Un ultimo tuffo
Ride verde chi ride ultimo, la rassegna di riflessioni, notizie e pensieri comici sulla crisi climatica e ambientale
“Eh, ormai è finita l’estate”
Nel precedente episodio, prima della pausa che mi sono preso la settimana scorsa*, dicevamo che in agosto mettiamo un cartello fuori con scritto CHIUSO PER FERIE e abbassiamo la saracinesca sul Mondo e sui suoi rumori. Nel momento stesso in cui realizziamo che stiamo per ritornare alla vita di sempre, però, ecco che la saracinesca si solleva di una decina di centimetri. Qualcosa di più inizia a filtrare, il suono si intensifica, si accodano i clienti.
Scopriamo, per esempio, che mentre stavamo seppellendo sotto la sabbia la Settimana Enigmistica sui cui rebus si riversa lo scempio delle nostre capacità intellettive, pietre con incisi terribili messaggi di fame e carestia riemergevano dai fiumi in secca. Uno di questi riporta addirittura la ricetta maledetta delle pennette alla vodka.

La siccità era lì a luglio e qua la ritroviamo. La peggiore in Europa degli ultimi 500 anni, secondo uno studio appena sfornato. Ora che sappiamo che è peggio di ogni altra siccità dal 1522 ad oggi, posso finalmente dirlo: ho una cazzo di sete.
Qualcos’altro di nuovo c’è. I media, dopo vent’anni in cui si sono guardati le unghie fischiettando disinteressati, hanno iniziato a prestare attenzione agli effetti più estremi della crisi climatica. Ne ha scritto Tommaso Perrone su Il Climatariano. Il fatto che i media si siano tuffati a parlare di eventi metereologici estremi è una cosa positiva, ma “si sono dimenticati di una cosa importante, forse la più importante, ovvero comunicare questi eventi drammatici nel modo corretto per far capire a lettori e telespettatori che dietro a questi eventi ci sono cause ben precise e – alle volte – anche colpevoli colti in “flagranza di reato”. Non si può pensare di raccontare il distacco di un ghiacciaio sulle Alpi o una tempesta tropicale nel Mediterraneo come fossero storie di cronaca nera, dimenticandosi poi di “svelare” il responsabile.” L’ho detto altre volte, io non sono un grande amante dei gialli (e lo scrivo a bassa voce perché attualmente mi trovo nelle terre del commissario Montalbano), ma sono sicuro che se un detective si fermasse al resoconto fatto male dei fatti di un omicidio, non avrebbe un grande successo:
“Signori, la vittima è morta di coltellate” sentenziò l’ispettore Mioponi scrutando le tante ferite riportate dalla donna, la lama insanguinata abbandonata ai suoi piedi.
“Insomma, puntellata. Sbudellata. Zac zac.”
Davanti all’evidente mancanza di entusiasmo da parte del commissario e degli altri agenti, l’ispettore fece spallucce e decise di andarsi a prendere una bella granita.
FIN
Ci vorrà una vera botta di fortuna per sentire anche i rappresentanti politici parlare di clima con cognizione di causa, nelle prossime settimane. Perché si avvicinano le prime elezioni climatiche della nostra vita, esplose in estate come un incendio doloso, e i suoi protagonisti, non volendo forse incorrere negli stessi errori dei giornalisti che parlano male di crisi climatica, momentaneamente evitano proprio di farlo. Qualcuno emette un “transizione ecologica” di tanto in tanto, ma è solo meteorismo.

L’ultima settimana di agosto è come quando la gente inizia ad abbandonare una festa. Rimangono un po’ di patatine ormai gommose, un mare di bicchieri usati, volti che non trattengono gli sbadigli. Nessuno più dà retta alle hit che si trascinano, imbarazzate per il ritardo, nella coda di Spotify. Ma io ho sempre odiato chi, scavallato Ferragosto, commentava: “Eh, ormai l’estate è finita.” No, dicevo, non è finita! Non è troppo tardi, possiamo ancora godercela! È ancora agosto, santi numi… e lo penso anche oggi. Non è finita, no! Lì dove la pelle non si è ancora staccata del tutto, il colore è caramello. Là dove la coda di Spotify non si è ancora fermata del tutto, la canzone è Caramello.
Questa puntata di Ride verde chi ride ultimo è ancora un ultimo tuffo.
*Se vi siete chiesti dove fossi la settimana scorsa, meritate una risposta onesta. Sono stato impegnato nella pericolosa ricerca di sei oggetti che custodiscono frammenti dell’anima del mio nemico mortale. Ma non preoccupatevi, è stata un successo: erano tutti e sei nella borsa della spiaggia, dietro le infradito.
Via con la rassegna di notizie lievemente riadattate.
