Perché attraversiamo sulle strisce?
Ride verde chi ride ultimo - Se vieni investito, non è colpa tua. O almeno, prima non lo era
Come mai Timothée Chalamet è arrivato sul red carpet di Londra con una bici elettrica del servizio di bikesharing Lime? È che con il nuovo codice della strada di Salvini, prendere un monopattino sarebbe stato troppo complicato.
Rieccoci! Puntata a tema sicurezza e spazi urbani. Chiediamoci: di chi dovrebbe essere la strada? Delle persone o delle auto? E perché allora tocca sempre a noi portarla a karate, il mercoledì pomeriggio?
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📰 BREAKING le NEWS🌍
Un'influencer napoletana visita Roccaraso in Abruzzo e la località viene invasa da migliaia di turisti in un solo weekend (SkyTG24). Donald Trump minaccia: “Pronti a regalarle un’experience in Groenlandia”
E intanto, il Presidente degli Stati Uniti telefona alla premier della Danimarca per insistere sull’ottenimento della Groenlandia (RaiNews). La prova definitiva che iscrivere il proprio numero al Registro pubblico delle opposizioni non serve a nulla.
Patti Smith è svenuta mentre leggeva un suo testo sulla crisi climatica durante un’esibizione in Brasile (The Guardian). Tornata sul palco in sedia a rotelle per scusarsi coi fan, ha spiegato: “Ultimamente sono fusa…”
Panico nei mercati azionari: la nuova AI cinese DeepSeek è intelligente come quelle americane ma impiega molta meno energia per imparare (Greenkiesta). Le aziende del fossile e del nucleare, che si stavano già preparando a lucrare sulla fame energetica di questa tecnologia, corrono ai ripari e fanno subito cambiare classe a OpenAI.
Trovato vomito fossilizzato di 66 milioni di anni fa (ilPost). Sarà la prova che anche ai dinosauri piaceva spaccarsi, il sabato sera?
Licenziato perché non voleva prendere l’aereo, il ricercatore italiano Gianluca Grimalda ora viene risarcito: «Donerò 75 mila euro per il clima» (Open). “Però dovete venire a prenderveli a piedi!”
Nuova Tari: pagherai in base a quanti rifiuti produci (Adkronos). Boom di vendite in Italia per i bidoni dell’immondizia che si aprono solo con riconoscimento facciale del proprietario di casa.
L’incoraggiante aumento della biodiversità nei prati milanesi con l’erba alta (Greenkiesta). Ma non mancano le proteste: “Ormai solo i ricchi si possono permettere l’affitto di un fungo al Parco Sempione!” ha scritto su X Grande Puffo.
Le tre vittorie per l’Ambiente di questa settimana (News dal pianeta terra). Che si qualifica così ai playoff di Champions League.
SUDATA FREDDA
Roma, Napoli, Milano e Genova tra le città europee che rischiano più decessi per le temperature estreme (Lifegate). Esultano i nazionalisti: “Finalmente primi tra le potenze internazionali.”
Il Ministero delle Camminate Sciocche
Tre settimane fa, dopo aver fatto infuriare associazioni e cittadini, la Regione Lombardia ha ritirato la sua campagna sulla sicurezza stradale con una brusca e improvvisa retromarcia. Esacerbando così i malumori.
Il problema era il messaggio attorno cui era stata costruita e che sostanzialmente chiedeva ai cittadini di smetterla di farsi investire, anche perché il sangue macchia e lavarlo via dall’asfalto è una faticaccia. In un post sui social sosteneva che “molti di noi danno per scontato di avere la precedenza”, con quel tono di chi usa noi ma intende sai benissimo che sto parlando di te, vero o no, Gianluca? In un video pubblicato e poi rimosso da YouTube, suggeriva invece a chi gira in bici di “assicurarsi che le portiere delle auto parcheggiate non si aprano all’improvviso”. Se non è arrivata a chiedere di non indossare mantelli dell’invisibilità sotto il casco, è per mero buonsenso: le ruote dei tir non hanno mica l’occhio di Alastor Moody! Almeno finché non passa la direttiva sull’obbligo di sensori ad angolo magico a Bruxelles.
