Non essere venale
Ride verde chi ride ultimo - COP29 si chiude con le tasche più vuote di quello che avremmo voluto, l'aria irrespirabile in India e le mucche tassate
“È una multa, non un dramma!”
L’ha detto un controllore a un tizio beccato senza biglietto in metro, l’altro giorno. Ma è quello che ci sarebbe servito sentire dal presidente di COP29 ai delegati dei Paesi sviluppati, che non sono stati in grado di rispondere alle esigenze finanziare della crisi climatica. Motivo per cui il prossimo summit sarà tenuto direttamente in un ATM Point.
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1. Si è chiusa COP29
L’avevamo detto la settimana scorsa, l’obiettivo era fare cassa comune per proteggere la casa comune. Ma in azero le doppie si sentono poco, evidentemente, e quello che è successo è che non ci si è trovati pienamente d’accordo sull’entità del New Collective Quantified Goal (NCQG), cioè i fondi da stanziare per aiutare i Paesi più vulnerabili al clima che cambia a crescere, permettendo loro di evitare gli errori commessi dal Nord globale e di adattarsi agli eventi estremi. Si cercavano almeno 1.300 miliardi di dollari all’anno. Mercoledì, l’Occidente (quindi anche noi dell’UE) abbozzava un misero 200. I Paesi in via di sviluppo avevano chiesto: “È una battuta?” Venerdì sera, quando era chiaro che COP29 sarebbe andata lunga, la bozza ne proponeva 250.
“Spiegata fa ancora meno ridere.”
I negoziati sono andati ai supplementarissimi, ci sono stati momenti di alta tensione quando i rappresentanti dei due gruppi di nazioni più vulnerabili, i Paesi Meno Sviluppati (Lead Developed Countries) e i Piccoli stati insulari in via di sviluppo (Small Island Developing States) hanno lasciato l’aula indignati, poi momenti di fraintendimenti quando Canada e Taiwan hanno fatto altrettanto ma solo perché dovevano fare pipì, e alla fine si è arrivati a una chiusura a quel punto inaspettata: si è deciso per 300 miliardi minimi ogni anno, con un percorso per arrivare ai 1300 miliardi entro il 2035. Praticamente si è deciso di fare come quando uno organizza la colletta per fare un regalo a un amico, e non si sa bene se si vuole prendere una cazzatina da Tiger o l’Apple Watch che voleva tanto, e quindi si inizia a discutere sulle quote, e quello che dice dipende da quanto raccogliamo, e l’altro be’ tu metti quello che vuoi dare, e no io metto sulla base di quello che vogliamo spendere, e allora mettete quanto vi pare e il resto faccio io, Cristo santo oh, la prossima volta glielo faccio da solo. Che poi, speriamo almeno sia waterproof, visto l’andazzo degli oceani.
Come dobbiamo considerare questo risultato? Lo racconta il prezioso specchietto dell’Italian Climate Network, che sottolinea anche i passi indietro fatti da COP29 sul risultato dell’anno scorso a Dubai, quando per la prima volta veniva citato l’allontanamento dagli sporchi combustibili fossili. Qui, quel tipo di linguaggio è sparito. E anzi in una nota a margine aggiunta in sordina dall’Arabia Saudita è apparso: “E comunque il nero petrolio va su tutto!”
2. Una nube di smog ha ricoperto India e Pakistan
Sono state chiuse scuole, uffici ed è scattata l’emergenza medica. I fachiri si sono tappati il naso e tutti i buchini sulla schiena. È successo perché le condizioni meteorologiche hanno intrappolato sulle città i fumi dei fuochi appiccati dai contadini per eliminare le stoppie, che poi sarebbero i residui agricoli ma uso termini tecnici perché mi sto candidando per la nuova stagione de Il contadino cerca moglie. Ho sempre sognato di sposarne uno. Bruciare le stoppie è una pratica dannosa che l’agricoltura moderna ancora fatica ad abbandonare, non solo in Asia. Mio zio Peppino, per esempio, è conosciuto come il Santo Inquisitore del Gargano tanto gli piace mettere al rogo ciò che resta sui campi. Però il suo pollo tikka masala è una vera bomba.
Le misurazioni di IQAir, la stessa società che spesso viene citata per dire quanto sia tossica l’aria di Milano con tutto quel PM10, quel PM2.5 e quell’ossessione per il fatturato, indicano che l’inquinamento a Nuova Delhi ha toccato livelli 60 volte più elevati dei limiti suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Come era successo a Milano, però, il sindaco della capitale indiana ha minimizzato: “Ma no, non è smog, sono solo le spezie che usiamo...”
