Non ci va mai bene niente
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale.
👋 Ciao, come stai? In questo primo episodio di Ride verde chi ride ultimo del 2023, uno dei temi che ci accompagneranno per tutto l’anno ⚖️ Ma prima, sarà meglio riprendere il filo!
Per capire i limiti del concetto di net-zero, basta gennaio.
A gennaio si ritorna alla routine dopo una pausa di bagordi festivi in cui abbiamo bisbocciato più del dovuto, speso più del sensato, indugiato nella nullafacenza più del giudizioso. Ci siamo aggrappati ai “perché tanto poi a gennaio…” con al posto dei puntini buoni propositi di diete, economie e produttività. Ma quando la befana arriva a concludere l’epicurea sospensione dalla vita vera, ci colpisce in faccia con la coda della sua scopa volante e è l’epifania: “Ma io domani torno a…!” e nuovamente ci potreste mettere quello che vi pare al posto dei puntini perché comunque, qualsiasi cosa sia, ci sarà da pagare il conto di ciò che abbiamo stra-mangiato, stra-speso e stra-procrastinato. Il dramma. Tutto risulta più di quello che possiamo effettivamente permetterci di fare o evitare di fare nelle misere settimane che restano per chiudere il mese uno di dodici. Ci sentiamo come un alberello appena piantato a cui si chiede di assorbire miliardi di tonnellate di CO2 entro il 2050. L’impossibilità a mettere una pezza ai misfatti del passato ha la faccia del disequilibrio. Del net-zero che non va a zero, appunto, ma resta sbilanciato.
Così, tra promesse e piani, strategie e azioni che sbattono il mignolino contro gli spigoli del fattibile, ci troviamo a vivere un inverno da emisfero australe. Una brezza tiepida fischietta tra le scheletriche chiome degli alberi in città, che con i rami si asciugano il sudore dalle fronde.
Il clima impazzisce come una maionese. Se negli Stati Uniti si è abbattuto un freddo tale che sui social la cancel culture si è detta pronta a boicottare il concetto stesso di inverno, in Europa arriva un caldo che rompe tutti i record e non chiede nemmeno scusa. Che va bene essere maldestri, ma non ti presterò più niente. Da noi il caldo è stato talmente atipico che la mattina del 9 gennaio sono stato svegliato da una zanzara. Ancora non ho capito come possa avere avuto il mio numero.
Zanzare in, neve out. Non si vedeva così poca neve in montagna da quell’inverno in cui Lapo Elkann decise di trascorrere il Capodanno alle Maldive. Senza neve piangono gli amanti dello sci, ma anche i mariti appaiono visibilmente dispiaciuti.
Il 2023 parte con crisi climatica scritto a caratteri cubitali sul muro, con la vernice. Ne parlavo nelle Stories di Instagram in settimana: uno dei temi che ci accompagneranno quest’anno è sicuramente il connubio tra tribunali e clima. È una medaglia a due facce. Da un lato, associazioni di cittadini che fanno causa a governi e multinazionali per chiedere alla giustizia di imporre loro l’assunzione di responsabilità, possibilimente prima e dopo i pasti. Dall’altro, governi occidentali che si accaniscono contro le proteste “radicali” dell’attivismo climatico indurendo le pene1. Le nostre democrazie, poste davanti allo specchio, prendono a manganellate il vetro. In UK nel 2022 sono stati arrestati migliaia di partecipanti ai sit-in stradali, agli incatenamenti e gli incollamenti organizzati dai gruppi quali Just Stop Oil e Ultima Generazione. Nel vecchio impero si attende ora la messa a regime del Public Order Bill, il decreto che darà nuovi poteri alle forze dell’ordine per impedire l’insorgere stesso di quel tipo di proteste. Come? Gli agenti verranno morsi da un ragno radioattivo. O, in alternativa, dal centesimo utente social che commenta inferocito:
“Non è così che si manifesta, vandali!!!”