La campagna era stata sviluppata all’interno di un progetto dal nome “In Lombardia la sicurezza stradale è al primo posto”, che solo poi si è scoperto essere per disabili. Per la co-progettazione, 160 mila euro sono finiti nel cruscotto dell’ACI (Automobile Club d’Italia), a cui è bastato guardare a destra per avere la precedenza. Il messaggio infatti era pienamente coerente con la generica politica infrastrutturale del ministro Matteo Salvini. Lo stesso che sventola risultati inconfutabilmente falsi per settimane mentre tace su quelli incoraggianti (e reali) dei modelli che demonizza, tipo Bologna Città 30 – che in 1 anno di implementazione ha già comportato decessi dimezzati, meno incidenti e nessun pedone morto come non succedeva dal 1991; al che Salvini ha risposto: “Sì, ma i tortellini all’epoca avevano tutto un altro sapore…” Lo stesso, che nel definire le nuove regole della strada, ha ignorato tanto la voce delle associazioni di chi lì ci è morto quanto le statistiche ISTAT che spiegano coi numeri le vere cause della pericolosità delle strade, cioè la velocità eccessiva, le auto come imperativo di mobilità, i SUV enormi e la gente enormemente distratta al volante. Lo stesso, insomma, da cui poteva emergere solo e soltanto questa conclusione: se ti mettono sotto, è colpa tua. Tu che usi i piedi per spostarti, come un selvaggio dell’indopacifico. Tu mutilato di quattro ruote, che a volte te ne restano due ma sono quelle del monopattino e allora favorisca casco, targa, assicurazione, porto d’armi e permesso di soggiorno. Tu che sei un incosciente, un distratto, un disoccupato, se pensi di andare a piedi, tu che dai sù, l’auto ti ha appena toccato, che esagerato, che tuffatore da Serie A, al posto dell’ambulanza dovrebbe intervenire il VAR e il cartellino giallo per simulazione. La colpa è tua che vieni investito, se vieni investito. Questo succede nel nostro Paese oggi: victim blaming sulle vittime della strada. Siamo a una tirata di freno da:
“Se muori in bicicletta, forse non dovevi uscire vestito così.”
Questa storia diventa ancora più grottesca quando scopri che non è nemmeno originale, ma solo una brutta copia di quanto è successo negli Stati Uniti negli anni Venti del Novecento. Come un Bobby Solo in ritardo di cento anni rispetto a Elvis Presley. Esattamente un secolo fa, infatti, le città degli Stati Uniti stavano vivendo una profonda crisi: un’epidemia di nuove vetture metalliche stava iniziando a sfrecciare per le strade e le persone, poco avvezze a questa specie aliena e di lì a poco invasiva, finivano investite a migliaia. In particolare, bambini e anziani: i primi cresciuti da mamme che, senza TikTok, PlayStation o cartoni sconci potevano solo spedirli a giocare in strada fino a tarda sera; i secondi, vista l’età e il calo di diottrie, che non capivano come mai ci fossero dei cavalli di ferro che non si fermavano davanti agli ostacoli umani, nemmeno se portavi bieta e carote nei calzoni. Nel 1923, negli USA si registravano 16.000 morti per investimento e la questione iniziava a infastidire i cittadini. Per non dire i cavalli, che si sentivano profondamente offesi da certe illazioni. Il presidente USA dell’epoca, Calvin Coolridge, incaricò allora il suo Segretario del Commercio Herbert Hoover di risolverla. Hoover (che sarebbe stato il presidente della Grande Depressione, e magari ci fosse caduto prima) pensò di non coinvolgere i pedoni nella ricerca di una soluzione, impegnati come erano a schivare bolidi mortali, e di chiedere invece aiuto alle case automobilistiche direttamente. Mandò a chiamarle 16 garzoni, ne tornarono soltanto 3. Ma tanto bastò perché, di lì a qualche anno, un nuovo regolamento urbano venisse applicato su tutto il territorio nazionale. Il regolamento stabiliva che la strada diventava ora lo spazio principalmente dedicato alle vetture, mentre alle persone restavano marciapiedi e attraversamenti agli incroci. “E le rotonde, ma solo nei weekend dispari.”