3. La prima tassa sulle mucche verrà istituita in Danimarca
Lo scopo è di ridurre le enormi quantità di gas metano che i bovini producono tramite la digestione e il letame, una fonte di inquinamento dell’atmosfera che conta per il 32% dei gas serra totali dell’agricoltura e il 100% delle risate. Perché chiunque abbia studiato un po’ di scienza dell’atmosfera sa che rutti e scoregge fanno sempre ridere.
Gli agricoltori danesi ora pagheranno per questo inquinamento. Si andrà dai circa 34 euro a tonnellata di metano emessa nei primi anni di applicazione, fino ad arrivare ai quasi 100 euro nel 2035. Ma uno sconto sarà applicato alle vacche che metteranno lo zoccolo davanti alla bocca.
A chi sta per partire con “è l’ennesima follia dell’ideologia green di Bruxelles” dico subito: non mettiamo il carro davanti ai buoi. Anche perché non è Euro 6. La decisione arriva dall’accordo comune tra politica, settore agricolo e associazioni ambientaliste e fa parte del percorso intrapreso dalla Danimarca per raggiungere il taglio delle emissioni del 70% rispetto ai livelli del 1990. Una tassazione di questo tipo è la prima di sempre, se non contiamo le preghiere imposte dalle suore nella mia scuola materna come punizione per chi sganciava durante il riposino. Ma almeno loro applicavano un’aliquota scaglionata su base ISEE. In Danimarca, la “flatulence tax” (anche detta “tassa è-tutta-salute”) sarà anche un modo per incentivare il recupero di grosse fette di terra da ripristinare come habitat naturali preziosissimi, tipo le torbiere. La sfida resta quindi una sola: insegnare alle mucche come si compila il 730 online.
Eh sì, e poi?
A proposito di metano, nuove immagini da MethaneSAT, il satellite che lo vede dallo spazio, mostrano le enormi perdite scaturite dalle infrastrutture dell’Oil&Gas (MethaneSAT | Pianeta2030). Sono molto più elevate di quelle dichiarate dall’industria del fossile, che mente sull’entità delle proprie fuoriuscite di gas. “Ve l’avevo detto che non ero stato io!” ha commentato soddisfatto il ragionier Bollani, accusato ingiustamente dalla Big Oil l’altra mattina in ascensore.
Uragani atlantici più intensi a causa del cambiamento climatico (Icona Clima). Netflix già si sfrega le mani: dopo il seguitissimo incontro di boxe Paul vs Tyson, tutto pronto per Trump vs Atmosfera.
Un italiano su tre non sa che gli alberi assorbono CO2 (Green&Blue). Becera ignoranza o educatissima discrezione?
Crisi idrica, dopo mesi di razionamenti in Basilicata dai rubinetti sgorga l’acqua del fiume Basento (LifeGate). I cittadini si dicono contenti di avere nuovamente l’acqua, tuttavia trovano fastidioso doverla filtrare dai girini tutte le volte.
Sudata fredda
Approvata la riforma del codice della strada che minimizza le cause delle morti e degli incidenti gravi (Greenkiesta). Le associazioni delle famiglie delle vittime sulla strada accusano il governo di non dare ascolto alle loro istanze. Ma Salvini risponde: “Ascoltare abbiamo ascoltato. È che non abbiamo capito!”
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You say the ocean is rising like I give a shit
you say the whole world is ending, honey it already did
È il 2020. Un Trump al quarto anno di presidenza sta sotto con l’idrossiclorochina mentre il mondo si rifugia dal sintomo più nuovo della crisi ecologica, una pandemia globale partita da un eccessivo contatto tra uomo e pipistrelli – e pensare che poteva nascerne un Batman! Invece niente, fu zoonosi. In quarantena, Bo Burnham inizia a lavorare su uno special comico che pubblicherà su Netflix l’anno dopo. Si intitola Inside. Un concentrato di satira, zeppo di riferimenti ai disastri ambientali, all’oceano che si innalza, alle crisi sociali che ne derivano (due brani su tutti: Comedy e That Funny Feeling). E poi in All Eyes On Me ci regala questo: “Dici che l’oceano si sta alzando, come se me ne fregasse qualcosa / Dici che l’intero mondo sta finendo, piccola, è già successo.” La chiave di lettura perfetta per capire come mai, 4 anni dopo, ci ritroviamo con una COP inconcludente e Trump pronto al suo secondo mandato. Siamo impauriti, ma troppo stanchi delle nostre paure. Chissà, nel 2028 magari avremo una nuova pandemia, in un mondo molto più estremo, caldo, alluvionato, antropizzato, e allora sì che avremo la forza di reagire. Oppure chissà, magari questa volta ne uscirà davvero un Batman. Possibilmente cinese.
👉 E tu hai film, serie TV, romanzi, canzoni che fanno riferimenti gustosi a clima e ambiente? Segnalameli e li inserisco settimana prossima!
Ciao, io sono Mattia Iannantuoni e questa è la fine di Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale.
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Alla prossima settimana!
Mattia