Breaking le news
Nel deserto della California i puma salvano le zone umide dagli asini invasivi (Repubblica). Già mangiati 28 americani medi e qualche turista tedesco.
Un modifica dell'anticiclone delle Azzorre causa la siccità che affligge l'Europa (Repubblica). La colpa è ufficialmente dei portoghesi e della loro passione per il merluzzo essiccato.
Fori nei serbatoi delle auto per rubare il carburante, a Torino scatta l’allarme (Corriere). Ma si scopre essere parte del lungimirante piano del Governo per diversificare il nostro mix energetico.
Fuorilegge il 32% delle acque di mare e laghi (Ansa2030). Il comando della Polizia giustifica così la mancanza di provvedimenti: “Stiamo ancora cercando un modo per ammanettarle.”
La modella ventenne Ellie Jolliffe si converte alla sostenibilità dopo aver visto finire in discarica tonnellate di abiti invenduti nei negozi (BBC). Meno fortunata una sua collega, la cui finestra affacciava su una chiesa di Scientology. Entrata nella setta, aspetta ora di conoscere Tom Cruise.
La Cina sta vivendo l’ondata di caldo più intensa ed estesa mai registrata prima (Lifegate). Strano, io ho provato ad addentare uno dei loro involtini primavera appena fritto, la scottatura peggiore degli ultimi 30 anni.
Anche nella Russia Europea la situazione roghi potrebbe peggiorare, ha detto Putin (Reuters). La comunità scientifica interdetta, non capisce se il Presidente russo la stia finalmente ascoltando o semplicemente minacciando.
La Francia offre fino a 4mila euro a chi rottama l'auto per una bici elettrica (Wired). Mille sarebbero per la bici, il resto per il coraggio.
Spagna, telecamere obbligatorie nei macelli per garantire il benessere animale (Lifegate). Prima di essere uccisi, potranno andare in onda sulla TV nazionale e godersi 15 minuti di gloria.
Sudata fredda
Elezioni: da 15 ong il manifesto "Anche gli animali votano" (Ansa2030). Italexit, purtroppo.
Questa settimana vi propongo un po’ di romanticismo estivo.
Sapore di sale
Il roboante odore delle onde si infrangeva qualche metro sotto di noi, un vento caldo accarezzava la nostra pelle indorata dagli ultimi raggi di un sole intenso. Eppure, nulla più esisteva per me.
Nulla, tranne i suoi occhi verdi. Due sfere lussureggianti e pluviali che mi riportavano alla mente fugaci memorie di banani piantati su Treedom come regalo ai parenti. Nulla, se non quelle due foreste amazzoniche che mi fissavano dalla cima di una montagna di promesse che avevamo scalato per tre giorni, perché tanti erano passati dal nostro primo incontro, e ora eravamo lì, conquistadores di quel momento magico, partecipanti di una conferenza a due parti, prima sconosciute, poi alleate, infine desiderose l’una dell’altra. Quanto rischiosa era stata la nostra scalata, tra i ghiacciai instabili per le prospettive di ciò che sarebbe stato l’indomani, la separazione, io di nuovo tra la siccità, lei di nuovo tra le tormente che sradicavano gli alberi, con la stessa veemenza con cui lei aveva sradicato ogni mia difesa. Le nostre caviglie si sfioravano con sfrontatezza, duellanti da qualche ora, specie aliene che si invadevano reciprocamente gli habitat. Se il telo che avevamo steso sotto i nostri corpi doveva ripararci dalla roccia bagnata, lì su quella scogliera, ora il suo uso era totalmente cambiato: sarebbe stato di lì a qualche istante il tappeto a zero emissioni su cui avremmo sorvolato tempo e spazio.
Con curiosità da uomo di scienza, osservai le dolci curve delle sue labbra, un’area naturale protetta che tanto avevo sognato di esplorare, ma che soltanto ora accettava visite guidate. C’eravamo, pensai, era quello il momento, e per un attimo il mio palato si desertificò. Poi d’improvviso il senso dei suoi pensieri esplose davanti a me, così esplicito da farmi sorridere.
“Riforestami” cantava la sua musica, “riforestami.”
Senza perdere un istante di più, mi fiondai tra le sue labbra. Le sue, le mie, le mie, le sue, un net-zero perfetto di morbida anatomia. Labbra dolci eppure sapide, così sapide, un cuneo salino, la mia lingua l’Adriatico, la sua il Po. Una tempesta di baci sconquassò i nostri corpi sempre più uniti, bruciati da un incendio di passione, doloso, criminale, selvaggio. Carezze si trasformarono in graffi, labbra in denti, nasi in bollette gas e luce. Per un breve istante, ma che ci parve l’eterno, riaffiorammo per riprendere fiato, disperati come balenottere nel baccano di un parco eolico offshore. I suoi occhi enormi, spalancati, grandinarono sul mio viso come palle da biliardo, ed io sentii l’anima fondere. Le dissi:
“Adoro i tuoi capelli increspati dal vento”
“No body shaming pls”
“Mi fai sentire come quella calda estate del 2003”
“Il clima è già cambiato in passato”
“Hai un effetto su di me…”
“Serra?”