Si pose però un grosso ostacolo: come convincere le persone di una cosa tanto assurda, cioè che la strada non era più roba loro? Del resto, per l’intera storia delle città, era stata il luogo in cui camminare, parlare, commerciare, annunciare, incontrare, ghigliottinare, stare. In strada, Dante fece per la prima volta cat-calling a Beatrice. In strada, le persone diventavano cittadinanza. Come avrebbero potuto mai rinunciarvi? La confusione era la stessa di un cane che non capisce come mai gli stai chiedendo di scendere dal letto, che devi andare a dormire. Allora l’industria delle automobili ebbe l’idea: se non riusciamo a fare rispettare la regola, possiamo provare a ridicolizzare chiunque non la rispetti. Lo stesso motivo per cui il mio Instagram è pieno di video di cani che reagiscono in modo buffo alle sgridate dei padroni.
Fu un’azione di controllo della narrativa feroce che impiegò estesi sforzi di marketing, collaborazione con giornali e coinvolse perfino le scuole. Uno dei traguardi fu popolarizzare il termine “jaywalking” come modo di definire l’attraversamento casuale della strada. La parola nasce dall’unione di jay, all’epoca zoticone, provincialotto, villico, burino, e walking, camminare, che a sua volta deriva da moon-walking, ma in avanti e senza Michael Jackson. Attraversare “fuori dalle strisce” diventava quindi sinonimo di camminare come i campagnoli, quelle poche volte che si ritrovavano in città. Campagnoli stupidotti e retrogradi, che non sanno che in strada, nelle città con l’accento sulla a, sfrecciano veloci e orgogliose le auto, simbolo del progresso e dell’ingegno. E se attraversi dove capita e vieni colpito, forse è meglio che chiedi scusa al progresso e all’ingegno, e te ne torni alle tue mucche, a tua moglie-cugina e ai tuoi figli-nipoti. Sempre che tu riesca ancora a muoverti.
Per fare mettere radici a questa nuova espressione, le associazioni dei carmaker finanziarono lo sviluppo di filmini pubblicitari distribuiti in tutti gli States. Organizzarono dimostrazioni pubbliche in cui clown professionisti si facevano investire dalle auto. Addirittura, inviarono un patto da fare firmare agli studenti delle scuole perché si impegnassero solennemente a non attraversare mai e poi mai dove non consentito. E possibilmente, a non scegliere la carriera da clown.
È quindi con il victim blaming che le strade USA divennero proprietà dell’automobile.
E ora il Capitano e la Regione Lombardia provano ad emulare. Riusciranno a ridicolizzare le vittime della strada allo stesso modo? A Paperissimizzare la mobilità urbana italiana? Speriamo solo non vedano mai questo sketch dei Monty Python:
🎲 Sosteniquiz!
💭 La soluzione nella prossima puntata, non mancate!
🍿 Un pop di clima qua?
Ho aspettato a parlarvene, ma è stata la mia serie rivelazione del 2024. Si chiama The Bad Guy, è italiana ma poco italiana, e sul perché pochi di voi la conoscano sono stati scritti articoli su articoli, che probabilmente sono stati letti altrettanto, o meglio altreppoco, che la serie. Resta una bomba originale, avvincente, divertente, cruda. Oso: è la BreakingBad italiana. E ok, ma perché ne parlo qui? Perché è ambientata in una Sicilia difficile, con un ponte sullo Stretto già costruito e… ehm, no spoiler. E qui troviamo anche un personaggio, Domenico “Domingo” Cuore, mafioso sì ma GenZ, che ci appare a bordo di una macchinina elettrica e immediatamente spiega al protagonista (Luigi Lo Cascio) che bisogna sempre pensare all’ambiente. Perché anche la criminalità organizzata può essere green, a conferma che non è questione di tecnologia ma di volontà e consapevolezza.
Ah, nella serie c’è un ruolo di riguardo per le orche: un omaggio a DeepSeek?
👉E tu hai film, serie TV, romanzi, canzoni che fanno riferimenti gustosi a clima e ambiente? Segnalameli e li proporrò nella prossima puntata!
Ciao, io sono Mattia Iannantuoni e questa è la fine di Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale.
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Puntatona! Grazie Mattia, anche per il video al Ministero delle camminate strambe, che ogni volta che lo rivedo mi sembra di ridere sempre di più. Ah, "The bad guy" proprio mi mancava: segnato.