Sono stati condannati ad alcuni mesi di prigione gli attivisti che si erano incollati ai Peschi in fiore e alla Ragazza con l’orecchino di perla, che comunque era già fidanzata. Nuove leggi più severe sono state approvate anche in Australia e in alcuni degli Stati Uniti. In Germania, storicamente i più tolleranti e pacati, hanno mandato centinaia di poliziotti a menare gli attivisti che si erano radunati nel villaggio di Lutzerath per impedire l’espansione di una miniera di lignite.
Qui in Italia, il volto del binomio tribunale-clima è quello di Simone Ficicchia, ventenne esponente di Ultima Generazione coinvolto in molte delle azioni che il gruppo ambientalista ha intrapreso negli scorsi mesi. La questura di Pavia aveva invocato per Simone la sorveglianza speciale, misura ritenuta esagerata dal PM di Milano. “Al massimo gli facciamo tagliare i capelli,” ha detto “ma è più un parere personale.”
L’udienza per Simone si è tenuta qualche giorno dopo la sverniciata di Palazzo Madama a Roma. Sotto i video circolati sui social in cui venivano riportate le immagini degli attivisti intenti a sparare vernice (lavabile, come sempre) sui muri del Senato, ho letto ogni sfumatura di frustrazione. Commenti quali:
“Pagliacci 🤡🤡🤡”
“In carcere a calci in culo”
“Vandali criminali”
“L’ergastolo ci vorrebbe”
“Se date così la prima mano, poi restano i grumi”
Ma quale tasto toccherà mai, nelle persone che commentano con tanta violenza, vedere qualcuno che non conoscono fare qualcosa che non provano nemmeno a capire ad un oggetto o un luogo che non hanno mai cagato?
Mettiamo le cose in chiaro anche per i più dubbiosi tra noi: piacciano o meno, le azioni di disobbedienza civile di questi movimenti sono uno sforzo comunicativo. Non è un danno, non è violenza, non è terrorismo. È un gesto con il quale persone comuni ed estremamente preoccupate per il mondo in cui viviamo tutti (anche chi li odia sui social) cercano di attirare l’attenzione sulla lentezza e gli sbagli delle politiche climatiche. La loro è una reazione disperata e umanissima, anche se magari non è quella che avrebbe ciascuno di noi. D’altronde, quando l’autista dell’autobus chiude le porte prima che si sia scesi, c’è chi gli urla di fermarsi e chi invece scuote sconsolato la testa per poi scendere a quella dopo.
La vera domanda che ci dovremmo porre è allora un’altra: queste proteste funzionano? Ossia, riescono ad incrementare il supporto della popolazione verso la causa climatica, fino magari a trasformarla in questione prioritaria per la politica? Lo studio del 2020 del sociologo della Washington State University Dylan Bugden afferma di sì. Esaminando alcuni target della popolazione statunitense, ha scoperto che sia le marce pacifiche sia le azioni di disobbedienza civile sono efficaci nell’incrementare il supporto pubblico alla causa climatica. Se delle prime è più facile supportare le istanze, le seconde hanno più eco mediatica e quindi arrivano a più persone. Ma ben più importante è l’altra evidenza riscontrata dallo studio di Bugden: le proteste “radicali” non sembrerebbero scatenare nessun tipo di rifiuto della causa climatica, come molti commentatori hanno invece sostenuto negli scorsi mesi.
Bugden non è l’unico a sostenere questa tesi. Lo psicologo cognitivo Colin Davis dell’Università di Bristol ha condotto diverse ricerche per capire se vi sia una correlazione tra l’intenzione a sostenere la causa e approvare o meno i metodi con cui si protesta. Davis si è chiesto: se disapprovo l’azione di questi Muciaccia climatici, diminuisce anche il mio interesse per la lotta alla crisi climatica? A vedere i suoi studi, no. Vale a dire che magari ritengo sbagliato il blocco della tangenziale, ma non per questo inizierò a tenere i fornelli a gas accesi. Un po’ come quando il postino ti lancia i pacchi contro la porta di casa nonostante ci sia scritto sopra FRAGILE: posso odiare il postino, e Dio solo sa quanto lo odio, ma non è che non aprirò il pacco.