“Ascolta le mie parole”
Le strinsi la mano e le inchiodai gli occhi dritti nell’anima.
“Quale nome potremmo mai dare a questo medicane di sentimenti e di emozioni?”
“È forse maltempo di passione?”
“No, non nascondiamoci più dietro etichette vuote. Niente più “trombe di sensazioni”, niente più “bombe d’attrazione”, lasciamo queste etichette ai giornalisti che non hanno mai capito cos’è l’amore. Facciamo giustizia a quello che siamo, riprendiamoci quello che è nuostro. Urliamolo al mondo con tutta l’evidenza di una peer review. Urliamolo ora, tu, io, qui e per sempre: è la crisi climatica-- ”
“La crisi climatica dei nostri cuori!”
Ci fiondammo nuovamente l’uno nell’altra, catturandoci come carbonio nelle torbiere, scambiandoci pezzi, ribaltando le previsioni, le nostre dita radici e ife che tessevano una micorriza di affetto planetario, le nostre gambe coralli che quella notte non sarebbero sbiancati.
…
Il giorno dopo, su quella scogliera, mi ritrovai solo. Lei era partita, scomparsa all’orizzonte e diretta altrove, come un carico di plastica che qualcuno avrebbe riciclato, chissà dove, chissà quando. Scrutai la linea tra mare e cielo con malinconia. Già sapevo. Dopo aver mitigato il dolore dell’addio, dopo aver contenuto l’isola dei magoni nel Pacifico del nostro cuore, ci saremmo adattati. Sarebbe arrivato l’autunno, avremmo piantato nuovi alberi e installato nuovi pannelli romantici, a compensare il ricordo di quella passione anomala, una passione come mai negli ultimi cinquecento anni. Il mare intorno a me sembrava già più alto, più vicino a cancellare l’orma del nostro incontro, forse anche il ricordo. Cosa avrei trovato l’anno successivo, su questo scoglio? Avrebbe fatto più caldo di quest’estate? La mia dolce lei, giovane specie a rischio, ci sarebbe stata ancora? E il nostro amore, soprattutto, il nostro amore così nuovo e forte, così globale, si sarebbe dimostrato una forza rinnovabile? O si sarebbe tramutato in muto fossile?
Siccome siamo nel pieno delle prime elezioni climatiche della nostra vita, ho pensato di condividere ogni settimana un consiglio per affrontare le prossime elezioni.
Consigli elettorali climatici
Se sei un attivista, staccati da quel museo e vai a votare. Ma ricorda: tracce di colla sulla scheda elettorale potrebbero renderla nulla, lava bene le mani prima di recarti al seggio.
Lo sponsor della settimana
La puntata di oggi è presentata da:
ASFALTOP, il materiale ecologico per asfaltare sui social!
Hey tu, influencer! Ti capita spesso di vedere sui social utenti che supportano i propri creator preferiti commentando “asfaltato!!” sotto ogni post? Vorresti avere lo stesso supporto dalla tua community? Compra ASFALTOP, il materiale super sostenibile per asfaltare le posizioni dei tuoi oppositori. Con ASFALTOP non dovrai più sudare sette camicie per spiegare le tue posizioni e commentare le tesi degli altri! Ti basterà applicare ASFALTOP sullo schermo o sulla tastiera del tuo dispositivo e lasciarlo riposare, e dopo soli 30 minuti inizierai a vedere i commenti “asfaltato!!!” sbocciare ovunque. È davvero così semplice! ASFALTOP è fatto al 100% di opinioni riciclate e frasi già sentite.
ASFALTOP, perché chi non discute farà strada!
Annuncio: nuovo video!
Chi mi segue altrove sa che oltre a Ride verde chi ride ultimo racconto storie di clima, biodiversità e sviluppo sostenibile anche su Instagram e YouTube. Giusto questa settimana è uscito un mio nuovo reportage sul suolo. Ho preso la videocamera e con un team di bravissimi ricercatori dell’Università di Milano siamo andati a caccia di carbonio nel suolo. Ecco come è andata:
Questo era Ride verde chi ride ultimo! Se ti è piaciuto, fammelo sapere rispondendo alla mail o scrivendomi su Instagram. Se ti ha fatto ridere, iscriviti (è gratis!) e condividilo con amici e parenti, te ne sarò eternamente grato :)
A presto!
Mattia