Lifegate). D’ora in poi per non prestarlo ai colleghi saremo costretti a dire la verità: “Mi stai sulle palle, ok!?”
"Celestial" di Ed Sheeran è una dichiarazione d'amore ai Pokémon (TGCOM24). L’artista ha composto una canzone per il nuovo gioco in uscita, provocando il risentimento degli animalisti: “E le vere creature a rischio estinzione?”. “Ci pensiamo noi” è la proposta di Elettra Lamborghini e Rocco Hunt. Ma gli animali fanno sapere che preferiscono la Nintendo.
Cinghiale ferito entra in municipio a Ivrea: abbattuto (Repubblica). La Guardia forestale cerca soluzioni: “Impiegati pubblici ormai fuori controllo.”
Lo "speed dating" degli squali elefante: in cerchio per accoppiarsi (Repubblica). Incredibile come noi esseri umani dobbiamo le nostre miglior invenzioni al mondo naturale, perfino nell’industria nel porno!
Taiwan sta trasformando stazioni della metro in fattorie verticali sotterranee (euronews.green). Si oppongono i controllori, basilico e prezzemolo sempre senza biglietto.
Un’artista scozzese che crea gioielli dai propri batteri è diventata famosa su TikTok (BBC). Io sono anni che posto foto delle mie caccole su Instagram, com’è che ancora nessuno mi chiama il Canova del XXI secolo?
Sudata fredda:
Costretti a migrare per il clima, gli insetti si spostano dall’Africa verso l’Europa (The Conversation). Ma portano malattie: registrati più di 770 casi del virus del Nilo occidentale, molti dei quali in Veneto. Pronta la reazione della nuova maggioranza: “Se non volete chiudere i porti, almeno le zanzariere!”
✨ Lo sponsor della settimana
La puntata di oggi è presentata da:
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Questo era Ride verde chi ride ultimo!
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Mattia