O per dirla con le parole di Patrizia Guidetti, madre di Simone Ficicchia: “Non sono d'accordo con i metodi di Ultima Generazione ma sul clima siamo tutti coinvolti. Non è che se io la penso in un certo modo sarò salva e gli altri no.” Analisi lucidissima, che ha chiuso con un appello al PM: “Vi prego, fategli tagliare i capelli.”
Piacciano o meno, dicevo. Nonostante quello che ci dicono psicologia e sociologia (i Pio e Amedeo del mondo scientifico) le azioni condotte da Ultima Generazione e Just Stop Oil ci urtano. Secondo un sondaggio, il 64% degli inglesi disapprova le proteste di questi mesi. In Germania, la percentuale sale all’83%. Per questo motivo non ci dovremmo stupire che Extinction Rebellion (XR), uno dei movimenti climatici più popolari al mondo, abbia rilasciato un comunicato il 31 dicembre in cui ha annunciato che “smetteranno” temporaneamente “con le tattiche che portano agli arresti e creano divisioni”. Per un po’ di tempo il movimento darà priorità all’inclusività e alla creazione di relazioni positive, e metterà da parte le azioni di disobbedienza civile. Senza rinnegarne la funzione e anzi continuando a celebrarla. Ma, si legge nel comunicato, “un approccio necessario è dato da tattiche in continua evoluzione.” Con un occhio alla storia: i movimenti civili del Novecento ci hanno insegnato l’importanza del radical flank effect, il fenomeno per cui la presenza di una frazione più radicale aumenta il supporto del pubblico alle parti più moderate di un movimento. Perciò giusto che Ultima Generazione continui con la vernice, che Just Stop Oil continui a sedersi in mezzo alla strada, perché XR continuerà con l’inclusione e le marce pacifiche e ogni azione rinforzerà l’altra. Con tanti cari saluti ai commentatori social, a cui tanto non va mai bene niente.
E tu cosa pensi del modo di protestare di Ultima Generazione? Fammelo sapere rispondendo a questa newsletter per email o su Substack!
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
📰 Breaking le news
Il presidente di COP28 è il capo della compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti (LifeGate). I negoziati verranno svolti direttamente in Autogrill.
Mezzi pubblici quasi del tutto gratuiti: a Bari l’abbonamento costerà 20 euro all’anno (Icona Clima). Ulteriori sconti a chi regala cozze e cime di rapa al conducente.
A Milano, auto a 30 km all’ora a partire da gennaio 2024 (Rai News). Anche se mia nonna lo fa già da una ventina di anni.
La posidonia diventa bonsai per sopravvivere al cambiamento climatico (Repubblica). Correrà meno rischi, fintanto che non mi chiederete di occuparmene.
Gli oceani continuano a scaldarsi: infranto il nuovo record nel 2022 (Ansa2030). La proposta: insegnare loro esercizi di respirazione e un mindset più costruttivo.
Appennino senza neve, Bonaccini vuole i cannoni high tech per avere fiocchi artificiali anche col caldo (Repubblica). Ma i parenti gli regalano il nuovo Canta Tu.
Sudata fredda:
La metà dei ghiacciai scomparirà entro il 2100 anche restando sotto la soglia di 1.5°C degli accordi di Parigi (Le Scienze). Ma proviamo a guardare il bacino idrico mezzo pieno, dai.
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Mattia
Siete più maturi di così.
Comodamente seduto sul divano...dico che le proteste messe in atto sono il minimo che si possa fare. I commenti social mi fanno venire in mente il classico commento di mia suocera quando le previsioni meteo annunciano una possibile nevicata qua nella temperata pianura padana: "ea neve xe bea, ma la sta ben solo in montagna, qua la fa solo disagi"